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L’Italia di Mario Draghi è sulla buona strada, anzi in anticipo sul percorso. Al punto che il ministro dell’Economia, Daniele Franco, deve avere proprio ragione quando afferma che lo Stivale recupererà i livelli di Pil pre-Covid nel primo trimestre del 2022, contrariamente a qualche mese fa, quando il governo si attendeva i raggiungimento del Pil pre pandemia solo nel secondo o nel terzo trimestre del prossimo anno. Tanto meglio specialmente se, come spiega a Formiche.net Innocenzo Cipolletta, economista di lungo corso e dirigente, è farina del nostro sacco.

La ripresa italiana brucia le tappe a sentire il governo. Eccesso di ottimismo o verità?

Tutto vero, non c’è nulla di inventato. La crescita fino al terzo trimestre è tale da portarci a quei livelli. Siamo vicini ai volumi pre-crisi, mi aspetto un Pil acquisito a +2%.

A questo punto cumulando la crescita 2021 con quella del 2022 dovremmo tornare al punto di partenza, coprendo il buco della pandemia.

Certamente, in due anni recupereremo il terreno perso, ho pochi dubbi. Tuttavia non credo che riusciremo a colmare il Pil perduto tra il 2007 e il 2016, il 4%. Questo mi pare ancora molto difficile. Quello che conta è che il governo dice una cosa vera, se guardiamo al 2022.

Tutto questo senza che il Pnrr sia ancora entrato in azione. Per ora abbiamo ottenuto 25 miliardi che forse non abbiamo ancora speso…

Messa in questi termini, il recupero a cui stiamo assistendo è merito nostro e siamo tutti più contenti che sia maggiore di quanto previsto. Un po’ di rimbalzo c’è stato, quello è fisiologico, ma l’Italia sta facendo molto bene, anche in attesa del Pnrr. In Germania, per esempio, corrono meno di noi anche se il prossimo anno Berlino tornerà ai livelli pre-pandemia.

Tra meno di due anni potrebbe tornare il Patto di Stabilità. I Paesi cosiddetti frugali vogliono regole rigide, applicate alla lettera. Ma qui c’è da fare Pil e tornare a una crescita strutturale, come la mettiamo?

Le regole torneranno, ma non saranno quelle del passato. Oggi è inverosimile un debito al 60% del Pil. Credo che si arriverà a un sistema, un equilibrio, in cui il debito accumulato per fronteggiare la pandemia verrà escluso dai parametri e potrà essere recuperato in tempi decisamente più lunghi.

Parliamo della manovra. 30 miliardi, oltre 200 articoli. Robusta, non c’è che dire. Eppure sul fisco c’è chi chiede più coraggio…

Guardi io non sono favorevole ai tagli fiscali. Se guardiamo ai numeri complessivi, la manovra è giusta e ben calibrata. Ma sono ignoti gran parte dei provvedimenti e si sa, i dettagli contano, anzi sono tutto. E qui siamo ancora nella nebbia.

Al Tesoro, oltre alla crescita e alla manovra, c’è un altro fronte. Il Monte dei Paschi. Diciamolo, un guaio?

Sarebbe stato meglio privatizzarla prima, su questo ci sono pochi dubbi. Ora non c’è altra strada che razionalizzare, risanare e poi provare a rimetterla sul mercato.

Teme che possa diventare una nuova Alitalia?

Non credo che sia così. Alitalia non stava sulle gambe e Ita dovrà necessariamente trovare un socio. Mps ha una struttura ben diversa. No, non metterei le due cose sullo stesso piano.

Scommettiamo, le va? Alla fine sarà Unicredit a comprare Mps, al netto di Intesa è l’unica banca con le spalle larghe a sufficienza…

Vedremo, per il momento è tutto fermo. Però di banche in Italia che possono intervenire ce ne sono.

Domanda a bruciapelo: Draghi è meglio a Palazzo Chigi o al Quirinale?

Le dico la verità, non rispondo.

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