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È bastata una frase del premier per scatenare l’ira di giovani e non sul web: “I giovani devono abituarsi all´idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita. E poi, diciamolo, che monotonia. E´ bello cambiare e accettare delle sfide”.
 
Così il presidente del Consiglio, Mario Monti intervenendo a Matrix su Canale 5 sui temi del lavoro e dei giovani. Parole, pronunciate proprio alla vigilia del tavolo tra governo e parti sociali sul mercato del lavoro, certamente destinate a far discutere.
Critiche sia da destra che da sinistra si sono levate infatti alle parole del premier sulla «monotonia» di uno stesso lavoro per tutta la vita. Qualcuno parla già del primo grosso errore comunicativo di Monti e molti giovani si dicono delusi dalle parole del premier.
 
Interpellata da Formiche, Benedetta Cosmi, massmediologa e saggista afferma: “Oggi giorno nessuno spera davvero in un lavoro, uno e solo uno, ma “per sempre finché meglio non ci separi”. Per quanto riguarda poi le performance del nuovo governo “Mi sembra che sia brillante quando si tratta di agire sui rappresentanti del posto fisso, delle abitudini, quelli che vivono ogni cosa della vita con il battito delle lancette, ogni corsa come il cartellino da timbrare. Ma che i suoi ministri per lo più pensionati o banchieri avrebbero un gran bisogno di guardare e conoscere “aitanti” giovani”.
 
Ritornando sul posto fisso, Cosmi aggiunge: “I giovani amerebbero i contratti a progetto se questi avessero le stesse tutele garantite ai contratti a tempo indeterminato a cominciare dall’abolizione della farsa della gestione separata dell’Inps che non eroga alcun servizio ai lavoratori: assistenza, pensione, sostegno per chi perde il lavoro. Flessibilità di orari e sicurezza di un lavoro. Sono le banche che amano quelli con un posto fisso: perché hanno la busta paga che fa da garanzia. Diamo “credito ai giovani”: accesso al credito in base a quanti progetti hanno finito e fatto andare avanti una azienda. Passare da un lavoro all’altro è stimolante per i giovani e lo sarebbe per chiunque, basta dare certezza del “lavoro”, conclude Benedetta Cosmi.
 
Il professor Rosina, autore di “Non è un Paese per giovani” sottolinea invece che “vista dal lato dei giovani, l’opportunità di cambiare lavoro è positiva, se si stancano o non si trovano bene possono licenziarsi e cercarsene un altro. Il lato positivo non è tanto quella di dare ai datori di lavoro la possibilità di potersi disfare di loro più liberamente, ma dare ai giovani stessi strumenti attivi (presenti in altri paesi e qui no) per passare facilmente da un lavoro ad un altro”.
 
Per Rosina “Ciò significa in tale fase contare su adeguato sostegno al reddito e su misure che favoriscano formazione e aggiornamento nei periodi di inattività, in modo da rimettersi il più velocemente in gioco e potenzialmente più solidi di prima”. Se così non fosse “saranno solo destinati ad aumentare i Neet, i giovani che non studiano e non lavorano, dipendendo passivamente dai genitori anziché contribuire in modo attivo alla crescita del paese”
 
“Si passi ai fatti – conclude Rosina – per rimettere i giovani nelle condizioni di essere pienamente inseriti nel mercato del lavoro”.

"Posto fisso? Per sempre finché meglio non ci separi"

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