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La manovra di Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti prende corpo e vita. Il calendario è molto serrato: dopo aver ottenuto l’approvazione alla Camera (224 sì) della Nota di aggiornamento al Def, che porta in dote uno scostamento di bilancio del 4,3% (su per giù 15 miliardi) interamente o quasi pilotato sul taglio del cuneo fiscale nel 2024 e dopo il vertice di questa sera a Palazzo Chigi con i capigruppo, il prossimo lunedì la finanziaria approderà sul tavolo del Consiglio dei ministri per il varo e il successivo invio a Bruxelles per una prima valutazione. Ma non prima di essere stata illustrata nel fine settimana, si apprende, ai sindacati.

Di sicuro, il mantra rimane la prudenza. I mercati sono sempre in agguato, pronti a far pagare caro a Roma il deficit al 5,2% nel 2023 e lo scostamento per il 2024. Inoltre c’è lo spettro di un Patto di stabilità che volenti o nolenti imbriglierà parte della spesa e degli investimenti, come più volte ammesso dallo stesso Giorgetti, senza dimenticare l’incendio appena divampato in Medio Oriente, che avrà ripercussioni, oltre che sugli stessi mercati, anche sul prezzo dell’energia.

Insomma, ce ne è abbastanza per volare basso. Ed è proprio quello che vogliono fare sia Giorgetti sia Meloni. Proprio in queste ore, all’indomani dell’audizione del responsabile dell’Economia presso le commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, Giorgetti è tornato a predicare cautela e realismo, rispondendo in modo esplicito al Fondo monetario internazionale che, dopo aver tagliato le stime per la crescita nel 2024 allo 0,7%, ha fornito a Roma una sorta di vademecum.

E cioè riforme pro-crescita e più ambizione nel risanamento dei conti pubblici. Questa la via tracciata da Washington suggerita all’Italia, per bocca del suo direttore del dipartimento affari Fiscali Vitor Gaspar, anche alla luce degli ultimi dati che indicano un calo al rallentatore del debito pubblico tricolore. Ma Giorgetti non si è fatto trovare impreparato.

“Trovo legittimo che il Fondo monetario faccia questo invito dopodiché come ho detto e ribadisco man mano che anche gli esperti leggono il contenuto della Nadef e ancor di più quando leggeranno il contenuto della legge di bilancio capiranno che il governo italiano ha fatto le cose in modo responsabile e serio. Sono molto tranquillo”, ha aggiunto, sottolineando che con il Fondo “abbiamo già avuto modo di scambiare opinioni durante questo anno di governo”. Che la strada sia comunque stretta è abbastanza palese.

Le agenzie di rating hanno già cominciato a lanciare segnali di perplessità. Dopo Scope, che ha paventato la possibilità che i titoli di Stato italiani necessitino presto o tardi del sostegno della Bce, ora è Ficth a corrugare la fronte. “Le proiezioni italiane contenute nella Nadef rappresentano un significativo allentamento della politica fiscale rispetto agli obiettivi precedenti. Le nostre previsioni aggiornate sul disavanzo delle amministrazioni pubbliche pari al 5,2% del Pil nel 2023 e al 4,2% nel 2024 sono ora vicine ai nuovi obiettivi del governo dopo le nostre revisioni al rialzo di 0,8 punti percentuali e 0,7 punti percentuali nella nostra revisione del rating sovrano di maggio”.

Ora la manovra è pronta alla sfida del rating e dei mercati

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