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Mentre sono in corso una serie di incontri e negoziati su come procedere lungo la traccia indicata dall’accordo di Ocrida, per normalizzare le relazioni tra Serbia e Kosovo, al contempo è utile riflettere una volta di più su come questa fase diplomatica possa rappresentare un freno alle mire esterne sull’intero costone balcanico, nella consapevolezza che gli altri dossier aperti, come la guerra in Ucraina, hanno riverberi (diretti e indiretti).

Secondo l’ultimo paper di Carnegie il governo serbo si è impegnato a porre fine alla presenza di Wagner nel paese, ma non è riuscito a farlo del tutto: i volontari serbi sono ancora visti combattere per la Russia in Ucraina, mentre in patria i radicali serbi sfoggiano le insegne di Wagner alle manifestazioni nazionaliste, che tendono a diventare violente. La leadership del Kosovo, si legge, ha accusato Wagner di preparare provocazioni nel nord del paese popolato dai serbi, e funzionari della sicurezza in Bosnia-Erzegovina affermano che i rappresentanti di Wagner erano presenti alle celebrazioni nazionaliste nell’entità serba bosniaca del paese, la Republika Srpska. La tesi sostenuta è che la Russia ha cercato di manipolare i suoi legami con i Balcani per distogliere le risorse e l’attenzione dell’Occidente dallo spazio post-sovietico, che il Cremlino considera la sfera di influenza della Russia.

Instabilità e geopolitica

“I sempre instabili Balcani occidentali, circondati dagli stati dell’Ue, sembrano avere tutti gli ingredienti per diventare una tale distrazione”, si legge nel paper, anche perché nel frattempo “la brutale guerra della Russia contro l’Ucraina non è riuscita a rendere i leader balcanici più costruttivi di fronte alla crisi, mentre la popolarità della Russia presso molti locali è rimasta in gran parte indenne. Al contrario, le società balcaniche tendono a interpretare la guerra Russia-Ucraina attraverso la lente della propria esperienza nelle guerre jugoslave degli anni ’90, ravvivando i loro vecchi rancori contro l’Occidente. Di conseguenza, i Balcani occidentali dimostrano uno dei più alti livelli di sostegno alle politiche della Russia nel mondo”.

Come si inserisce questa analisi nel processo di pacificazione con il Kosovo? Secondo il parlamentare friulano di FdI Emanuele Loperfido, componente della Commissione Esteri, si tratta di processi lenti che vanno tenuti nella massima attenzione, anche perché figli di questioni ataviche, che non possono essere risolte dall’oggi al domani. “Certamente è possibile notare un miglioramento dei rapporti come dimostra l’accordo di Ocrida per normalizzare le relazioni tra i due Paesi. Come osservato anche dal capo della diplomazia Ue, Joseph Borrell, è necessario altro lavoro per finalizzare le discussioni sullo stato di attuazione, quindi si rende necessario un gruppo di monitoraggio. La volontà da parte del premier serbo Vucic e di quello kosovaro Kurti c’è”.

Nuova cortina e il fronte russo-turco-cinese

Della questione si è discusso anche nel Consiglio europeo del 9 febbraio scorso, quando tutti hanno riconosciuto che i processi di normalizzazione sono in atto, prosegue Loperfido, e oggi occorre evitare una radicalizzazione, per proseguire con un nuovo slancio alla volta di un processo di dialogo guidato dall’Unione europea. “In questo quadro il ruolo dell’Italia è sicuramente importante, così come è stato sostenuto in occasione del primo Forum balcanico di Trieste e in occasione del recente Business Forum di Belgrado alla presenza di centinaia di aziende. Il Governo ritiene che la crescita economica sia il volano per la stabilità, non soltanto economica, ma politica dell’intera area”.

Un passaggio, questo, che è stato sottolineato più volte anche dal Ministro degli esteri Antonio Tajani, che recentemente ha osservato come paradossalmente la guerra in Ucraina potrebbe favorire l’adesione dei Paesi balcanici all’Ue. Secondo Loperfido il dossier balcanico è figlio di molteplici processi che si intersecano, “per cui di fronte a un blocco occidentale, democratico e liberale che porta al progresso economico i Paesi membri rappresentano buone prassi da poter mostrare a tutti i Paesi candidati all’ingresso in Ue, anche per evitare che possano essere attratti da sirene provenienti da quella che si può definire una sorta di nuova cortina tra la democrazia, l’Occidente e gli altri Stati, ovvero il fronte russo, quello turco e quello cinese”.

Sicurezza e immigrazione

Sicurezza e immigrazione clandestina sono due dossier molto legati al tema della macroarea balcanica. Come influiscono sul punto le policies turche e soluzioni comuni come i pattugliamenti congiunti tra polizia italiana e polizia bosniaca da poco attivati? “La rotta balcanica, lo dico da parlamentare friulano, è sicuramente molto impattante per i nostri territori. Il fatto di voler coinvolgere all’interno delle frontiere europee una linea comune di contrasto ai flussi migratori clandestini è una mossa utile, così come ci viene richiesto dai paesi del Nord Europa, Svezia in primis. Aggiungo che l’ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia rappresenterà anche l’occasione per far affrontare la questione dell’immigrazione clandestina all’interno dell’Unione europea, non soltanto come singoli Paesi ma come come Paesi europei. In questo senso anche i rapporti con la Turchia devono essere gestiti proprio in modo europeo, perché le ripercussioni non saranno soltanto per i Paesi balcanici o per il Friuli Venezia Giulia, ma anche per chi prosegue verso il nord Europa”.

Non solo Piano Mattei: l’Italia nei Balcani

Giorgia Meloni ha detto più volte che i Balcani, per l’Italia, hanno una rilevanza strategica. Come portare più Italia in quell’area? “Abbiamo già iniziato a farlo con le missioni di carattere imprenditoriale – precisa Loperfido – Sono stati attivati diversi rapporti a livello governativo accanto a missioni di carattere economico. Credo che ora sia utile accelerare il tutto sotto diversi fronti al fine di sviluppare percorsi anche legati all’ambito culturale, identitario e linguistico per rafforzare quei legami che ci sono tra il mondo balcanico il mondo italiano. Trieste è sempre stato un luogo di dialogo tra queste varie culture, quella austroungarica, quella slava e quella italiana: per cui le relazioni verranno rafforzate anche con il sostegno degli Istituti Italiani di Cultura all’estero”, conclude.

@FDepalo

Il fronte russo-turco-cinese e la tensione nei Balcani. Come uscirne?

Secondo l’ultimo paper di Carnegie, la Russia manipola i Balcani per distogliere le risorse e l’attenzione dell’Occidente dallo spazio post-sovietico. Loperfido (FdI): “I Paesi membri rappresentano buone prassi da poter mostrare a tutti i candidati all’ingresso in Ue, anche per evitare che possano essere attratti da sirene della nuova cortina che separa la democrazia, l’Occidente e gli altri Stati, ovvero il fronte russo-turco-cinese”

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