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“Forza Italia non fa centro da un bel po’”. Giuliano Urbani, politologo e già ministro, tra i fondatori e ideologi del partito di Silvio Berlusconi, nutre poche speranze sul rilancio di un centrodestra che guardi più al centro e meno a destra. Nonostante tutto si sente però di dare un consiglio all’ex premier e leader di Fi, intenzionato a benedire una federazione con la Lega: “Attenzione all’abbraccio con Matteo Salvini, può essere fatale”.

Sul Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia invita Berlusconi a guardare al centro. Troppo tardi?

Temo di sì. Vedo tre grandi ostacoli, uno più grosso dell’altro. Il primo è la carta d’identità di Berlusconi. Gli orizzonti della politica sono definiti dall’età e dalle forze dei suoi leader. Io auguro al leader di Forza Italia di guardare al 3000, ma dobbiamo essere realisti.

Il secondo?

Sarebbe stupendo se Forza Italia riuscisse a fare una politica di centro, ma per farlo ha bisogno degli alleati giusti. E questa strategia è una scatola vuota senza contare il bacino elettorale dei due alleati di Berlusconi, Salvini e Meloni. Loro hanno i voti, e con loro bisogna parlare.

E qui le cose si complicano.

E arriviamo al terzo bastone fra le ruote, la situazione internazionale. L’Italia è ormai un Paese in tutto e per tutto dipendente dall’Europa. Macron ormai ha fatto il suo tempo, la Merkel sta per lasciare, le elezioni in Francia e Germania sono un grande punto interrogativo. Per rilanciare una politica di centro occorre che l’Europa sia sintonizzata su questa frequenza. E non è detto che sia così.

Insomma, Forza Italia ormai va a traino?

Temo sia difficile invertire la rotta. Ho abbandonato il partito e la politica proprio quando ho realizzato che non c’erano le condizioni per realizzare questo disegno. Non ne faccio una colpa a Berlusconi.

E di chi è allora?

Le condizioni non sono favorevoli. Dopo la sbornia grillina la destra si ritrova a fare i conti con il mal di governo: più si avvicina il momento della vittoria, più si divide e litiga. Non c’è un programma, neanche uno stralcio. Uno stallo simile a quello che vive il calcio.

Che c’entra il calcio?

Ci sono due, tre grandi club che mangiano buona parte del mercato, senza fair play e un minimo di collaborazione. Lo stesso accade al centrodestra, dove la corsa al voto in più sovrasta qualsiasi forma di accordo di medio periodo.

Berlusconi continua a benedire la federazione fra Fi e Lega. Un errore?

Un grave errore gettarsi nelle braccia di Salvini. Forza Italia è nata con la funzione storica di liberalizzare i suoi alleati. I nostri eroi sono riusciti nella missione? La risposta è no, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Io stesso faccio mea culpa. Altro che grande partito liberale, ormai è un piccolo partito personale.

È anche vero che con un certo ambiente di centro-sinistra Berlusconi non ha mai aperto un canale di dialogo.

Questo perché dall’altra parte hanno fatto altrettanto. Dobbiamo ricordare come e quanto la sinistra abbia cavalcato la sua vicenda giudiziaria? No, i nostri rimpianti sono altri.

Quali?

Berlusconi non ha saputo costruire le condizioni per esercitare un’egemonia liberale nelle sue coalizioni. Io fui tra quelli che si batterono fino allo spasimo per rendere più liberali gli alleati, senza riuscirci. Volevamo trasformare la Lega da secessionista a federalista, è andata diversamente. Se così fosse, oggi Salvini sarebbe un alfiere dell’Europa federale.

Che dire di Fdi?

L’altra prova di questo fallimento. Con Fini e il tramonto di Alleanza Nazionale speravamo nella nascita di un partito moderato e conservatore, oggi abbiamo Giorgia Meloni. Che è comunque una donna intelligente e a suo modo equilibrata, un miracolo visto l’ambiente da cui viene.

Parliamo di Matteo Renzi. È davvero il figlioccio politico di Berlusconi?

No, questa è una forzatura. La verità è che non sappiamo chi sia Renzi, né cosa possa fare davvero. Un signore che conquista il 40% degli italiani e per una maldestra riforma istituzionale perde tutto in quattro e quattr’otto è un’incognita per tutti.

Scenario: Salvini vuole fagocitare Fi per vincere la sfida interna per Palazzo Chigi con Giorgia Meloni. Le sembra credibile?

Sarebbe un tentativo infantile e un po’ rozzo, così non si costruisce niente. Salvini deve incontrare la Meloni, prendersi un caffè, e mettere nero su bianco un programma comune per le alleanze a livello comunale e nazionale, scegliere insieme la classe dirigente.

Chiudiamo sul green pass. Dopo gli occhiolini di Lega e Fdi ai no-Vax, Forza Italia farebbe bene a prendere in mano la bandiera dei Sì-vax per ripartire?

Certo, ma il condizionale è d’obbligo. Purtroppo abbiamo di fronte leader che vivono alla giornata, fra uno sgambetto e una stretta di mano. Manca una classe dirigente all’altezza di questa battaglia, che non si combatterà in cinque giorni ma richiederà anni. Non basta convocare un convivio in Brianza o Sardegna.

 

Berlusconi non farà Centro. Urbani risponde a Galli della Loggia

Intervista all’ex ministro, co-fondatore e ideologo di Forza Italia. Inutile parlare di corsa al centro prescindendo da Salvini e Meloni, che hanno i voti. Con Berlusconi volevamo fare di Lega e An due partiti moderati, non ci siamo riusciti. Renzi? Ha perso il 40% in quattro mesi, non può prendere l’eredità azzurra

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