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“Ha reso impossibile la vita a tre presidenti. Ha trasformato il linguaggio, la cultura, la fisionomia e l’economia di Medellin e dell’intero Paese. Prima di Pablo Escobar, i colombiani non conoscevano la parola ‘sicario’. Prima di Pablo Escobar, Medellín era considerata un paradiso. Prima di Pablo Escobar, la Colombia era conosciuta nel mondo come la terra del caffè. E prima di Pablo Escobar nessuno pensava che in Colombia potesse scoppiare una bomba in un supermercato o in un aereo in volo… Pablo Escobar ha scoperto più di ogni altro prima di lui che la morte può essere il più efficace strumento di potere”. Questo scriveva il settimana colombiano Semana il 3 dicembre del 1993, il giorno dopo della morte di Pablo Escobar Gaviria, il narcotrafficante più famoso al mondo. L’uomo più odiato della Colombia, ma anche l’uomo più amato della Colombia.
 
Forse per questa maledetta contraddizione la serie di tv “Escobar, el patrón del mal” è record di ascolti in America latina e negli Stati Uniti. Perché la vedono tutti, quelli amano e quelli che odiano Pablo Escobar. Quelli che hanno perso un padre o un amico che è stato ucciso dalla violenza del narcotraffico, quelli che sono riuscita a studiare all’università grazie ai soldi del narcotraffico. La prima puntata di “El patrón del mal” è andata in onda il 28 maggio e ha avuto uno share di 62,7%, toccando picchi del 70%, ovvero, undici milioni di telespettatori. Ogni capitolo è di un’ora, da lunedì al venerdì in prima serata, e fino ad oggi sono 103 capitoli. Ma la storia, quella della vita dell’uomo Pablo Escobar, va avanti ancora.
 
Non è la prima volta che Pablo Escobar diventa fonte di ispirazione per una storia narrativa di narcotraffico e crudeltà. Il suo personaggio – e quello che ha combinato- sono già stati portati al cinema, alla tv, alla letteratura. E allora, perché il successo di questa serie in particolare?
 
La fiction trasmessa da Caracol tv conta con una produzione colossale: più di 1300 attori in una perfetta ambientazione anni ‘80. Dalle macchine all’abbigliamento. Ma la particolarità di “El patrón del mal” è la sceneggiatura: è stata curata da Guillermo Cano e Luis Galán, figlio e nipote di un giornalista e un politico uccisi da Escobar. Oltre ad essere trasmessa da un canale di tv del gruppo “El Espectador”, oggetto di attentati da parte del narcotrafficante “perché è l’unico giornale – aveva spiegato Escobar – che parla male di noi”, la serie è prodotto di una raccolta dettagliata di testimonianza delle vittime e famigliari e di una importante ricerca storico-giornalistica.
 
Il risultato è una storia completa che racconta tutte le sfacciature umane di Pablo Escobar, ma anche la storia di un Paese, la trasformazione della Colombia dagli anni ‘80 fino a quel 2 dicembre del 1993, giorno della morte di Pablo Escobar. Per questo in molti hanno criticato la serie e sostengono che rischia di umanizzare troppo un assassino. Un po’ come i cattivi della banda della Magliana di un Romanzo criminale alla sudamericana.

Scandalo, Escobar in tv spopola in Colombia

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Ambrosoli o Albertini? Italia Futura e i cattolici scelgano

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Al-Jazeera presenta la seconda giornata del XVIII congresso del partito comunista cinese. Ieri Hu Jintao aveva ufficializzato l´abbandono delle leve del potere pronunciandosi contro la corruzione e a favore dello status quo. Cosi New York Times e Frankfurter Allegemeine Zeitung riassumono il discorso di commiato tenuto dal leader comunista. Attitudine alla conservazione comprensibile per le Figaro. Secondo il giornale francese, sotto i…

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