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“Prima le basi: è un papa, e un papa non può incitare alla guerra, questo si capisce”. Pierluigi Battista confessa un attimo di stordimento, cerca di rimettere insieme i tasselli. In un’intervista al Corriere della Sera, Papa Francesco ha detto che andrà a Mosca a parlare con Vladimir Putin per fermare la guerra in Ucraina, “e questo è un bene”. Poi ha tirato un ceffone alla Nato che con il suo “abbaiare alle porte della Russia” ha “facilitato” l’ira dello zar.

E qui c’è l’intoppo: il papa se la prende con la Nato. Perché?

Non saprei, io mi permetto di notare un dettaglio.

Prego.

Quando parla di Kirill o Putin papa Francesco è sempre molto cauto. Quando parla degli Stati Uniti e della Nato è meno prudente, usa toni molto demolitivi. Ma chiariamo un punto.

Chiariamolo.

Il papa è contro questa guerra e lo ha sempre detto. Ha perfino lasciato intendere di non essere del tutto ostile all’invio di rifornimenti all’Ucraina. E il papa non può diventare come Kirill, il patriarca che santifica la guerra di Putin.

Però qui c’è altro. Il papa sembra far capire che Putin è stato un po’ provocato.

Non credo. O meglio, non voglio crederci. Voglio prendere il buono e pensare che sia un modo per preparare la visita da Putin. Dove il papa deve presentarsi come figura terza, distante da lui e dai suoi nemici.

È un bene che il papa vada a Mosca?

È un bene che abbia annunciato questa visita. Se Putin dirà di no, la lunga schiera di tardopapisti ipocriti che usano il papa solo quando fa comodo dovrà trovarsi un altro mestiere.

Non sarebbe più opportuno un passaggio a Kiev prima?

No. Putin ha scatenato questa guerra. Zelensky fa la guerra per sopravvivere. Il papa va dal responsabile.

E quale obiettivo dovrebbe avere questa visita?

Una figura del suo calibro, se va, deve tornare con qualcosa in mano: una trattativa, almeno un cessate-il-fuoco. Non può permettersi di tornare con le pive nel sacco come il segretario dell’Onu Guterres.

Intanto il fronte pacifista cita a memoria le frasi del papa e dice no alle armi a Kiev.

Usiamo le parole giuste: non sono pacifisti, sono filoputiniani. Fingono di non riconoscere la differenza tra aggressore e aggredito. Di non capire che non aiutare la resistenza significa aiutare Putin.

Stiamo parlando anche di Salvini?

Per favore, passiamo alla prossima.

Allora chiudiamo su Draghi. Oggi ha parlato a Strasburgo di fronte al Parlamento Ue. Promosso?

Direi proprio di sì. Con buona pace di Lega e Cinque Stelle ha tracciato una linea molto netta sulla guerra russa. Certo, tenere la barra dritta con questo governo sarebbe difficile per chiunque. Ma Draghi non è chiunque.

Sul Papa mi è Nato un dubbio. Battista si confessa

A tu per tu con Pierluigi Battista, firma di lungo corso del Corriere e ora dell’Huffington Post. Papa Francesco e la Nato che “abbaia”? Con Putin e Kirill ha toni più morbidi. Bene la visita a Mosca, se non torna a mani vuote. Salvini e i pacifisti? Chiamiamoli per nome, please

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