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L’Assemblea Generale dell`Onu ha votato a favore del riconoscimento della Palestina come “Stato osservatore”, nonostante l’opposizione di Stati Uniti e Israele.

Dal 1974 la Palestina era già “osservatore permanente” all`Onu come “entità”; ora sarà “osservatore permanente” in qualità di “Stato non membro”. La risoluzione è passata con 138 voti a favore, 9 contrari e 41 astensioni. Secondo il New York Times, che ha pubblicato un editoriale sulla questione, il passaggio della risoluzione tuttavia non faciliterà la costituzione dello Stato palestinese, ipotizzabile solo attraverso un processo di negoziazione con Israele. Al contrario l`esito del voto mette la Palestina in condizione di potersi appellare alla Corte penale internazionale per indagare su eventuali crimini commessi da Israele durante il loro conflitto, aprendo un nuovo capitolo dello scontro.

Il National Review, che si era schierato a favore del no, sostiene inoltre che il voto segni “la debolezza” del presidente Barak Obama e “metta in discussione la sua credibilità”. La richiesta all`Assemblea Generale era stata annunciata a inizio settimana dal presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, con l`ambizione di compiere un primo passo verso la creazione di uno Stato lungo i confini del 1967. A pochi giorni dalle tensioni violente esplose intorno alla Striscia di Gaza, l`occasione ufficiale della richiesta e` stata il 65esimo anniversario dell’approvazione dell`Onu del Piano di partizione della Palestina (29 novembre 1947). L`Assemblea Generale non è il primo organo dell`Onu ad aver riconosciuto la Palestina: gia` l`Unesco, lo scorso settembre, aveva votato a favore.

Il nuovo status della Palestina è arrivato sotto tre velate condizioni, secondo quanto riportato dal New York Times: la prima, non chiedere l’intervento della Corte penale internazionale; la seconda, dichiarare che la strada verso il riconoscimento dello Stato palestinese passa attraverso il processo di pace; la terza, l’impegno ad affrontare un negoziato con Israele senza alcuna condizione.

L’Anp non ha però accolto, almeno ufficialmente, nessuna di queste condizioni. E non a caso il governo di Londra ha optato per l’astensione: “non hanno accettato le assicurazioni che avevamo suggerito”, ha detto il ministro degli Esteri britannico William Hague. E di voto “controproducente” hanno parlato l’ambasciatrice americana all’Onu Susan Rice e il segretario di Stato Hillary Clinton. Per Washington, il passo compiuto ieri all’Onu crea “nuovi ostacoli sul cammino della pace”.

Molto stizzito anche il commento di Israele: il riconoscimento della Palestina come Stato osservatore non membro dlel’Onu “allontana la pace”, ha detto l’ambasciatore dello stato ebraico alle Nazioni Unite, Ron Prosor.

Confermato, d’altra parte, il sì dell’Italia: davanti all’Assemblea generale, l’ambasciatore Cesare Maria Ragaglini, ha spiegato che l’Italia ha deciso di votare a favore “alla luce dell’approccio costruttivo del presidente dell’Autorita’ Palestinese Abu Mazen sulla ripresa senza condizione dei negoziati”.

Il sì Onu alla Palestina passa con tre condizioni

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