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“L´esperienza dovrebbe insegnarci a vigilare per difendere la libertà quando le intenzioni del governo sono buone. Gli uomini nati liberi sono naturalmente pronti a respingere violazioni della loro libertà da parte di governanti mossi da fini malvagi. I più gravi pericoli per la libertà si nascondono in abusi insidiosi compiuti da uomini zelanti, bene intenzionati ma privi di intelligenza”.
 
Questa frase del grande giurista e padre del diritto della privacy (ma anche della trasparenza!) Louis Brandeis mi gira e rigira nella testa, mentre leggo del ritardo nella partenza operativa del sistema fiscale per il controllo automatizzato dei conti correnti degli italiani. Questo ritardo dipenderebbe dalla necessità di attendere il nuovo parere del Garante per la protezione dei dati personali, cioè la “green light” in merito alla nuova bozza di regolamento stilato dall’Agenzia delle Entrate (bozza che è stata integrata proprio in seguito alle prescrizioni che la stessa Autorità per la privacy aveva indicato in un primo parere).
 
Questo sistema informatico esperto, utile all’analisi delle spese e dei movimenti di conto corrente di ogni cittadino, con finalità di contrasto all´evasione fiscale, è stato introdotto, in astratto, con il decreto Salva-Italia del dicembre 2011. Si tratta di una norma che legittima l´amministrazione fiscale ad elaborare automaticamente i dati di entrate e uscite bancarie e le transazioni elettroniche di tutti noi: grazie a questo sistema, si punta a trovare incongruenze che conducano a scovare evasori fiscali. In sostanza, la legge legittima lo Stato italiano a monitorare e setacciare i movimenti finanziari privati di chiunque, automaticamente e a priori. Si mettono sotto controllo tutti, per acciuffare alcuni delinquenti.
 
L´emergenza dell´evasione, in Italia, è tale da far tollerare all´opinione pubblica e alla politica quello che a me sembra comunque un grande errore, malgrado i fini nobili, per eccesso di sproporzione nel trattamento di dati dei cittadini, per mancanza di trasparenza totale sugli algoritmi utilizzati (gli algoritmi andrebbero resi pubblici come i regolamenti amministrativi, anzi, personalmente credo che dovrebbero essere oggetto di norme primarie ad hoc) e per la mancanza di una “data di scadenza” entro la quale far cessare questa misura invasiva ed eccezionale.
 
C´è un articolo “salva-libertà” nella Direttiva europea del ´95, in materia di protezione dei dati personali, che riconosce a qualsiasi persona il diritto di non essere sottoposta ad una decisione che produca effetti giuridici o abbia effetti significativi nei suoi confronti fondata esclusivamente su un trattamento automatizzato di dati destinati a valutare taluni aspetti della sua personalità, quali il rendimento professionale, il credito, l´affidabilità, il comportamento, ecc.: una siffatta decisione, basata su questo genere di trattamenti, tra i quali rientrano tutte le profilazioni automatizzate, può essere presa solo se autorizzata da una legge che precisi i provvedimenti atti a salvaguardare un interesse legittimo della persona interessata.
 
Quell´articolo è recepito nell´art.14 del nostro Codice privacy. Non vedo, tuttavia, precisazioni su “provvedimenti atti a salvaguardare un interesse legittimo della persona interessata” nel testo di legge che introduce il monitoraggio massivo anti-evasione made in Italy. Oltre a ciò, mi pare evidente che la schedatura indiscriminata collida con i principi costituzionali, con quelli sanciti nella Carta Europea dei Diritti Umani e con tutta la giurisprudenza della Corte di Strasburgo, fondata sulla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali.
 
In Germania, nel 2010, per il tentativo del Governo di avviare un analogo sistema, soprannominato ELENA, si riempirono le piazze di cittadini furenti e l´idea fu abbandonata. Il Garante Privacy potrebbe porre la questione in sede comunitaria, almeno per provare a chiarire l´opportunità della pubblicità degli algoritmi e della scadenza/temporaneità/eccezionalità di tale legge: questo non fermerebbe l’adozione del sistema, ma aiuterebbe a inquadrarlo in un contesto di libertà e democrazia, insomma contribuirebbe a rendere più intelligente una norma che non lo è abbastanza. Le vie dell’inferno, si sa, sono lastricate di buone intenzioni…

Controlli anti-evasione: attenti alle buone intenzioni

"L´esperienza dovrebbe insegnarci a vigilare per difendere la libertà quando le intenzioni del governo sono buone. Gli uomini nati liberi sono naturalmente pronti a respingere violazioni della loro libertà da parte di governanti mossi da fini malvagi. I più gravi pericoli per la libertà si nascondono in abusi insidiosi compiuti da uomini zelanti, bene intenzionati ma privi di intelligenza".  …

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