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Già messo in grave difficoltà dalla crisi economica e dalle aspirazioni di indipendenza della Catalogna, il Partido popular (Pp) del premier spagnolo Mariano Rajoy è stato travolto nei giorni scorsi da uno scandalo di tangenti e corruzione che ha provocato l’indignazione popolare. Dopo giorni di indiscrezioni sulle bustarelle pagate per anni dall’ex tesoriere del partito, Luis Barcenas, a decine di funzionari del partito e sui suoi conti in Svizzera, oggi Rajoy ha annunciato “un’indagine interna approfondita che sarà sottoposta a un controllo esterno” di tutta la contabilità del partito addirittura dal suo anno di nascita, il 1989.

Il capo del governo spagnolo ha anticipato l’audizione in Parlamento del ministro delle Finanze, Cristobal Montoro, per dare informazioni sui conti dell’ex tesoriere, e ha anche annunciato querele contro tutti coloro che diffameranno il partito. Le prime minacce di questo tipo sono arrivate in diretta durante una trasmissione di TeleCinco, “El Gran Debate”, con un sms al conduttore da parte della responsabile della comunicazione del partito, che annunciava azioni appropriate.

Una mossa che ha suscitato le proteste dei partecipanti al talk show, che hanno invitato il partito a querelare l’ex tesoriere e non la stampa, ma che mostra anche come il Pp sia rimasto traumatizzato da quello che percepisce come “fuoco amico” nei media: sia TeleCinco (del gruppo Mediaset) che soprattutto il giornale di destra “El Mundo”, quotidiano che ha fatto scoppiare lo scandalo nei giorni scorsi, sono infatti considerati vicini al Partito della destra postfranchista che attualmente governa la Spagna.

Rajoy ha incaricato dell’indagine interna Carmen Navarro, nuova tesoriera dalla scorsa primavera e che non ha mai lavorato con Barcenas. Secondo El Mundo, Rajoy – che guida il partito dal 2004 – non sarebbe coinvolto nello scandalo direttamente, nel senso che avrebbe mai ricevuto soldi, e avrebbe ordinato di mettere fine alla pratica nel 2009.

Tuttavia, lo scandalo tuttavia è devastante per il partito del premier, dato che mette in piena luce la presenza di un’ala corrotta che aveva instaurato un sistema di tangenti: i pagamenti in nero ai funzionari erano di 5 mila / 15 mila euro al mese e provenivano in gran parte da aziende private, soprattutto nel settore delle costruzioni, per anni motore del “boom” spagnolo e della bolla speculativa ad esso collegata.

Ma non solo, fra le indiscrezioni rivelate dalla stampa c’è anche l’esistenza di conti in Svizzera dello stesso Barcenas e altri dirigenti, per un totale di 22 milioni di euro. Ieri è emerso che Barcenas possiede assieme a un altro ex tesoriere del partito un latifondo d9 30.000 ettari in Argentina.

Dettagli capaci di far tornare in piazza gli spagnoli – come è successo nei giorni scorsi – a gridare la propria rabbia, indignati e offesi dalla tracotanza dei loro dirigenti politici: ad aggravare le cose infatti c’è il fatto che la crisi stia facendo precipitare parte della classe media verso la povertà, con una disoccupazione giunta ormai oltre il 26% (sei milioni di disoccupati) e oltre il 50% fra i giovani, mentre decine di migliaia di sfratti vengono eseguiti ogni trimestre. Impiegati e funzionari pubblici, e gran parte di quelli privati che ancora hanno un lavoro hanno subito negli ultimi due anni pesanti tagli ai loro salari, e si sentono umiliati dalla notizia che gli alti papaveri del Pp si attribuivano grazie alla corruzione bonus di migliaia di euro al mese.

La mossa di Rajoy

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