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L´Egitto è nel caos. Politico ma non solo. Mentre i manifestanti invadono di nuovo piazza Tahrir per le proteste contro il decreto che attribuisce più poteri al presidente della Repubblica, l´economia egiziana crolla. E a salvarla è niente meno che il Fondo monetario internazionale. Lo scorso 20 novembre il Fmi ha annunciato l´accordo con il governo di Mohammed Morsi per la concessione di un prestito di 4,8 miliardi di dollari. L´erogazione sarà fatta in tre parti con un tasso agevolato del 1,06% e la prima quota dovrebbe essere versata, se tutto va bene, il 18 dicembre.

Dal 1993 l´Egitto non chiede aiuto al Fmi ma questa volta lo scenario economico è critico: nel 2012 si è registrato un rallentamento del Pil superiore al 2%, mentre l´inflazione ha raggiunto il 13%. Il tasso di disoccupazione è salito al 12% (con il 25% nella fascia giovanile) e le riserve straniere sono precipitate a 15 miliardi di dollari (dai 36,2 miliardi di dollari del dicembre 2010). Circa il 40% della popolazione è povera e il debito estero è condannato ad aumentare.

L´aiuto internazionale
In una conversazione telefonica con Formiche.net, Giuseppe Dentice, ricercatore dell´Istituto di studi di politica internazionale (Ispi), spiega che l´aiuto del Fondo monetario internazionale è stata una prova di fiducia verso il governo di Morsi, che è riuscito a raggiungere una forte e positiva immagine internazionale : “Questo accadeva prima della vicenda diplomatica con Gaza, dove Morsi non ha voluto sbilanciarsi. Il giro nei Paesi del Golfo, quella prima visita di Morsi come presidente in Arabia saudita e nel Qatar, era una ricerca di fondi per provare a recuperare le gravi condizioni economiche in cui si trova l´Egitto”.

A salvare l´economia egiziana non sarà solo il Fondo monetario internazionale ma anche l´Unione europea, che dovrebbe erogare 3,5 miliardi di euro attraverso la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers). Anche il Consiglio di cooperazione del Golfo ha promesso circa 18 miliardi di dollari mentre altri 20 miliardi dovrebbero arrivare dai Paesi del G8. Da parte sua, il presidente americano Barack Obama aveva cancellato parte del debito estero egiziano nei confronti di Washington: circa 1,3 miliardi di dollari.

Tutto dipende dal referendum
Non a caso il giorno dopo l´annuncio del decreto di Morsi l´Unione europea, Barack Obama e Hillary Clinton hanno manifestato le loro perplessità. Di fronte alla situazione di instabilità politica, i prestiti all´Egitto potrebbero essere condizionati. Secondo Dentice “la prova finale sarà il 15 dicembre, il giorno del referendum. Morsi si è reso disponibile a promuovere una Costituente nel caso il progetto di Costituzione venisse bocciato. Ma solo il 19 dicembre sapremmo come rimarranno le condizioni del prestito del Fondo monetario internazionale”.

Esplosione sociale
Secondo Dentice, nel caso i prestiti non fossero concessi, i sussidi finanziari del grano e i carburanti non potranno essere coperti per la mancanza di soldi nella cassa dello Stato. La situazione economica peggiorerebbe nel breve periodo e l´esplosione sociale sarebbe imminente, con il conseguente degrado della situazione politica. Ed è un cane che si morde la coda perché per risollevarsi economicamente l´Egitto ha bisogno di capitali stranieri ma in un ambiente così traballante nessuno si avventura a investire.   Per il ricercatore “è risaputo però che i processi di transizione democratica sono lunghi e difficili e la chiave rimane l´apertura al dialogo con tutte le forze politiche. Sappiamo cosa vogliono i Fratelli musulmani ma resta scoprire qual è la controproposta al modello islamico”.

In Egitto la crisi è pure economica

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