Skip to main content

Le grandi imprese globali con fatturati oltre i 750 milioni di dollari, possono prepararsi a versare il 15% dei loro profitti ai governi dei Paesi in cui operano. Il G20 di Roma sancisce la nascita, definitiva, della minimum global tax. I leader del G20 hanno infatti dato il via libera all’accordo sulla tassa flat con aliquota al 15% concepita per colpire i profitti delle multinazionali realizzati in loco, a prescindere dalla sede legale e fiscale.

L’intesa stabilisce, poi, la riallocazione dei diritti di tassazione delle imprese multinazionali più grandi e profittevoli. Il 25% dei profitti (eccedenti il 10% dei ricavi) viene allocato nelle giurisdizioni di mercato in cui tali imprese superano una soglia di ricavi rilevanti. L’accordo finale di Roma è stato raggiunto dopo quattro anni di intenso dibattito, su una soluzione basata su due pilastri per affrontare le sfide fiscali poste dalla digitalizzazione e globalizzazione dell’economia.

Nella riunione dei ministri delle Finanze e dei governatori delle Banche Centrali del 9-10 luglio, a Venezia, era stato raggiunto un accordo sulle componenti essenziali dell’architettura dei due pilastri. Nella riunione di Washington del 13 ottobre é stato finalizzato l’accordo politico su tutti gli elementi delle nuove regole di riforma del sistema fiscale internazionale.

L’accordo garantisce regole fiscali eque, moderne ed efficaci, fondamentali anche per favorire gli investimenti e la crescita. A questo il G20 odierno ha chiesto all’Ocse di elaborare rapidamente gli strumenti giuridici (modelli di legislazione domestica e una Convenzione multilaterale) per l’implementazione delle nuove regole, con l’obiettivo di una loro entrata in vigore entro il 2023.

Chi tra tutti sembra essere più entusiasta del risultato raggiunto, sono gli Stati Uniti e il loro presidente, Joe Biden. “Un recente studio mostra come una tassa per le corporation al 15%, dallo zero di oggi, porterebbe ad almeno 60 miliardi in più di entrate fiscali solo negli Stati Uniti: questo naturalmente aiuterebbe a realizzare la storia agenda del presidente Biden, Build Back Better Agenda, per creare posti di lavoro ben pagati e combattere la crisi climatica”, ha detto un alto funzionario della Casa Bianca, parlando in un briefing prima dell’inizio della prima giornata del vertice del G20 di Roma.

Era stato lo stesso Biden, a spingere i leader del G7 a sostenere questo accordo, all’inizio di ottobre 130 Paesi, ed ora i leader che rappresentano l’80% del Pil globale lo sosterranno formalmente. Non può stupire la soddisfazione dello stesso presidente americano. “La comunità internazionale, grazie all’accordo sulla tassazione minima globale, aiuterà le persone facendo in modo che le aziende contribuiscano pagando la loro quota”.

Dal G20 lo showdown sulla global tax. E Biden sorride

I leader del mondo sanciscono l’introduzione della tassa flat sui profitti delle grandi multinazionali, che solo negli Usa garantirebbe entrate fresche per 60 miliardi annui. Per il presidente americano, adesso, le imprese contribuiranno finalmente al benessere delle persone

Sotto la cupola. Giovagnoli spiega l'intesa Biden-Francesco

Di Agostino Giovagnoli

Una stagione è finita, un’altra è ancora da scrivere. In Vaticano Joe Biden archivia lo scontro frontale di Trump e trova in papa Francesco un sostegno politico e personale. Restano le distanze sulla Cina, e tramonta per l’America l’idea di un papa “cappellano d’Occidente”. Il commento del prof. Agostino Giovagnoli, storico dell’Università Cattolica di Milano

L'ombra del Quirinale sul G20 di Draghi. Il mosaico di Fusi

Dal G20 di Roma un riconoscimento forte, deciso e forse esplicito come non mai alla leadership di Draghi. Ma sul premier pende nel frattempo un grande interrogativo (quirinalizio). Il mosaico di Carlo Fusi

Green pass. La scelta europea, la politica-costituzionale e il Draghi vademecum

Di Angelo Lucarella

La politica dialoghi, vada nelle piazze ad ascoltare perché i lavoratori (anche quelli vaccinati) protestano. Bisogna capire intimamente quale sia il disagio contestualizzato. E comunque, in assenza di un Parlamento coeso sulla questione, Mario Draghi fa quel che deve. L’analisi di Angelo Lucarella

Nubi europee. Gaia X rischia di saltare?

Il progetto europeo sul cloud, che dovrebbe portare a un’indipendenza digitale, si è impantanato nel solito problema di incapacità decisionale per la complessa struttura organizzativa. E l’influenza statunitense è tutt’altro che arginata

Sanità, una scossa (provvidenziale) dal G20

Di Marco Mayer e Valeria Fargion

Non tutti i G20 sono una semplice passerella. A Roma si prospetta una svolta storica nella politica sanitaria globale, che ha visto nell’ultimo decennio, fino allo scoppio della pandemia, una costante riduzione delle risorse europee. Il commento di Marco Mayer e Valeria Fargion

Così dal G20 passano le supply chain globali

Le catene di approvvigionamento globale sono in crisi, subiscono ancora l’effetto della pandemia, stanno producendo colpi pesanti alle economie. Per questo sono in cima all’agenda del G20 (anche per volere degli Usa)

Letta e Berlusconi, due autogol evitabili. L'affondo di Cicchitto

Di Fabrizio Cicchitto

Gli sbandamenti su Europa e vaccini di Salvini e Meloni, Berlusconi alle prese con i bollori azzurri, Letta e gli autoscontri sul ddl Zan. Non è facile, di questi giorni, essere Mario Draghi. Il commento di Fabrizio Cicchitto

Il golpe in Sudan e i perché dell’Africa al G20. L'analisi di Ruvinetti

Perché il governo Draghi ha deciso di invitare l’Unione africana alle riunioni dei grandi della Terra? Le crisi africane sono un tema cruciale per il mondo, e dunque argomenti che i leader del G20 intendono affrontare con massima attenzione

Draghi, la manovra e il fattore Fed. La versione di Polillo

La manovra di Draghi forse non ha fatto i conti con la possibile stretta monetaria, prima della Fed e poi della Bce. E così si rischia di far apparire tutte le fragilità della ex finanziaria. L’analisi di Gianfranco Polillo

×

Iscriviti alla newsletter