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In questi ultimi giorni, la borsa americana e quelle europee hanno dato segni di bel tempo. La causa efficiente è stata la pubblicazione del verbale dell’ultima seduta del Federal Open Market Committee da cui si deduce che all’interno dell’autorità americana sta evolvendo una posizione secondo cui è venuto il momento, negli Usa, di allentare la stretta monetaria. Questa posizione – occorre sottolineare – non è ancora maggioritaria.

Ci sono, al tempo stesso , segnali, non solo dagli Usa, dei rischi di una nuova crisi finanziaria che potrebbe essere, se non delle proporzioni di quella del 2008-2009, tale da mettere a repentaglio i programmi di ripresa di diversi Paesi.

I rischi meno osservati in Europa, e, quindi, in Italia, vengono dall’Asia. Riguardano il debito ma non necessariamente quello delle Pubbliche amministrazioni come nel 1997-98. Numerose grandi imprese si sono indebitate in dollari Usa (o tramite prestiti con istituzioni finanziarie o, più frequentemente, tramite l’emissione di obbligazioni in greenback) quando la valuta americana si era deprezzata e i tassi d’interesse erano bassi o quasi nulli o anche negativi. Secondo Morgan Stanley, il tasso di insolvenza su questi titoli in Asia ha già raggiunto il 15%. In alcuni Paesi, le difficoltà finanziarie di grandi imprese hanno più che turbato i mercati. Ad esempio, in Corea Legoland si è dichiarata insolvente a fine settembre, scatenando un pandemonio sui mercati finanziari: i tassi d’interesse sono arrivati ai livelli del 2008-2009 e il governo ha dovuto comprare 35 miliardi di dollari Usa di obbligazioni per evitare guai peggiori. Si è parlato molto dei problemi del settore immobiliare in Cina, indebitatosi, però, sul mercato locale e in valuta locale, ma poco di quelli in Vietnam, finanziatosi sul mercato internazionale in dollari; è in condizioni anche peggiori, con inevitabili ripercussioni in tutta l’area.

Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna sono i fondi pensione ad essere stati particolarmente colpiti soprattutto dall’aumento dei tassi. La Bank of England è dovuta intervenire per acquistare obbligazioni di fondi in difficoltà. Il problema non è, sino ad ora, sorto nella zona dell’euro, grazie a una più rigorosa regolazione.

In Europa, specialmente in quella continentale, le banche sono uscite dalla pandemia di Covid-19 in condizioni molto migliori di quanto inizialmente previsto. Le riserve di capitale sembrano ampie e gli utili bancari sono in ripresa, come accade tipicamente quando i tassi di interesse aumentano. I crediti deteriorati dell’area dell’euro, che sono stati un problema enorme all’indomani della crisi del debito europeo, sono ancora vicini al punto più basso da quando è iniziato nel 2015 il monitoraggio costante. Nell’attuale crisi energetica e nell’incombente recessione, la stabilità del settore bancario sarà, però, sotto pressione in modi nuovi. Il credito al consumo sta già mostrando segni di stress e le famiglie a basso reddito senza un cuscinetto di risparmio sono in particolari difficoltà. Le banche dovranno anche essere più attente alle insolvenze che si verificano al di fuori del sistema bancario, ad esempio nel campo delle imprese ad alto impiego di energia, un potenziale punto di stress.

La Banca centrale europea (Bce) ha già indicato che gli standard di prestito si stanno inasprendo. Sullo sfondo di un maggiore rischio geopolitico, le banche potranno essere esposte ad attacchi informatici più frequenti. Il lavoro a distanza e la digitalizzazione dei servizi finanziari hanno messo a nudo quanto fossero obsoleti i sistemi informatici sia delle imprese sia delle istituzioni finanziarie e le banche sono diventate più vulnerabili a causa di questi vecchi sistemi informatici. Le autorità di vigilanza della Bce hanno avvertito che tali attacchi sono sempre più mirati a sconvolgere il sistema finanziario piuttosto che al mero guadagno finanziario. La proposta dell’Ue sulla resilienza operativa digitale (Dora) dovrebbe, una volta adottata, preparare meglio le banche e consentire una maggiore condivisione delle informazioni con le autorità di vigilanza. Tuttavia, le banche e le loro autorità di vigilanza devono rafforzare i loro sistemi ben prima che questa legislazione entri in vigore, possibilmente alla fine del 2024, se vogliono resistere alla crisi che si paventa. Sono loro prima e più dei governi a dover agire per evitare la crisi finanziaria del prossimo futuro.

Una nuova crisi finanziaria? È possibile evitarla

Le autorità di vigilanza della Bce hanno avvertito che gli attacchi informatici sono sempre più mirati a sconvolgere il sistema finanziario piuttosto che al mero guadagno. La proposta dell’Ue sulla resilienza operativa digitale (Dora) dovrebbe, una volta adottata, preparare meglio le banche e consentire una maggiore condivisione delle informazioni con le autorità di vigilanza. Il commento di Giuseppe Pennisi

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