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Il piano per la fusione tra la britannica Bae Systems e la franco-tedesca Eads sta scuotendo molti progetti paneuropei, come test della volontà dei Paesi di subordinare i loro interessi all’idea di poter stimolare la ripresa e creare un colosso del settore in Europa.
 
Ma l’alternativa è tra la possibilità di creare una potenza industriale globale e proteggere i posti di lavoro locali in un’Europa sconvolta dalla peggiore crisi economica degli ultimi decenni.
 
L’ad di Bae, Ian King, e quello di Eads, Tom Enders, sostengono che la fusione avrebbe effetti vantaggiosi per l’Europa. Ma, secondo il Wall Street Journal, i politici non ne sono così convinti, specialmente a Berlino. Funzionari tedeschi osservano che i benefici del merger per la base industriale in Germania non sono sufficientemente convincenti, dal punto di vista del Paese, per rinunciare all’attuale influenza.
 
La loro maggiore preoccupazione non è la logica finanziaria del deal, ma la necessità di parità con la Francia nel nuovo gruppo. Berlino teme che se non riuscisse a bilanciare l’influenza di Parigi nella società, il lavoro dell’Airbus che è oggi realizzato in Germania potrebbe essere gradualmente spostato in Francia o in altre località.
 
Eads ha oggi 48000 dipendenti in ognuno dei due Paese, di cui più della metà lavorano sull’Airbus. I fornitori locali in entrambi gli Stati dispongono di una decina di migliaia di dipendenti in più.
 
Un funzionario tedesco vicino alle trattative ha dichiarato che la priorità per la cancelliera tedesca, Angela Merkel, è “stabilire come il merger possa condizionare l’industria in Germania e in particolare il settore delle Pmi”, che forniscono molte componenti per l’aerospazio.
 
Nei prossimi giorni il management delle società e i loro advisor intensificheranno i contatti con Berlino, tentando di convincere la leadership tedesca dell’opportunità del merger. “La fusione delle due società offre le migliori chance nel medio lungo periodo”, ha dichiarato l’ad di Eads, Enders, in un’intervista al quotidiano tedesco Der Bild, garantendo il mantenimento dei posti di lavoro in Germania. “Stiamo corteggiando la cancelliera e il suo entourage”, ha spiegato Enders, sottolineando come Merkel “abbia da subito mostrato il suo interesse al settore con la visita al nostro ILA-Airshow a Berlino”.
 
Le società sosterranno che il deal proteggerebbe i posti in Germania, in particolar modo nell’industria della difesa stimolando le esportazioni e che l’alternativa è la perdita di lavoro dovuta ai tagli nel settore.
 
Jan Techau, dorettore del Carnegie Endowment del centro International Peace europeo di Bruxelles, fa notare che il deal potrebbe mettere fine ai “vecchi problemi franco-tedeschi all’interno di Eads”. Ma la richiesta tedesca di parità con Parigi “potrebbe scatenare un effetto domino in grado di far saltare le trattative”.
 
Ma secondo il Financial Times il problema del lavoro è diventato la bestia nera anche della Gran Bretagna. Lo stabilimento Airbus a Broughton, nel nord del Galles, produce le ali dei jet e l’ambivalenza di vecchia data verso la società ha lasciato Londra vulnerabile agli sforzi di altri Paesi partner di far dislocare il lavoro.
Una delle ragioni per cui il premier inglese, David Cameron, ha dato il suo appoggio condizionato ai piani di Eads, casa madre di Airbus, di fondersi con Bae consiste nella convinzione che il deal potrebbe salvaguardare e addirittura rafforzare la posizione di Londra in Airbus.
 
Per molti anni, la Gran Bretagna si è assicurata circa il 20% del lavoro sui jet, quota che poi è scesa al 15% nell’A350. Non è sicuro che il piano di fusione di Eads con Bae riesca, in parte perché Parigi vuole avere in tasca una significativa quota azionaria nel nuovo gruppo, e in parte perché Berlino potrebbe sentirsi costretta a bilanciare le pretese di Parigi. Ma il governo inglese spera che, con appropriati accordi sulla governance del nuovo gruppo, la posizione di Londra in Airbus possa essere cementata una volta per tutte.

Le gelosie di Berlino e Londra frenano Bae/Eads

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