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C’è tutto un Magistero del Papa che viene nascosto e del quale non se ne sa nulla. I media spacciano come assolute novità cose che Benedetto XVI ripete sin dal primo giorno del suo pontificato, e che sono parte della riflessione di una intera vita: il baratro di un mondo senza Dio, il rischio di un neo-paganesimo, che viene semplicemente dall’ignoranza della fede; la necessità di conoscere ciò che dice il Vangelo, e di saperlo mettere in pratica; la volontà di non fare della fede cristiana una fede annacquata, ma di farne una fede che si irrobustisca con dubbi e domande (e che cosa altro è la teologia se non la ricerca sempre perfettibile di dire Dio?) e allo stesso tempo che stia ben salda alle radici.
 
Ci sono catechesi che vengono rilanciate subito, magari con titoli “sparati”, e delle quali poi il giorno dopo se ne perde memoria. I media hanno la memoria corta. Le persone anche meno. Per fortuna le memorie storiche restano. Tutto sta ad andarsele a vedere.
Invece quello che si va a vedere sono veline di ogni tipo. Un obiettivo chiaro – e chiarissimo nelle ultime che sono state pubblicate o annunciate – ce l’hanno, ed è quello di attaccare il Segretario di Stato Tarcisio Bertone. E, in fondo, stare con Benedetto XVI e contro Bertone sembra quasi un mantra. Bertone sembra essere la lente focale di tutti i mali della Curia. Deve essere sostituito.
 
Ed ecco allora che sotto la cenere c’è una fiamma che arde, ed è quella di una lotta tutta interna alla Curia. Magari già si pensa al dopo-Ratzinger. Magari il punto è solo una lotta di potere. Fatto sta che alla fine è abbastanza chiaro che le cordate puntano tutte ad un solo obiettivo: la sostituzione del segretario di Stato entro l’anno. I nomi dei possibili sostituti? Da una parte Leonardo Sandri, prefetto per la Congregazione delle Chiese Orientali, fedelissimo del precedente Segretario di Stato Angelo Sodano, che addirittura da tempo si è cominciato ad accreditare come papabile. Dall’altra, Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, amato dal mondo più tradizionalista e allo stesso tempo spinta da quella che molti definiscono la lobby “di destra” della Chiesa (che poi parlare ancora oggi di progressisti e conservatori, destra e sinistra, sembra abbastanza fuori luogo).
 
Improvvisamente, si comincia anche a blandire il segretario del Papa, Georg Gaenswein, cui in molti stanno dando la visione di un potere nuovo e forte, quasi a volerne blandire la vanità per convincerlo a fare pressione sul Papa per destituire Bertone.
Ora, si può anche criticare Bertone nel merito di quello che fa. Magari una lettera come quella inviata a Tettamanzi e pubblicata dal Fatto Quotidiano non è un capolavoro di diplomazia. Magari la scelta di non ricevere i nunzi è discutibile, anche se lui ha sempre detto che più che Segretario di Stato vuole essere un Segretario di Chiesa. Magari alcune decisioni che ha preso o promosso – come nomine, anche di illustri personalità laiche, arrivate ai vertici di organismi vaticani – non sono state del tutto azzeccato, e hanno creato problemi (allo stesso Bertone, prima di tutto).
 
Ma nel momento in cui tutte le colpe della Chiesa diventano le colpe di Bertone (ma non sarebbero gli altri a dover seguire il Segretario di Stato? Non sarebbero gli altri a dover remare tutti nella stessa direzione?), allora c’è anche da andare più a fondo, e capire che se si attacca Bertone, in realtà si sta indirettamente attaccando il Papa. Perché Bertone può avere tantissimi difetti, può essere troppo “laico” per il Vaticano, ma di certo è fedele. Ed è il motivo per cui Benedetto XVI non intende privarsene: per sopravvivere in una Curia in cui si vive un clima costante di lotta dai lunghi coltelli.
 
D’altronde, Benedetto XVI lo sapeva. Lo sapeva da prima di diventare Papa, quando – nelle meditazioni del Venerdì Santo – denunciava “la sporcizia nella Chiesa”, e si chiedeva: “Quante volte serviamo noi invece che lui?” Lo sapeva così tanto che, mentre guida “la barca che fa acqua da tutte le parti della Chiesa” (sempre definizione di Ratzinger, che quella barca la guida davvero, a differenza di quel che dicono i critici) ha scritto, detto e indicato a tutti la strada da seguire. E lo ha fatto infine con questo Anno della Fede che si sta per aprire, e che si concluderà con una professione di fede di tutta la Chiesa. Per tornare a Dio, e lasciare tutti gli orpelli. Parole, discorsi, iniziative forti delle quali tutti in questo momento si dimenticano. Si parla tanto di questo pontificato. Eppure il tema reale di questo pontificato resta perlopiù nascosto.
 
Andrea Gagliarducci
vaticanista
La Sicilia, Il Tempo, korazym.org

Il Magistero nascosto di Benedetto XVI

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