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I rapporti con la Cina non sono un gioco. E per mantenerli al meglio è opportuno prendere lezioni da chi l’esperienza con la mentalità dei leader cinesi ce l’ha. È il caso di Henry Kissinger, segretario di Stato americano durante le presidenze di Richard Nixon e Gerald Ford.
 
Lo scorso mercoledì, il politico di origine tedesca è intervenuto alla Woodrow Wilson Center per parlare del confronto tra Pechino e Washington. Kissinger ha duramente criticato l’uso del tema sulle pratiche economiche con la Cina nel discorso dei candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Mitt Romney e Barack Obama.
 
In controtendenza ha spiegato l’evoluzione della rivoluzione comunista e ha descritto come Mao Zedong sia stato un rivoluzionario che ha saputo riconoscere gli ostacoli di fattibilità dei suoi obiettivi, secondo il Washington Post.
 
La tesi di Kissinger è che “ogni generazione di leader cinese… riflette la missione e le condizioni del suo periodo”. Jiang Zemin, il leader dopo il massacro di piazza Tiananmen, è una persona che ha vissuto il ripristino della Cina nel sistema internazionale, mentre il suo successore, Hu Jintao, è “il primo leader che doveva operare in Cina come parte di un sistema globalizzato”.
 
Per il sito Business Insider, l’aspetto più interessante dell’intervento di Kissinger è stato l’accenno a Xi Jinping, il prossimo presidente cinese. “Tra 10 anni, le nuove generazioni cinesi si troveranno di fronte a una trasformazione del sistema politici. E questo è uno dei motivi per cui non credo che ci saranno grandi scontri con gli Stati Uniti nella loro agenda”, ha detto. Ma per sostenere le modifiche di Xi nella politica interna della Cina è necessario che le critiche esterne siano meglio contestualizzate. “Non bisogna chiedere o pretendere che eseguano meccanismi che ci sono familiari. Sarà una versione cinese… e non può essere raggiunta senza difficoltà “, ha spiegato Kissinger.
 
In Cina, circa 400 milioni di persone si sono trasferite dalla campagna alle città, creando una serie di problematiche logistiche ma anche sociali all’interno del sistema comunista. Trasformazioni che i leader del Partito comunista cinese dovranno affrontare in un processo che l’Occidente, paziente, dovrà imparare a capire.

Cari americani, ve lo dice Kissinger: la Cina non è il diavolo

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