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Nel 1997 la Convenzione quadro delle Nazioni unite sul cambiamento climatico (Unfccc) ha adottato il Protocollo di Kyoto, un accordo tra Stati firmatari per ridurre le emissioni di gas serra. Nel 2012 tuttavia giungerà a fine vita il Meccanismo di sviluppo pulito (Clean development mechanism), un sistema di crediti in cui ogni credito rappresenta il diritto di un singolo Paese ad emettere una tonnellata di anidride carbonica. Mentre i legislatori cercano di estenderne la durata, gli specialisti della finanza verde sono alla ricerca di alternative fondate su meccanismi di mercato.
 
Su questa strada non sono stati fatti molti passi in avanti: alle ultime due conferenze internazionali dell’Unfccc di Copenhagen e di Cancun, i partecipanti non sono riusciti ad addivenire ad un accordo sulla riduzione delle emissioni.
La riduzione, o mitigazione, delle emissioni di anidride carbonica non è una faccenda semplice. Non solo, è anche piuttosto costosa. Le misure convenzionali – la cattura e il sequestro della CO2, la conservazione dell’energia e la maggiore dipendenza da fonti energetiche rinnovabili come il sole e il vento – sono tutte misure costose, spesso fuori dalla portata dei Paesi più poveri, dove l’inquinamento atmosferico può essere un grave problema.
 
Una novità nella scienza climatica apre però positive prospettive.
La ricerca ha individuato nel particolato carbonioso (o black carbon, la fuliggine dovuta alla combustione inefficiente da forni, incendi, motori, ecc.) una classe di sostanze ad impatto potenzialmente estremamente elevato in termini di riscaldamento globale. In particolare il black carbon assorbe la luce solare ed emana calore, e quindi contribuisce allo scioglimento di ghiacci e nevi.
Esso è anche causa di malattie respiratorie, come testimoniato dai casi di alcune città asiatiche come Shanghai, Bangkok e Manila. Le particelle fini del particolato possono penetrare le difese delle vie respiratorie superiori e depositarsi in profondità nei polmoni. Bambini, anziani e persone con problemi cardiorespiratori sono ad altissimo rischio.
 
Queste sostanze esasperano il cambiamento climatico, ma risiedono nell’atmosfera soltanto per brevi periodi, e sono facilmente rimovibili. Per questo la riduzione del black carbon è un’opportunità che i Paesi in via di sviluppo possono afferrare per mitigare il cambiamento climatico, sobbarcandosi costi che sarebbero una frazione di quelli richiesti da un intervento completo sull’anidride carbonica, al tempo stesso migliorando la qualità dell’aria per le popolazioni: basterà evitare la formazione del particolato nei motori, nelle stufe e negli altri impianti di combustione.
 
Inoltre, i crediti di riduzione volontaria delle emissioni (Voluntary emission reduction, Ver) offrono una possibile risposta al problema dell’anidride carbonica. I crediti Ver sono paragonabili ai crediti da carbonio, con una differenza: il finanziamento del meccanismo non deriva dagli organi del Protocollo di Kyoto, ma dal settore privato. I crediti Ver sono finanziati da imprese e investitori esasperati dalla congestione operativa delle Nazioni Unite, e offrono una via alternativa al finanziamento dei progetti di riduzione delle emissioni.
Si consideri, per esempio, i risciò motorizzati in Thailandia o i “jeepney” filippini, forme di trasporto pubblico ampiamente utilizzate in questi Paesi. In genere, i proprietari di questi veicoli non hanno i mezzi per ripararli. Con i crediti di riduzione volontaria è possibile finanziare la riparazione o la sostituzione di parti difettose, purché sia possibile una misurazione accurata della riduzione delle emissioni.
 
Molte questioni devono essere risolte per garantire il successo a questa linea di interventi. In primo luogo, bisogna stabilire procedure che rendano accettabili in tutti i Paesi questi strumenti finanziari. In secondo luogo, un unico sistema di misurazione internazionale deve essere esteso a tutti i Paesi che applicano i crediti Ver. Infine, è necessario uno standard tecnico applicato al potenziale di riscaldamento globale del black carbon. Senza misurazioni accurate e internazionalmente verificabili, i crediti non avranno alcun valore.
 
Tutti vogliono un’aria più respirabile, ma i costi della riduzione dell’inquinamento atmosferico sono, in molte parti del mondo, proibitivi. Con incentivi al tempo stesso finanziari ed ambientali, i progetti fondati sul meccanismo di riduzione volontaria delle emissioni renderanno la riduzione dell’anidride carbonica più accessibile ai cittadini più poveri del pianeta. Gli investitori privati e le imprese dovranno avviare questi progetti: non possiamo più permetterci di aspettare che se ne occupi la Convenzione quadro delle Nazioni Unite.
 
© Project Syndicate 2011. Traduzione di Marco Andrea Ciaccia

Ridurre il black carbon conviene

Nel 1997 la Convenzione quadro delle Nazioni unite sul cambiamento climatico (Unfccc) ha adottato il Protocollo di Kyoto, un accordo tra Stati firmatari per ridurre le emissioni di gas serra. Nel 2012 tuttavia giungerà a fine vita il Meccanismo di sviluppo pulito (Clean development mechanism), un sistema di crediti in cui ogni credito rappresenta il diritto di un singolo Paese…

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