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Mark Mobius, Executive Chairman del Templeton Emerging Markets Group, presenta la sua visione sullo scenario di investimento del nuovo anno:

“Il 2012, l’ “Anno del drago”, non ha di certo deluso, in quanto i mercati globali sono riusciti a sconfiggere un drago finanziario dopo l’altro. Dalla crisi del debito sovrano nella zona euro, al tasso di disoccupazione negli Stati Uniti, sino al “mayday” da parte dei molti che si preoccupavano di un “atterraggio duro” del tasso di crescita della Cina. Mentre giriamo la pagina del calendario, la zona euro sembra essere in una condizione meno critica e la crescita economica della Cina sembra volare ma, a oggi, i problemi del debito degli Stati Uniti non sono ancora risolti. Dal mio punto di vista, le incertezze che circondano l’economia americana potrebbero essere invece solo la punta di un iceberg, che nel prossimo anno minaccerà l’economia mondiale.

L’effetto a catena

In questo mondo interconnesso, quanto succederà quest’anno nelle economie di Stati Uniti, Eurozona e Giappone avrà quasi certamente un impatto sull’economia globale, ma il flusso e riflusso delle azioni e reazioni si sta spostando. I mercati emergenti, per esempio, stanno riducendo la loro dipendenza commerciale dagli Stati Uniti e dall’Europa, e altri Paesi possono guidare la crescita globale, alcuni dei quali nel 2013 potrebbero sorprenderci. Inoltre, un probabile proseguimento delle politiche monetarie espansive nei mercati sviluppati potrebbe far affluire Dollari nei mercati azionari globali, compresi i mercati emergenti e di frontiera.

I mercati emergenti presentano tre caratteristiche a loro favore: elevati tassi di crescita economica, grandi quantità di riserve in valuta estera e un basso debito estero. Molte economie emergenti sembrano essere sul punto di un boom dei consumi così come di un innalzamento della produttività, che dovrebbero fanno ben sperare per il potenziale di crescita futura.

Come investitore di lungo termine, sono ottimista sulle prospettive dell’economia globale, nonostante i problemi di debito che affliggono gli Stati Uniti e la zona Euro. La classe media è in crescita in molti mercati emergenti, e con essa la possibilità di alimentare i consumi interni; in particolare, i numeri dello sviluppo nel Sud-Est asiatico sembrano particolarmente interessanti. Il Fondo Monetario Internazionale ha stimato che i Paesi industrializzati sono cresciuti nel loro complesso dell’1,3% nel 2012 e cresceranno dell’1,5% nel 2013. Al contrario, la crescita del Pil dei Paesi emergenti in Asia dovrebbe essere del 6,1% nel 2012 e del 6,8% nel 2013.

Mercati di frontiera

Sono particolarmente ottimista circa il potenziale di investimento nei mercati di frontiera, i mercati meno sviluppati dei mercati emergenti. Per quanto emozionanti possano essere, richiedono selettività e molto pazienza per investirvi. In Templeton guardiamo ben oltre uno o due anni, ma seguiamo solitamente un orizzonte quinquennale. Nel 2012 i tassi di crescita in molti mercati di frontiera hanno superato con un ampio margine quelli dei mercati sviluppati, e credo che la tendenza sia destinata a continuare. Il Fmi ha previsto che nel corso dei prossimi cinque anni 10 delle 20 economie a più rapida crescita saranno nell’Africa sub-sahariana, e due in Nord Africa. Nessuna nell’emisfero occidentale.

Mi aspetto una crescita in molti dei mercati azionari dei paesi di frontiera. Alcuni di questi mercati si stanno evolvendo notevolmente in termini di dimensioni e liquidità.

Nel complesso, nei Paesi di frontiera è proseguita la crescita degli investimenti nelle infrastrutture, che aprono opportunità di investimento nei settori delle costruzioni, dei trasporti, delle banche e delle telecomunicazioni. Molti Paesi di frontiera sono i principali produttori di materie prime importanti, come petrolio, gas e metalli preziosi, che ben li posizionano in vista di una prossima ripresa della domanda globale delle risorse. L’aumento dei consumi è in grado di indicare a queste economie, con un forte potere d’acquisto e capacità di spesa, la via per la crescita.

