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Dopo vent’anni dalla fine dell’esperienza politica della DC di Martinazzoli e la lunga diaspora consumatasi nella dispersione di energie in tanti frammenti identitari, non tutti caratterizzati dai tratti della nobiltà, una sentenza della Cassazione nel dicembre del 2010 ha stabilito che la DC non è mai stata giuridicamente sciolta.

Con Silvio Lega abbiamo avviato l’arduo percorso che ci ha portati all’autoconvocazione del Consiglio nazionale del 30 Marzo scorso e, poi, alla convocazione del XIX Congresso nazionale celebrato a Roma il 10 e 11 Novembre 2012.

Abbiamo chiamato a pronunciarsi, rinnovando l’adesione al partito, tutti i soci DC 1992, ai quali abbiamo offerto l’opportunità di riprendere in mano la bandiera democratica cristiana. Simbolo dello scudo crociato, beni materiali e immateriali del partito, in virtù di quella sentenza della suprema corte, era e sono oggi nella disponibilità dei legittimi eredi della DC.

Dopo vent’anni, ricostruire una rete di relazioni e la stessa capacità di tornare a ragionare insieme è risultato assai arduo e non sono mancati momenti di alta tensione, sfociati nella decisione di alcuni amici di abbandonare i lavori del consiglio nazionale del 6 dicembre, allorché, in una votazione democratica, la prima, dopo molti anni, che non avveniva in un partito, ci si era divisi sulla scelta del Presidente del Consiglio nazionale.

Il XIX Congresso nazionale ha eletto il segretario, On Gianni Fontana e il Consiglio nazionale e quest’ultimo ha proceduto alla nomina del suo presidente, nella persona dell’On Ombretta Fumagalli Carulli, il segretario amministrativo, nella persona dell’On Vittorio Adolfo, e 18 componenti della direzione nazionale, riservando i rimanenti 12 posti alla rappresentanza degli amici che il 6 dicembre decisero di abbandonare i lavori del Consiglio nazionale di cui sopra.

Nel frattempo sono precipitati i tempi, con la chiusura anticipata della legislatura e l’annuncio delle elezioni politiche generali del 24 e 25 febbraio 2013: troppo poco tempo per un partito appena ricostituito e troppi ancora i problemi da affrontare e risolvere sia da un punto di vista giuridico che politico organizzativo.

Tralasciamo quelli connessi ai ricorsi che alcuni amici hanno deciso di aprire, qualcuno in buona fede e qualcun altro su preciso incarico di mandanti non troppo occulti, dei quali si interesseranno i nostri legali, superando anche alcune sconcertanti vicende accadute al limite dell’etica professionale.

I problemi politici erano e sono quelli che ci interessano più da vicino che si traducono nel dilemma: partecipare o non partecipare come partito alle prossime elezioni politiche?

Si è aperta un’approfondita discussione ai vertici del partito e nelle sedi periferiche e non sono mancati gli scambi di informazione con gli amici “aventiniani” con i quali, lungi dall’aver mai voluto configurare ipotetiche distinzioni di maggioranza/minoranza, abbiamo sempre puntato a ricostruire l’unità del partito.

Uno sforzo quest’ultimo che ci ha impedito di dare pratica definizione degli assetti direzionali ed esecutivi previsti dal vigente statuto che dovrà inevitabilmente essere modificato e aggiornato dal prossimo imminente XX Congresso.

Poveri come “medici scalzi” quali noi siamo, sprovvisti di risorse se non quelle esigue derivanti dai rinnovi di adesione dei 1800 soci DC 1992 che hanno raccolto il nostro appello partecipando tutti al XIX Congresso, abbiamo ben presenti le difficoltà soggettive e oggettive esistenti per una possibile e valida partecipazione a una competizione elettorale che sta assumendo caratteri del tutto particolari, espressione di una situazione politica e istituzionale di assoluta precarietà e gravida di enormi rischi.

