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Le aziende cinesi che producono strumenti per la sorveglianza continuano a fare affari nel mercato russo senza alcun tipo di restrizione, anche dopo l’invasione dell’Ucraina. Ipvm, sito leader dell’informazione del settore, ha confermato che, a differenza di quanto deciso dalle aziende occidentali come Axis, Hanwha, Panasonic, Motorola, Ibm e molte altre, le quattro principali della Repubblica popolare cinese non hanno fermato le vendite. Si tratta di Hikvision, Dahua, Tiandy e Uniview.

Le prime due, sotto sanzioni negli Stati Uniti per ragioni di sicurezza nazionale, sono state al centro dell’attenzione anche in Italia negli ultimi mesi. Si pensi ai termoscanner Dahua installati Palazzo Chigi e alle telecamere Hikvision nelle Procure e in diverse città italiane (compresa la capitale Roma).

Ringraziando Samsung per la decisione di fermare le forniture di tecnologie al “Paese aggressore”, Mykhailo Fedorov, vicepremier e ministro della Transizione digitale ucraino, ha definito via Twitter il denaro russo “sporco di sangue”.

Diversamente da Stati Uniti e Unione europea, la Cina non ha imposto sanzioni economiche alla Russia. Anzi, le ha spesso criticate, sia tramite i media del regime sia tramite dichiarazioni dei diplomatici, definendole un boomerang.

Tuttavia, le sanzioni sul settore tecnologico annunciate dalla Casa Bianca il 25 febbraio non riguardano soltanto le esportazioni statunitensi ma anche quelle delle aziende straniere di prodotti di software o tecnologia di origine americane. Ciò significa che le sanzioni potrebbero avere un impatto sulle apparecchiature di sorveglianza cinesi che utilizzano chip statunitensi. Mentre Dahua e Hikvision hanno ridotto l’esposizione alla tecnologia statunitense a causa di sanzioni, sia Tiandy sia Uniview usano chip Intel, nota Ipvm.

L’anno scorso, lo stesso sito specializzato aveva stimato che Hikvision e Dahua controllano oltre il 50% del mercato russo della videosorveglianza. Questo, scrivono gli esperti di Ipvm, aumenta il dominio dei prodotti cinesi in Russia, rendendola fortemente dipendente dalla Repubblica popolare.

È una tendenza che si sta verificando anche in altri campi della tecnologia. Per esempio, le vendite di smartphone cinesi in Russia sono raddoppiate dall’invasione dell’Ucraina, ha raccontato il giornale economico russo Kommersant. Inoltre, i funzionari europei temono che la Cina possa aiutare la Russia nell’approvvigionamento dei semiconduttori, ha riportato Bloomberg.

Ma ciò può avere conseguenze anche per l’Occidente. Le società tecnologiche cinesi hanno l’occasione di rafforzarsi sul mercato russo per presentarsi con prezzi allettanti su quelli occidentali, dove in alcuni casi continua a prevalere il lato economico su quello della sicurezza nazionale (come già accaduto per il 5G). Per la Cina, invece, c’è l’opportunità di dominare il mercato per dettare gli standard internazionali. Con il confronto tra tecno-democrazie e tecno-autocrazie in corso, per utilizzare le parole del segretario di Stato americano Antony Blinken, ciò non può che preoccupare l’Occidente.

Tuttavia, c’è un’altra ipotesi da considerare: che le società tecnologiche cinesi puntino al mercato russo temendo che la spinta per il decoupling possa arrivare da Pechino.

Anche per questo, la guerra russa in Ucraina rappresenta un punto di svolta globale.

Così la sorveglianza cinese continua a fare affari in Russia

Mentre le società occidentali lasciano il Paese di Putin, quelle della Repubblica popolare come Hikvision e Dahua non si fermano. Ecco quali possono essere le conseguenze, anche per noi

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