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Parigi e Roma non sono poi così lontane, se il metro di misura è l’interesse economico delle due nazioni. La verità è che Francia e Italia dialogano più di quanto si possa credere. Sì, di scaramucce ce ne sono state e ce ne saranno, ma la quando entrano in gioco le relazioni diplomatiche, magari alimentate con un pizzico di saggezza, queste ultime finiscono per incastrarsi alla perfezione con le ambizioni industriali di un Paese.

Nei giorni scorsi, come raccontato da Formiche.net, si è assistito allo strappo in avanti francese, sul terreno degli aiuti di Stato alle imprese, in risposta alla valanga di sussidi in arrivo sulle industrie statunitensi. Parigi si starebbe cucendo su misura un piano di sostegno alle proprie aziende, nell’attesa che l’Europa metta in piedi una strategia comunitaria di risposta alla sfida sul piano della competitività degli Usa.

Ma, al netto di tutto questo, le relazioni bilaterali proseguono. E danno i loro frutti. Si prenda, per esempio, il caso di Tim, dopo il blitz del fondo americano Kkr (già azionista di Fibercop) sulla rete dell’ex monopolista. Come noto, il gruppo telefonico necessita di liberarsi della propria infrastruttura per abbattere il debito (20 miliardi) e spostare il baricentro degli investimenti. Kkr ha messo sul piatto più o meno quella cifra, nell’attesa che il governo italiano, che partecipa al capitale di Telecom per mezzo di Cassa depositi e prestiti (9,8%), scopra le sue carte e presenti un’offerta concorrente o collaterale a quella americana.

Ma ecco il punto, a Tim i soldi offerti da Kkr non bastano e, soprattutto, non bastano all’azionista di riferimento (quasi il 24%) del gruppo guidato da Pietro Labriola, Vivendi. La media company francese ha il boccino in mano, el’ultima parola sulla cessione dell’asset. Palazzo Chigi lo sa, vista e considerata anche la strategicità dell’infrastruttura in questione (coperta, è bene ricordarlo, dalla normativa sul Golden power). Ed è qui che entra in gioco Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del made in Italy.

Non è ancora chiaro se alla fine arriverà una proposta italiana per l’acquisto della rete, ma è certo che proprio con i francesi di Vivendi, il dialogo c’è e si sente. Proprio poche ore fa, infatti, intervenendo al tradizionale question time del mercoledì, Urso ha chiarito come le interlocuzioni con la Francia siano vive. “Su Tim e l’offerta per la rete del fondo Kkr, trattandosi di una società quotata e di un un asset strategico di sicurezza, il governo sta seguendo con la massima estensione gli sviluppi, ferma restando l’autonomia di Tim e dei profili relativi alla Golden power”, ha premesso l’ex presidente del Copasir.

Poi, una precisazione, che non è un dettaglio. “Rispetto al ruolo di Vivendi posso dire che la società e nella persona anche dell’amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine sta lavorando nel tavolo che abbiamo realizzato insieme agli altri attori istituzionali e tutti gli attori privati interessati e, questo credo che sia riconosciuto, in un clima di piena collaborazione, che credo possa aiutarci trovare una conclusione positiva”. Dunque, relazioni a prova di industria. Destinante certamente a non esaurirsi con la vicenda Vivendi-Tim.

Tra poche ore, infatti, presso il Mimit a Via Veneto, lo stesso Urso incontrerà per un bilaterale il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire. Il quale, un mese e mezzo fa, affermava: “L’Italia è un grande Paese europeo e un attore chiave dell’industria e come sapete il presidente Macron ha avanzato delle proposte chiave per rafforzare la politica industriale europea. Contiamo sul sostegno dell’Italia”.

Italia e Francia, il dialogo c'è. Oltre Vivendi-Tim

Il ministro per le Imprese e il made in Italy, Adolfo Urso, ha assicurato la massima collaborazione e inclusione del socio transalpino dell’ex Telecom, nella vicenda per la cessione della rete. E tra poche ore incontrerà Bruno Le Maire, a Roma. Segno di un’interlocuzione legata a doppio filo all’industria​

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