In una riunione della dirigenza convocata dal segretario e dalla presidente nazionale in data 13 gennaio a Roma per valutare i risultati delle loro verifiche compiute a 360 gradi su unanime mandato della direzione nazionale del 4 Gennaio, si è deciso quanto segue:

1) difesa sino al limite e a tutti i livelli, giurisdizionali e politico istituzionali del simbolo dello scudo crociato che non può che appartenere alla DC storica, partito mai sciolto, e che illegittimamente è stato sin qui utilizzato da vari gruppi e gruppetti, a partire dall’UDC di Casini. Da quest’ultimo utilizzato sulla base del patto nullo di Cannes siglato dal PPI di Castagnetti e dal CDU di Buttiglione. Patto nullo per assenza dei titoli dei contraenti, seppur in buona fede, grazie al quale fu determinata anche la spartizione dei beni e delle testate giornalistiche della DC, “ Il Popolo” e “ La Discussione”, di cui chiederemo sia fatta giustizia quanto prima nelle sedi competenti;

2) attesa delle decisioni che entro il 17 gennaio la commissione elettorale centrale assumerà riservandoci ogni altra ulteriore azione politica, istituzionale e giurisdizionale nelle sedi opportune.

Certo il panorama che si presenta ai nostri occhi è alquanto negativo con tratti di assoluta gravità che annuncia precari se non impossibili equilibri di governo post elettorale.

Si è passati da partiti di tipo padronale e proprietario a partiti che in alcuni casi tolgono il nome e puntano sul simbolo. Gli è che, a parte i copiosi simboli scudocrociati, tra gli oltre 200 elementi grafici depositati al ministero degli Interni, difficile se non impossibile rintracciarne alcuni che si rifacciano alle grandi tradizioni e culture politiche dell’Europa o a quelle della storia politica nazionale.

Tira una brutta aria con forze consistenti interne ed esterne che puntano a mettere in discussione non solo in Italia, ma in Europa, il concetto stesso di democrazia. L’Italia di oggi rappresenta l’anello debole di un assetto democratico europeo su cui la finanza internazionale sta sperimentando l’assunzione di un improprio ruolo politico e di governo, esterno ed estraneo agli interessi reali del popolo, in particolare di quelli della povera gente.

Va evidenziata la miopia politica assunta dal presidente del Consiglio Monti il quale, lungi dallo svolgere quella doverosa azione di guida notarile del governo in una fase delicatissima come quella elettorale, ha deciso di guidare un rassemblement politicamente contraddittorio il quale, nel permanere dell’equivoca legge elettorale, non impedirà l’inevitabile bipolarizzazione dello scontro politico, subendo, altresì i condizionamenti opportunistici di due vecchi esponenti della casta politica italiana, i quali stanno portando avanti da sempre gli angusti limiti di politiche rivolte all’esclusivo interesse personale con deplorevoli servitù familistiche imposte anche nella composizione delle annunciate candidature elettorali.

Gravissimo in particolare il comportamento dell’On Casini che si è assunta la responsabilità di aver impedito la costruzione di una forte alleanza di centro ispirata ai valori del popolarismo in cui la presenza dei democratici cristiani risultasse influente, privilegiando invece l’alleanza con il gruppo facente capo all’On Fini, triste figura di un’ambigua e contraddittoria storia politica e personale e in antitesi con i valori cui si ispira la DC a livello nazionale e internazionale.

In tale scenario nel quale l’annunciato nuovo “vento del Nord” potrà costituire, con la forza della rappresentanza del grillismo nel prossimo Parlamento, la causa che imporrà la scelta inevitabile di una nuova Assemblea Costituente, la DC ha il dovere di prepararsi per essere presente con una sua originale proposta politico istituzionale che insieme alla gente sin dai prossimi giorni intendiamo sviluppare: le nuove idee ricostruttive della DC per l’Italia.

Crediamo che in questa fase difficile della politica italiana e europea, più che rincorrere posti in Parlamento sia essenziale ripartire dal basso con la nostra gente, nelle diverse realtà locali, per ricostruire una proposta culturale, politica, economica e sociale sostenuta dai principi della dottrina sociale cristiana, unica vera alta risposta ai grandi problemi che la globalizzazione impone alle genti del XXI secolo.

 

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Non posti ma idee ricostruttive della DC per l’Italia

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