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Per Massimo Giannini, vicedirettore di Repubblica, non ci sono dubbi: “Le migliaia e migliaia di donne e uomini, giovani e meno giovani che hanno riempito le piazze d’Europa hanno ragione”. Certo, anche lui come in tanti non condivide i gesti di quelli che definisce “infiltrati e forse non solo italiani dei centri sociali più pericolosi, quei manifestanti con caschi e passamontagna che lanciano pietre sui poliziotti, sfasciano vetrine e assaltano banche, e i cori che inneggiano a Saddam Hussein o gli slogan contro gli ebrei”.

Ma restano le ragioni di una maggioranza “rumorosa” ma “non violenta”, insomma “il buono che c’è, nella domanda di rappresentanza degli studenti umiliati da anni di tagli alla scuola pubblica”, che “viene distrutto dalle fiamme delle molotov e dai colpi di spranga”, scrive Giannini.   La sua opinione ha suscitato una domanda: “Secondo voi si può sostenere che gli studenti italiani siano umiliati da anni di tagli alla scuola pubblica?”, chiede Marco Valerio Lo Prete, giornalista economico del Foglio, su Twitter replicando a Giannini. Ovvero: cos´è che da anni umilia gli studenti?

A rispondere è lo stesso giornalista del Foglio: “A umiliare non sono i tagli, ma come vengono gestiti i soldi”. Lo Prete metterebbe al primo posto le “umiliazioni sistematiche inflitte da scuola e università poco meritocratiche, perciò ingiuste” e non scenderebbe “mai in piazza per chiedere più soldi a un sistema che alimenta peggiocrazia”. Ecco, qualcosa di ingiusto perpetrato contro gli studenti resta. Ma richiama alla meritocrazia.   Si, perché ad esempio, proprio mentre ieri migliaia di giovani protestavano a difesa dei loro diritti, c´era anche a chi ne veniva negato un altro (forse lo stesso): quello allo studio. “Come tutte le mattine arriviamo all´Università per studiare, ma la porta principale è chiusa, quella laterale picchettata”. È la lettera scritta da quattro studentesse al Sussidiario.net.

E a parlare di società anti-meritocratica era stato già il leader di Zero+, Piercamillo Falasca, su Formiche.net: “È triste che tanti studenti si facciano condizionare dalla sinistra estrema, canalizzando il loro comprensibile disagio per una società asfittica e anti-meritocratica in un recinto ideologico inadeguato alle sfide della contemporaneità”.

Allora bisogna distinguere le “buone ragioni di chi massacrato di tasse da uno Stato che non vuole dimagrire” da “chi difende un modello sociale insostenibile”, scrive sul social network il giornalista e blogger Federico Punzi.   Un rimedio ci sarebbe, e arriva da Lorenzo Castellani, studente e blogger de Linkiesta. A patto però che si cambi strategia: “Se volete davvero ridurre il potere di una classe politica incapace e disonesta perché chiedete ancora assistenza pubblica che alimenta le posizioni di rendita e potere dei politici?”. Nel tentativo di sottoporre ai manifestanti il ragionamento, Castellani spinge i giovani a chiedere più riforme invece che soldi pubblici: “Non credete forse che la prima preoccupazione delle giovani generazioni dovrebbe essere la riduzione di un debito pubblico che rischia di farci affogare nei prossimi trent’anni? Non c’è da chiedere ulteriore spesa pubblica, c’è da premere per avere rifome radicali che trasformino la società italiana da chiusa e corporativa ad aperta e dinamica. Perchè solo quest’ultima garantirà maggiori opportunità”.

Parole sante, risponde Falasca su Twitter: “Protestano contro l’austerità, ma non si pongono il problema del debito pubblico, la grande “questione giovanile” del nostro tempo #14N”

Bravi. No, retrò. I cinguettii sugli studenti

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