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“Sono quasi certo che [Vladimir] Putin sia dietro la caduta del governo Draghi”. Parla così John Phillips, ambasciatore statunitense in Italia durante la seconda amministrazione di Barack Obama, durante un webinar del Carnegie Endowment for International Peace, uno dei principali think tank degli Stati Uniti. Dicendolo, ha sottolineato il rapporto storico e personale tra Silvio Berlusconi e il presidente russo. Ma anche quella che è stata una grande sfida nel suo periodo da ambasciatore: la propaganda russa. E ha citato a esempio il dibattito sulle sanzioni contro la Russia per l’annessione illegale della Crimea nel 2014.

Parlando poi dell’Italia a pochi giorni dal voto, Phillips ha sottolineato come l’instabilità politica sia uno dei grandi problemi italiani. Ha citato la sua esperienza per dimostrarlo: quattro presidenti del Consiglio in quattro anni, dal 2013 al 2017 (Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni). E forse non è un caso che le elezioni del 2018 abbiamo visto il trionfo di Movimento 5 Stelle e Lega con piattaforme elettorali fortemente euroscettiche e anti Nato. Una legislatura finita con il governo dichiaratamente europeista e atlantista di Mario Draghi, un cosiddetto tecnocrate. Il “più stabile che l’Italia abbia avuto per anni”, grazie anche al fatto che il presidente del Consiglio “è molto rispettato”, una percezione evidente anche in Europa, ha spiegato Phillips.

Il webinar si è aperto con una domanda netta da parte del moderatore, Dan Baer, vicepresidente e direttore del programma Europa del Carnegie. “Chi è Giorgia Meloni?”, a dimostrazione dell’interesse oltreoceano per il futuro dell’Italia a pochi giorni dalle elezioni. A rispondere per prima è Hannah Roberts, corrispondente da Roma di Politico Europe, che sottolinea come la leader di Fratelli d’Italia sia una figura atipica per la politica italiana: può diventare la prima donna presidente del Consiglio, ha solo 45 anni anche se da 30 fa politica, è una madre non sposata. Poi Roberts ha spiegato le posizioni conservatrici e la svolta atlantista di Fratelli d’Italia, evidenziato l’allenamento con il governo Draghi e l’appartenenza alla famiglia conservatrice europea, con Meloni che è presidente del Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei.

Rosa Balfour, direttrice di Carnegie Europe, ha spiegato la “strana alleanza” di Fratelli d’Italia, “un partito post-fascista che non rientra in realtà nella definizione di populismo”, con Forza Italia di Berlusconi e la Lega di Matteo Salvini, due partiti che invece sono “classicamente populisti”. Inoltre, il secondo, ha ricordato l’esperta, ha un accordo con Russia Unita di Putin spiegando le posizioni scettiche sulle sanzioni espresse da Salvini. Il tutto, rischia di tradursi in difficoltà per la coalizione di centrodestra di governare in caso di successo elettorale. Il “più grande problema” che potrebbe avere Meloni sono i suoi alleati, ha confermato Roberts.

Putin, Salvini e Meloni? Se ne parla a Washington e l’amb. Phillips…

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