Skip to main content

Se c’è una cosa su cui i cittadini dello spazio euro-atlantico concordano è l’importanza che la Nato riveste per la propria sicurezza. A certificarlo è stato di recente l’annuale sondaggio effettuato dalla stessa Alleanza Atlantica, che ha registrato come l’82% dei cittadini della Nato considera importante la relazione tra Europa e Nord America per affrontare le sfide della sicurezza. Una quota molto alta in tutti i Paesi, con un picco del 93% in Albania e il minimo in Montenegro (41%), l’unico a scendere sotto il 60%. “Da questi dati emergono alcune considerazioni molto importanti” ha commentato ad Airpress l’ambasciatore Francesco M. Talò, già rappresentante permanente d’Italia presso la Nato, “e innanzitutto si rileva che l’Alleanza Atlantica è ancora considerata, anzi sempre di più, come cruciale per la sicurezza delle nostre nazioni”. L’Italia in questo senso è tra quei Paesi che hanno un’alta considerazione del valore della Nato, con l’83% dei cittadini che la considera importante per la propria sicurezza, un valore leggermente superiore alla media generale.

Sono numeri, quelli che emergono dalla Nato, che restituiscono un quadro chiaro (e talvolta sottovalutato) della percezione che i cittadini euro-atlantici hanno delle proprie necessità di sicurezza. Tra i vari quesiti, infatti, ne emerge soprattutto uno che dà la misura della concretezza con il quale si traduce questo sostegno, il numero di persone che concordano sull’impegno che il proprio Paese difenda un alleato qualora quest’ultimo dovesse essere attaccato. Anche in questo caso i numeri emersi sono molto significativi, con una media del 61%, al netto della realtà geopolitica che rende la domanda meno teorica che in passato, con una guerra alle porte di casa. “I numeri emersi – ha sottolineato ancora Talò – dimostrano la consapevolezza del ruolo che la Nato svolge per la sicurezza collettiva”.

Altro dato importante sottolineato dall’ambasciatore è quello sulla crescita di consenso sul tema, complicato, delle spese da dedicare per la difesa. Si è infatti passati dal 30% del consenso sulla necessità di aumentare le spese del 2021, al 35% del 2022, al 40% di oggi. Si va dal massimo della Bulgaria, al 58%, al minimo dell’Islanda al 13%, “un dato che riflette la geografia europea”, ha commentato Talò. In questo senso l’Italia non è tra i Paesi di punta, perché ha solo il 28% che si dice d’accordo all’aumento delle spese, ma è comunque in crescita rispetto al 21% dell’anno precedente: “se consideriamo insieme quelli che vorrebbero spendere di più con quelli che vogliono mantenere i livelli attuali – ha infatti indicato l’ambasciatore – si registra la maggioranza, il 67%, che comunque concorda sull’importanza delle spese militari. Mi pare davvero un dato interessante, che segna l’inizio di un cambiamento culturale che però richiede ancora molto impegno”.

Alla base di questi cambiamenti, c’è sicuramente la consapevolezza che la pace in Europa non è più scontata. “Abbiamo una guerra di dimensioni importanti e drammatiche non lontano da noi, è quindi fondamentale essere preparati” ha detto Talò, ricordando come di recente sia intervenuto anche il ministro della Difesa, sottolineando la necessità di fare di più per la sicurezza in generale “smettendo di contrapporre la difesa a scuole e ospedali; proprio il ministro ha fatto l’esempio dell’Ucraina, che non ha più scuole e ospedali perché sono stati bombardati dai russi”. Allora, da questi dati si vede come ci siano dei cambiamenti che rispondono al contesto internazionale “si può fare di più, ma è importante far crescere la consapevolezza dell’importanza di questi temi; ancora una volta dobbiamo superare il vecchio adagio della scelta tra burro o cannoni.”.

Al di là dei numeri, per l’ambasciatore Talò è lo strumento stesso del sondaggio a essere significativo “nel contesto di una alleanza tra Paesi democratici come la Nato è fondamentale avere un continuo rapporto tra chi ha le responsabilità delle decisioni politiche e l’opinione pubblica”. Per l’ambasciatore, infatti, leggendo i dati di questo sondaggio, emergono tendenze interessanti su cui riflettere, nel contesto di un mondo che è cambiato e che richiede una diversa cultura della sicurezza. “Allo stesso tempo – ha aggiunto Talò – è necessario che la politica sia fatta anche di leadership, senza dover seguire pedissequamente le tendenze del momento dell’opinione pubblica”. Avere quindi questo tipo di sondaggi, dunque, a cadenza regolare e fatti in modo accurato, è qualcosa di importante, che permette di avere un’immagine più precisa di quali sono davvero le tendenze nello spazio euro-atlantico e del ruolo della Nato.