Molti Paesi dei mercati di frontiera hanno continuato a essere i fortunati prescelti della politica di investimento posta in essere dai grandi paesi emergenti come Cina, India, Russia e Brasile. I driver economici che attraversano i mercati di frontiera sono diversi. Per esempio il Botswana, già uno dei maggiori esportatori mondiali di diamanti, sta per aprire dei call center e centri informatici di elaborazione dati. Il Kazakistan, un paese ricco di petrolio e di diverse risorse naturali, sta investendo nel suo sviluppo infrastrutturale.

Bassi tassi di interesse e inflazione...

Data l’attuale fragilità di molti dei mercati sviluppati, è verosimile che le banche centrali continuino a pompare denaro nel sistema. Dal punto di vista degli investimenti, è anche possibile che la ricerca di rendimenti in un contesto di bassi tassi di interesse riparta ora dalle azioni. Credo che la politica monetaria espansiva possa essere particolarmente positiva per i mercati emergenti, almeno nel breve periodo, perché entrerà in circolazione molta liquidità. Questa tendenza si è già manifestata nel 2012, che al mese di novembre contava circa 35 miliardi di dollari confluiti nei mercati azionari dei paesi emergenti, ed è destinata a proseguire.

Con tassi di interesse ancora molto bassi, le azioni possono sembrare più attraenti agli occhi di molti investitori.

L’altra faccia della medaglia del prossimo diluvio di contanti è, naturalmente, la potenziale inflazione. Nelle economie emergenti, una maggiore percentuale della popolazione si posiziona nelle fasce di reddito più basse, che sono duramente colpite dai rincari del cibo e del carburante. L’aumento della produttività può aiutare a ridurre l’impatto dell’inflazione, ma è indispensabile che le politiche economiche si orientino alla riduzione del peso dell’intervento pubblico. Il nostro compito in qualità di investitori è di setacciare le singole imprese in grado di sopravvivere, e di prosperare, a fronte di queste sfide.

Rischi e catalizzatori del cambiamento

Uno dei più grandi rischi che intravedo nel prossimo anno è la capacità dei politici nei mercati sviluppati di adottare tempestivamente azioni significative di politica fiscale. Se i politici non riescono a lavorare insieme e ritardano qualsiasi iniziativa, vi è il rischio che sia gli Stati Uniti che l’Europa scivolino nella recessione, cancellando gran parte dei guadagni che i mercati azionari mondiali hanno registrato nel 2012. Nel frattempo, credo che la ricerca di un equilibrio fra crescita, inflazione e competitività globale sarà all’ordine del giorno per molti paesi emergenti negli anni a venire.

Come abbiamo visto nello scorso anno, elementi e circostanze impreviste che potrebbero catalizzare grandi cambiamenti nel panorama globale ci saranno sempre. Non possiamo prevedere quando la prossima correzione di mercato ci colpirà e non so quanto sarà grande o piccola, ma ci aspettiamo che la volatilità di mercato prosegua. Tuttavia ad ogni nuova crisi, politica e non, si manifestano nuove opportunità. Pertanto, continuiamo a investire con un orizzonte di lungo termine in società a nostro avviso sottovalutate, con forti fondamentali e in crescita, e in grado di attraversare momenti difficili e mutevoli”.

Dal blog di Mark Mobius al link: mobius.blog.franklintempleton.com

Lo sapete che il guru della finanza Mobius è ottimista sull'economia mondiale?

Mark Mobius, Executive Chairman del Templeton Emerging Markets Group, presenta la sua visione sullo scenario di investimento del nuovo anno: “Il 2012, l' "Anno del drago", non ha di certo deluso, in quanto i mercati globali sono riusciti a sconfiggere un drago finanziario dopo l'altro. Dalla crisi del debito sovrano nella zona euro, al tasso di disoccupazione negli Stati Uniti,…

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