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Pomodori, peperoni, meloni freschi, grano, semi di lino e lenticchie. Questi sono i prodotti di origine kazaka la cui importazione in territorio russo è stata sospesa temporaneamente dal Rosselkhoznadzor, il Servizio federale di vigilanza veterinaria e fitosanitaria afferente al ministero dell’Agricoltura di Mosca. Ufficialmente, “la decisione è stata presa a causa del mancato intervento delle autorità competenti in Kazakistan e per garantire la sicurezza fitosanitaria del territorio russo”, secondo quanto si può leggere sul sito web dell’agenzia governativa russa, che ha rilevato in duecentoquindici casi la presenza di parassiti in prodotti alimentari arrivati dal Kazakistan nel 2024, un aumento di quattro volte rispetto all’anno scorso. Quella della Rosselkhoznadzor non è una decisione isolata: soltanto il mese scorso, la Russia aveva vietato l’importazione di grano e farina prodotti in Kazakistan dopo che, ad agosto, Astana aveva vietato le importazioni di grano per proteggere il proprio mercato interno. Ma le tempistiche dell’ultimo bando suggeriscono che il vero motivo possa essere un altro, e che sia slegato dagli “screzi doganali” tra i due Paesi.

In un’intervista alla testata TengriNews datata mercoledì 16 ottobre, il portavoce presidenziale kazako Berik Uali ha affermato che il presidente Kassym-Jomart Tokayev ha ricevuto la proposta di far diventare il Paese da lui guidato un membro dei Brics, proposta che sta venendo valutata attentamente dai dipartimenti governativi competenti, usando come criteri gli interessi nazionali del Kazakistan. Tuttavia, Uali ha però specificato che “al momento e, molto probabilmente, nel prossimo futuro, il Kazakistan si asterrà dal presentare una domanda di adesione ai Brics, anche in considerazione del processo in più fasi di valutazione della questione dell’adesione, nonché di altre questioni relative alle prospettive di sviluppo di questa associazione”, aggiungendo che il presidente Tokayev si è ripetutamente espresso a favore delle Nazioni Unite come “organizzazione internazionale universale e insostituibile”, e ha affermato che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu dovrebbe essere riformato per tenere conto degli interessi delle potenze regionali.

Quest’ultima affermazione stride particolarmente con l’intenzione del leader russo Vladimir Putin di trasformare i Brics in un’organizzazione dalla vocazione globale, all’interno del più ampio confronto tra il mondo occidentale da una parte, e la Federazione Russa e i suoi alleati più o meno stretti dall’altra. Non a caso il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov si è espresso al riguardo Dmitry Peskov, dichiarando alla Bbc che i Brics non sostituiscono le Nazioni Unite, ma anzi “ne integrano, anziché contraddirne, la natura internazionale”. Peskov ha poi aggiunto che “Il Kazakistan è nostro amico, nostro partner strategico, nostro alleato. Diamo valore alle nostre relazioni. Questa è la prima cosa. Per questo, ovviamente, è il Kazakistan stesso a decidere il formato della sua partecipazione a certe organizzazioni”.

Alla luce del fatto che la Russia ha una storia di divieti d’importazione di prodotti alimentari provenienti da Paesi “amici” e “non amici” usati in modo strumentale durante le dispute politiche, non è difficile includere le ultime vicende all’interno di questa categoria. Soprattutto in vista del vertice dei Brics in programma dal 22 al 24 ottobre nella città russa di Kazan, dove Tokayev parteciperà come ospite a una riunione allargata giovedì prossimo.

 

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