D’altro canto, come rivela Talò, in questa fase emerge chiaramente l’importanza di esercitare la funzione di leadership per l’Italia. È di oggi la dichiarazione del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in visita ai militari italiani in Libano: “La pace non si costruisce con i buoni sentimenti, è soprattutto deterrenza”. In linea con le sue precedenti affermazioni il ministro Guido Crosetto ieri ha precisato: “abbiamo Forze armate straordinarie, ma i tempi in cui viviamo non ci consentono più di basare la nostra difesa sul loro cuore, c’è bisogno di investire”.

Aumenta l’attenzione sulla Difesa, ma è il primo passo. Talò legge il sondaggio Nato

L’82% dei cittadini della Nato considera importante la relazione tra Europa e Nord America per affrontare le sfide della sicurezza, e cresce il consenso sull’aumento delle spese della difesa. Sono i numeri che emergono dal recente sondaggio della Nato sulla percezione dei cittadini euro-atlantici sulla sicurezza e che secondo l’ambasciatore Francesco M. Talò, sono il segno dell’inizio di un cambiamento culturale, che però richiede ancora molto impegno

Ucraina, si può uscire dall'angolo delle armi? La proposta Schroeder e la tela di Blinken

Nel bel mezzo delle tensioni su suolo ucraino (e polacco), l’ex cancelliere riprova ad abbozzare un nuovo tentativo di mediazione, certo che “Francia e Germania devono prendere l’iniziativa”. Se il suo sforzo verrà preso in esame lo si capirà già tra pochi giorni, quando Blinken sarà a Parigi e Bruxelles

Per fermare la disinformazione serve un’agenzia ad hoc. Parla Borghi (Iv)

Il senatore di Italia Viva e membro del Copasir propone un terzo servizio sotto il Dis, oltre ad Aise e Aisi, che si occupi di sicurezza cognitiva. “Nessuno scenario orwelliano, dobbiamo modernizzare gli strumenti a tutela della corretta e libera informazione”, spiega. Con la presentazione del disegno di legge “vogliamo aprire il dibattito, siamo aperti al confronto anche sulle forme di organizzazione”, aggiunge

Qual è lo scopo della lista di Bonino e Renzi? L'interrogativo di Cangini

La lista elettorale dedicata agli “Stati Uniti d’Europa” avrebbe senso se fosse il battesimo di una nuova formazione politica. Se, cioè, i capi dei rispettivi partitini fossero così generosi e lungimiranti da mettere sul piatto del progetto politico comune la propria testa, ovvero la propria leadership. Leadership spesso indiscutibili ed indiscusse. Ma non è così. Il commento di Andrea Cangini

Il duello tra Usa e Cina sui processori va oltre l'autonomia tecnologica

Il Financial Times riporta la notizia della scelta adottata dalla Cina di dismettere l’utilizzo di processori Intel e Amd — oltre che del sistema operativo Windows e implicitamente dei software che ne hanno bisogno per funzionare — dalla propria amministrazione: al bando tecnologico la Cina risponde con un colpo alla solidità delle Big Tech Usa. L’analisi di Andrea Monti, professore incaricato di Digital law nell’Università di Chieti-Pescara

Grosso guaio a Sud per la Russia. Turchia e Golfo minacciano le entrate del Cremlino

La paura di essere colpiti dalle sanzioni si diffonde anche in quei Paesi finora più affidabili della Cina nel sostegno al Cremlino, almeno dal punto di vista finanziario. E così il numero delle banche che blocca o ritarda i pagamenti verso la Russia aumenta

Colpa di Kyiv e Occidente. La propaganda di Russia, Iran e Cina a reti unificate sull’attentato

NewsGuard ha analizzato le diverse propagande: a Mosca si è preparato il terreno per le dichiarazioni dell’intelligence, a Teheran si punta il dito contro Usa e Israele, a Pechino girano le fake news sull’origine “americana” dello Stato Islamico

Fanteria e droni. Ecco i piani del Pentagono per i plotoni robotizzati

La Us Army vuole schierare dei plotoni composti principalmente da robot operati da remoto nelle loro brigate corazzate. Se questo piano verrà applicato nelle sue condizioni attuali verranno schierati sedici dei suddetti plotoni essendoci undici brigate corazzate all’interno della Us Army e cinque nella guardia nazionale

Dai droni ai magazzini nascosti, ecco la nuova logistica dei Marines

Il corpo d’elite americano rivede il funzionamento dei propri sistemi logistici, sia implementando l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia che ricorrendo a opzioni economiche ed efficienti

Europee 2024, così Bruxelles impugna il Dsa contro la disinformazione

La Commissione europea sta esortando le piattaforme digitali ad alzare l’asticella nella lotta contro la disinformazione sotto l’egida del Digital Services Act. Nel mentre, quelle che hanno aderito al Codice di condotta sulla disinformazione pubblicano i risultati delle loro analisi. Verso lo stress test

×

Iscriviti alla newsletter