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Nei giorni scorsi Jia Guide, ambasciatore cinese a Roma, ha partecipato al convegno “Un nuovo ordine internazionale per un futuro condiviso dell’umanità” organizzato dall’Istituto di Studi giuridici internazionali, organo scientifico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), principale ente pubblico di ricerca italiano, sottoposto alla vigilanza del ministero dell’Università e della ricerca.

Un palcoscenico perfetto, per lui ambasciatore e giurista, per raccontare la visione cinese del mondo. La Cina “non persegue mai l’egemonia né espansione né sfere di influenza”, ha spiegato senza però soffermarsi su Taiwan. Quanto alla “crisi ucraina” (guai a chiamarla guerra, o ancora peggio invasione russa) ha sostenuto che “la Cina è disposta a lavorare con l’Italia per sostenere tute le parti a condurre il dialogo su un piano di parità”. Il tutto senza riconoscere né l’esistenza di un invaso e un invasore né le responsabilità della Russia, e indicando però la via per il futuro invitando a opporsi a “egemonismo e politica di potenza”.

Non è mancato un riferimento alla Via della Seta, simbolo della “cooperazione amichevole” tra Italia e Cina. Il memorandum firmato nel 2019 dal governo Conte “ha integrazione la cooperazione economico e commerciale e gli scambi culturali tra i due Paesi”, ha spiegato il diplomatico la cui principale missione nel suo primo anno a Roma è il rinnovo di quell’intesa su cui il governo Meloni sta ancora facendo valutazioni. Importante ricordare che il rinnovo è automatico dopo cinque anni a meno che una delle due parti non comunichi all’altra la volontà di recedere tre mesi prima.

Soltanto quattro giorni prima dell’evento al Cnr, il ministro degli Esteri cinese Qin Gang aveva pronunciato un discorso in apertura del China Development Forum 2023 il cui titolo ricorda molto quello del convegno italiano: “Un nuovo cammino verso una comunità con un futuro condiviso dell’umanità”. A metà marzo Xi aveva presentato la nuova dottrina di politica estera in 24 caratteri (cinesi), che si conclude con “osate combattere”. Uno slogan che dimostra che “la Cina vuole sentirsi una potenza negli affari internazionali pari alla sua crescente potenza nazionale”, ha spiegato Wu Xinbo, preside dell’Istituto di studi internazionali dell’Università Fudan di Shanghai, al Financial Times. “Ma un altro fattore è il tentativo degli Stati Uniti di contenere la Cina. Vogliono isolarci, sopprimerci, demonizzarci, e quindi dobbiamo acquisire la capacità di resistere a questi sforzi”, ha aggiunto.

Tappe di un tentativo di revisione dell’ordine internazionale denunciato anche da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, la scorsa settimana. Citando il sostegno della Cina alla Russia nella guerra in Ucraina, la Via della Seta e l’assertività negli organismi multilaterali, von der Leyen ha affermato che il Partito comunista cinese ha “il chiaro obiettivo di un cambiamento sistemico dell’ordine internazionale con la Cina al centro”.

Un progetto che ha trovato spazio al Cnr, che così ha offerto alla diplomazia e alla propaganda cinese anche la sua fama internazionale (nel 2018 era tra i primi dieci enti di ricerca pubblici più innovativi del mondo nella classifica stilata da Nature Index). È pratica diffusa per i regimi come la Cina cercare nelle istituzioni dei Paesi occidentali piattaforme attraverso le quali diffondere le proprie posizioni e accreditarsi sfruttandone il prestigio. Un po’ come accadute con l’anomalia degli Istituti Confucio, che sfruttano il brand delle università ospitanti nei Paesi occidentali, Italia compresa.

Al convegno ha portato i suoi saluti iniziali, con una lettera, Oliviero Diliberto, ex ministro di Grazia e giustizia nei due governi presieduto da Massimo D’Alema. Oggi Diliberto è preside della Facoltà di Giurisprudenza all’Università di Roma “La Sapienza” e professore di diritto romano presso l’Università di Wuhan ed è stato i curatori del Codice civile della Repubblica popolare cinese. Nelle scorse settimane, ospite China Central Radio and Television, aveva elogiato la Cina di Xi Jinping e la Via della Seta (“una straordinaria iniziativa globale”). Lo stesso ha fatto nel suo messaggio al Cnr, citando già in apertura della sua lettera la leadership di Xi. L’anno scorso, una settimana dopo l’invasione russa dell’Ucraina, aveva criticato l’ordine internazionale e le sanzioni occidentali, intervistato da China Media Group: “Il deterioramento della situazione in Ucraina è stato causato dall’arroganza dei Paesi occidentali, le sanzioni non sono mai state il modo per porre fine a una crisi”, aveva detto.

Referente organizzativo del convegno è stato il giurista Fabio Marcelli, già candidato alle elezioni regionali nel Lazio con Unione popolare. Ha da anni un blog sul Fatto Quotidiano, dove si presenta così: “Nato il 15 marzo del 1956 a Roma, sono dirigente di ricerca dell’Istituto di studi giuridici internazionali del CNR, e dirigente dell’Associazione dei giuristi democratici a livello  europeo e internazionale, nonché del Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (CRED) e del Gruppo d’intervento giuridico internazionale (GIGI). Ho scritto quattordici libri e oltre centotrenta articoli su temi di diritto e relazioni internazionali”. Tra gli ultimi articoli, testimonianze del suo anti-americanismo: “Putin, la decisione della Corte penale dell’Aja per me è improvvida. Per almeno sei motivi”; “Ucraina, l’Italia è coinvolta fino al collo in questa guerra: rispettiamo l’articolo 11!”; “Ucraina, gli Usa si preparano alla guerra mondiale. Noi che facciamo?”; “Caro Zelensky, i popoli di questo mondo non vogliono la guerra” pubblicato neppure un mese dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

Presenti al convegno anche: Roberto Palaia, direttore Dipartimento scienze sociali e umane del Cnr; Enzo Cannizzaro, professore ordinario di diritto internazionale Università di Roma “La Sapienza”; Gemma Andreone, dirigente di ricerca Cnr-Isgi; Michela Arricale, copresidente del Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia; Maria Francesca Staiano, direttrice del Centro studi sulla Cina dell’Università di La Plata; Herta Manenti, sinologa del Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia.

Buona copertura al convegno è stata offerta dal sito l’Antidiplomatico, che si definisce “una delle voci di riferimento del mondo multipolare che si è affermato sul sanguinoso unilateralismo a guida Usa”, con un articolo del direttore Alessandro Bianchi.

(Foto: Ambasciata della Repubblica popolare cinese in Italia, Facebook)

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