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È ufficiale, Pyongyang, capitale della Corea del Nord, sarà di nuovo in lockdown per cinque giorni. La decisione del regime di Kim Jong-un è stata annunciata dall’emittente NK News. Ma niente riferimento diretto al Covid-19. Il confinamento ha come causa, secondo le autorità, l’aumento dei contagi di “una malattia respiratoria non specificata” e altri virus come il raffreddore comune.

Secondo alcuni media, l’annuncio ha portato i cittadini a fare scorte di cibo e altri prodotti di prima necessità, per la paura che il lockdown non sia di soli cinque giorni ma un periodo più lungo.

Circa tre milioni di residenti di Pyongyang dovranno dunque restare a casa fino a domenica (inclusa) e saranno costretti a sottoporsi a controlli della temperatura corporea più volte al giorno.

La misura coincide con un’ondata di freddo che porterà i termometri della capitale nordcoreana a -19°C. Non è ufficiale il lockdown in altre città della Corea del Nord ma per gli esperti è molto probabile.

La scorsa primavera, quando i casi di Covid-19 sono esplosi per la prima volta in Corea del Nord, era stato annunciato un lockdown di due settimane. Ad agosto del 2022, il regime di Kim Jong-un aveva dichiarato di avere sradicato completamente il Covid-19 dal Paese, ma evidentemente non per molto tempo…

Oltre alla pandemia, la Corea del Nord deve fare i conti con lo stato dei diritti umani. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha nominato una nuova inviata speciale dei diritti umani in Corea del Nord. L’incarico era libero dal 2017 dopo la decisione dell’amministrazione Donald Trump di stringere legami con Kim Jong-un. Questo aveva portato ad un allentamento delle tensioni tra i due Paesi, senza però alcun accordo. Per ufficializzare la nomina è necessaria l’approvazione del Senato americano.

La nuova inviata è Julie Turner, direttrice dell’Ufficio dell’Asia Orientale e il Pacifico dell’Ufficio di Democrazia, Diritti Umani e Lavoro del Dipartimento di Stato americano. Con un comunicato ufficiale, la Casa Bianca l’ha nominata inviata speciale per gli affari dei diritti umani a Pyongyang.

Turner ha una lunga carriera diplomatica. Da 16 anni lavora al Dipartimento di Stato, occupando ruoli di grande responsabilità su iniziative per la promozione dei diritti umani in Corea del Nord. Parla perfettamente francese e coreano.

L’incarico che ricopre adesso ha il grado di ambasciatore ed è stato creato da una legge del 2004 per fare pressione sulla questione dei diritti umani al regime di Kim Jong-un.

Covid, lockdown e diritti umani. La vita in Corea del Nord

Confinamento ufficiale a Pyongyang. Il regime ha ordinato un lockdown per l’aumento dei contagi per una “malattia respiratoria non specificata”, mentre dagli Usa arriva la nomina di una nuova inviata speciale dei diritti umani per la Corea del Nord

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