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Venezia e l’Egitto
Venezia, Palazzo Ducale
fino al 22 gennaio 2012
Due millenni di dialoghi tra Venezia e l’Egitto: dai ritrovamenti archeologici che documentano relazioni in età classica, fino all’apertura del canale di Suez, un’iniziativa proposta dal governo marciano già nel primo ‘500 e realizzata solo nel 1869 su progetto dell’ingegnere trentino Negrelli all’epoca capo delle ferrovie del Lombardo-Veneto. Nel mezzo, figure ed eventi spesso eccezionali: dalla traslazione del corpo di San Marco da Alessandria nell’828, alle avventure ottocentesche di esploratori come Giambattista Belzoni, uno dei padri dell’archeologia italiana, alle curiosità di umanisti e scienziati alle prese con i misteri dei geroglifici, delle piramidi e dell’antica scienza dei faraoni.
Il tutto accompagnato da reperti preziosi, testi inediti e da opere d’arte che mostrano come i grandi maestri veneziani, da Giorgione a Tiziano, da Tintoretto a Tiepolo, da Piranesi a Caffi, immaginarono l’Egitto. Quello che emerge è un quadro di familiarità, rapporti tra mondi diversi: realtà lontane che furono però capaci di dar vita a quella che può essere definita una “civiltà mediterranea”. Relazioni fortissime, se è vero che Venezia è l’unica città europea che sin dall’anno Mille ha un nome arabo distinto da quello originale: “al-bunduqiyya”. Catalogo Skira.
 
Graham Sutherland
(1903-1980)
Milano, Palazzo della Permanente
fino all’8 gennaio 2012
È la Società per le belle arti ed Esposizione permanente di Milano che organizza la rassegna dedicata a Graham Sutherland, presentando “disegni dalla città in fiamme”, invitando a scoprire un nucleo di lavori di uno tra i più importanti artisti inglesi del Ventesimo secolo. Sutherland (1903-1980), all’inizio della Seconda guerra mondiale, viene nominato dal governo inglese war artist (artista di guerra): Kenneth Clark, direttore in quegli anni della National Gallery, aveva avuto l’idea di ricreare un corpo di artisti di guerra, com’era già avvenuto per il Primo conflitto mondiale, e viene così mandato a Londra a documentare gli effetti dei bombardamenti. Qui è colpito dapprima dal “silenzio assoluto interrotto soltanto di quando in quando dall’esile tintinnio di un vetro in frantumi”, oltre che dal vuoto creatosi in vaste aree prima popolate di edifici. E mentre vaga con il suo album di disegni in quella terra desolata, realizza come davanti ai suoi occhi, le forme delle cose si trasformino in altre, esercitando un profondo effetto nelle opere successive e sulla sua coscienza. In mostra, a Milano, trentotto disegni, realizzati tra il 1940 e il 1945, un olio Petite Afrique (1953) tra i più importanti della sua produzione successiva e dieci fotografie d’epoca. La rassegna è accompagnata da un catalogo Skira, con un testo di Rachele Ferrario.

Visioni di dicembre 2011

Venezia e l’Egitto Venezia, Palazzo Ducale fino al 22 gennaio 2012 Due millenni di dialoghi tra Venezia e l’Egitto: dai ritrovamenti archeologici che documentano relazioni in età classica, fino all’apertura del canale di Suez, un’iniziativa proposta dal governo marciano già nel primo ‘500 e realizzata solo nel 1869 su progetto dell’ingegnere trentino Negrelli all’epoca capo delle ferrovie del Lombardo-Veneto. Nel…

Metti una sera all'opera di NY

Per Natale, andiamo al Metropolitan Opera House, come fa la buona borghesia di New York (in quel periodo si programmano opere per tutta la famiglia). Ora è possibile anche in Italia. Da alcune settimane, grazie alla tecnologia, infatti, si può assistere, in diretta e in alta definizione, a una scelta di rappresentazioni del Met. Il programma è in funzione con…

Letture kosher di dicembre 2011

Una nostalgia quasi insopportabile avvolge una Gerusalemme “drogata dal proprio passato”. Vite personali dettate da avvenimenti storici sotto la costante minaccia di una guerra definita “terribile anche quando la si vince”. Per i bambini “tutto è una guerra” perché “dalle belle parole non si ricava niente”, mentre gli adulti impegnati in una bisognosa difficoltà quotidiana, si consolano con l’amore, conoscendo…

Fiori di carta di dicembre 2011

Il mondo che Antonio Debenedetti esamina e ritrae nella serie di racconti che raccoglie ormai da quarant’anni è dall’origine segnato da colpe e vizi e, quindi, dalla vergogna e dall’inganno, da una miseria materiale e morale, come se il tarlo di un’intrinseca corruzione avesse consumato qualsiasi umana grandezza o nobiltà, qualsiasi immaginabile bellezza, tutte confinate nel silenzio di un’illusione impraticabile.…

Inchiostri di dicembre 2011

Geminello Alvi Il capitalismo verso l’ideale cinese Marsilio, pp. 336, euro 21 Il titolo (e la copertina) possono trarre in inganno. In realtà, Alvi non si occupa solo di Cina. La polemica contro il “dispotismo orientale” cinese è solo una parte del libro, mentre assai più interessante e nuova è la critica del capitalismo, condotta non nella consueta chiave anti-capitalistica,…

Il lavoro al tempo della società liquida

Per capire come il tema del lavoro è divenuto centro delle analisi politiche non basta andare alla fine dell’‘800, quando la prassi si è fatta ideologia, ma bisogna risalire alla notte dei tempi. La Genesi dà prova di questo, rilevando un connubio reale, effettivo tra esistenza umana e lavoro che trascende i dettami squisitamente religiosi ed evoca le origini del…

Nessuno è un'isola

Per quanto si fatichi ancora ad ammetterlo, la crisi iniziata nel 2008 lascerà il segno. Come sempre è successo, cesure così profonde non lasciano mai le cose come prima. Faticosamente, dovremo costruire un nuovo modello di sviluppo. A livello locale, nazionale e planetario. Nessuno sa esattamente dove si approderà. Negli ultimi trent’anni, la libertà è stata pensata prima di tutto…

Il potere ingenito della creatività

Ci sono oggi due modi di intendere la libertà religiosa. In una prima accezione la libertà religiosa coincide, di fatto, con la tolleranza dei diversi “culti” religiosi. Per chi la intende così, quanti più campanili, minareti, sinagoghe o altri simboli animano lo skyline di una città, tanto più essa è libera sul piano religioso. C’è, però un altro modo di…

Tre domande sul welfare

L’impianto formale dell’attuale modello di welfare, costruito all’inizio del ‘900, poggiava su un’idea sostanzialmente assicurativa; si volevano rassicurare le persone, mettendole al riparo dagli eventi. Inoltre, si avevano in mente piccoli pezzi di popolazione. Semplificando: si pensava che su dieci persone, a otto sarebbe andato tutto bene, mentre si sarebbe dovuto prestare assistenza alle due restanti. Questo perché semplicemente si…

Quell'intreccio tra persona, azienda e comunità

La situazione di stallo in cui si trova oggi l’Italia non può non essere in qualche modo ricollegata all’aumento della distanza e alla conseguente incomunicabilità tra buona parte delle élites politiche e il Paese reale. Tale divaricazione ha contribuito, da un lato, ad una progressiva delegittimazione da parte della cittadinanza delle sfere istituzionali, alle quali spetterebbe anche il compito della…

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