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Nonostante siano trascorsi quattordici anni dalla notte che ha segnato e cambiato per sempre la sua storia, L’Aquila è un attualissimo specchio del Paese. Di un’Italia meravigliosa e al contempo fragile, in grado di risollevarsi al cospetto di difficoltà apparentemente insormontabili e, soprattutto, di processi spesso resi complicati da un quadro normativo articolato e complesso.

L’esperienza maturata nel capoluogo abruzzese e nei comuni del cratere insegna che il tempo non è una variabile indipendente nei processi di rinascita da un evento drammatico come un sisma o qualsiasi altra calamità e la rapidità delle risposte incide nei destini delle comunità. Poter contare da subito su un quadro definito di regole, norme, deroghe, procedure, tenendo presente esperienze pregresse può essere determinante. Una legge quadro sulle ricostruzioni – solo per quelle successive ai terremoti negli ultimi 55 anni lo Stato ha speso circa 190 miliardi di euro – è fondamentale: ne è consapevole anche il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, che recentemente proprio all’Aquila ha confermato la volontà del governo di affrontare con decisione la necessità di predisposizione di un quadro normativo uniforme che  consenta di passare celermente dalla fase emergenziale a quella attuativa del riscatto delle comunità partendo dall’esperienza aquilana.

Quello maturato all’indomani del terremoto del 6 aprile 2009, infatti, è stato il primo vero tentativo in larga scala di immaginare un “corpus” normativo in grado di spaziare dalla gestione dell’emergenza a quella dei vari livelli della ricostruzione. Capace di dare risposte immediate allo smarrimento degli sfollati e di pensare, contestualmente, alla rinascita della città e di rendere pienamente operativa quella grande macchina che va sotto il nome di Protezione civile nata grazie all’intuizione di un politico lungimirante come Giuseppe Zamberletti maturata a cavallo dei disastri del Friuli e dell’Irpinia.

Eppure dopo i terremoti del 2012 in Emilia e del 2016 nel Centro Italia, l’unico mantra sembrava essere quello di “non fare come all’Aquila”, denigrando un modello sicuramente migliorabile ma che aveva ed ha elementi positivi e che invece si voleva a tutti i costi bocciare, con le conseguenze che, soprattutto per le popolazioni delle realtà “più periferiche” colpite da calamità, ancora vediamo.

Con il tempo si è assunta la consapevolezza, invece, che quello aquilano potesse essere un buon punto di partenza perché oltre all’attuazione della più grande operazione di rigenerazione urbana in Italia dal dopoguerra sull’Aquila si sta sperimentando, con successo, un programma di interventi in cui formazione, innovazione, cultura e turismo rappresentano i cardini di emancipazione di un territorio.

Su queste basi è stata sottoscritta la Carta dell’Aquila, manifesto delle città delle aree interne per lanciare un grande piano di implementazione di servizi, infrastrutture e tutto ciò che possa favorire l’uscita dall’isolamento in cui versano le città medie della dorsale appenninica e i luoghi che la delimitano.

Oltre a ospitare già una delle sei Case delle tecnologie emergenti italiane L’Aquila accoglierà le sedi della prima scuola di formazione per Vigili del fuoco d’Italia, del Centro di formazione per il servizio civile universale e della Scuola di formazione per la Pubblica amministrazione. Strutture che contribuiranno a rinvigorire il tessuto sociale, economico e culturale di una terra che ha saputo scommettere sul proprio destino con visione prospettica  provando, e riuscendoci – dati alla mano – ad aumentare l’attrattività anche sotto il profilo turistico.

Cogliendo a pieno le opportunità fornite dal Pnrr e dal relativo Fondo complementare per le aree colpite dal sisma 2009 e 2016-17 sono stati programmati oltre cinquanta interventi per circa 170 milioni di euro per opere pubbliche, urbanistica, trasporti, ricostruzione pubblica, transizione ecologica e gestione del territorio.

Quella dall’Aquila è la cartolina di una città che “ce la sta facendo” grazie anche al sostegno degli italiani e della comunità internazionale ed è pronta a restituire, in termini di competenze, conoscenze e opportunità come quelle che questa nazione è in grado di offrire quando si ha voglia di mettersi in discussione, osare quando è necessario, merito e capacità.

Una legge sulle ricostruzioni partendo dall'Aquila. Scrive il sindaco Biondi

Di Pierluigi Biondi

Sono passati 14 anni dalla notte del terremoto che ha segnato per sempre L’Aquila. Il sindaco Pierluigi Biondi racconta su Formiche.net come quello aquilano può essere un buon punto di partenza perché oltre all’attuazione della più grande operazione di rigenerazione urbana in Italia dal dopoguerra sull’Aquila si sta sperimentando, con successo, un programma di interventi in cui formazione, innovazione, cultura e turismo rappresentano i cardini di emancipazione di un territorio

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