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Tra gli aiuti medici che la Francia ha deciso di inviare all’Ucraina ci sono anche le compresse di iodio, che aiutano a proteggere dagli effetti dell’esposizione alle radiazioni. Lo ha dichiarato Jean-Yves Le Drian, ministro degli Esteri francese, confermando durante un’intervista a France 2 quanto dichiarato poco prima da Etienne de Poncins, ambasciatore francese in Ucraina, a BMFTV secondo cui Parigi manderà nei prossimi giorni 2,5 milioni di pastiglie.

Il nucleare è tra le principali preoccupazioni della Francia. “Ho parlato con il presidente [Vladimir] Putin e poi con il presidente [Volodymyr] Zelensky”, ha scritto su Twitter il presidente Emmanuel Macron. “Ci stiamo adoperando per preservare l’integrità degli impianti nucleari civili dell’Ucraina, oltre ad altre richieste prioritarie che abbiamo presentato alla Russia: un cessate il fuoco e la protezione dei civili”.

L’attacco alla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia ha alimentato il panico. Anche perché la Russia, dopo aver preso il controllo dell’impianto, il più grande d’Europa, ha deciso di tagliare le comunicazioni esterne. Un’operazione che potrebbe anche essere stato studiata ad arte per scatenare il caos in Occidente – e non sarebbe la prima volta che Mosca punta su questa tattica – ma anche come una sorta di avvertimento a Stati come la Germania dei rischi degli approvvigionamenti diversi rispetto al gas russo.

Infatti, in molti Paesi, Italia compresa, è partita una corsa nelle farmacie a caccia delle pastiglie di ioduro di potassio, in grado di ridurre gli effetti negativi sulla salute delle persone esposte a radiazioni se ingerite tempestivamente (da alcune ore fino a un giorno prima dell’esposizione o al massimo entro le prime 6-8 ore dall’inizio dell’esposizione).

Ma attenzione. Lo ioduro di potassio “va assunto solo dietro indicazioni dei responsabili della salute pubblica o di coloro che gestiscono l’emergenza” in quanto nell’assumere lo ioduro di potassio “si può andare incontro a rischi per la salute”, rilevano i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie degli Stati Uniti.

Secondo Gianluca Aimaretti, ordinario all’università del Piemonte Orientale e presidente eletto della Società Italiana di Endocrinologia, fare la corsa “non serve”, anzi “può essere dannoso”. “In caso di incidente nucleare, esiste un piano per rifornire di questi farmaci i target della popolazione più a rischio: gli under 18, le donne incinte e in allattamento”, prosegue il professore citato da Rainews. “Si partirebbe da loro poiché si è visto che il rischio di sviluppare un tumore della tiroide a causa delle radiazioni cala sensibilmente dopo i 40 anni”.

Panico nucleare. La Francia invia compresse di iodio all’Ucraina

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