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Mi ha incuriosito un articolo comparso su Formiche.net che fa un ragionamento complessivo, strategico ed ambizioso sullo stato di salute dello spazio in Italia contestualizzato nell’evoluzione del contesto internazionale.

Celebrato il dinamismo di attori come SpaceX, il telescopio James Webb, e i programmi spaziali di Cina e India, l’attenzione si concentra sulle problematiche organizzative dell’Asi, con un focus critico sulle proteste sindacali legate a regolamenti interni su lavoro agile e orario flessibile.

L’articolo sostiene che queste dinamiche rallenterebbero la competitività dell’Agenzia, lodando al contempo il nuovo management per le misure volte a razionalizzare le risorse e migliorare l’efficienza amministrativa, ma la riflessione sembra limitarsi agli aspetti organizzativi, trascurando il cuore pulsante del settore spaziale: la ricerca e l’innovazione.

La narrazione che emerge dall’articolo si concentra su un presunto rallentamento dell’efficienza e sulla necessità di razionalizzazione dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) nel contesto di un settore spaziale internazionale che evolve rapidamente. Tuttavia, vale la pena sottolineare che il vero potenziale dello spazio, oggi e in futuro, risiede nella ricerca scientifica e tecnologica, che richiede flessibilità e innovazione, non rigidità burocratica e sovrastrutture.

Un esempio illuminante è proprio SpaceX, citata come modello di successo nell’articolo. Questa realtà ha rivoluzionato il settore grazie a un approccio agile e snello, riducendo i costi e accelerando lo sviluppo tecnologico attraverso la flessibilità operativa e decisionale. Come ama spesso sottolineare la sua presidente, Gwynne Shotwell, SpaceX è una organizzazione piatta in cui tutti parlano liberamente con tutti al di fuori di ogni gerarchia e l’idea migliore vince, si fanno prevalere i risultati sui processi e viene fatto ogni sforzo per eliminare la burocrazia. L’approccio di SpaceX dimostra che le strutture iper-organizzate e rigide non solo rallentano i progressi ma rischiano di compromettere la capacità di innovare in un settore così dinamico.

Nel caso dell’Asi, enfatizzare la centralizzazione e il controllo può apparire in controtendenza rispetto agli sviluppi del settore globale. La ricerca spaziale richiede un ecosistema che incoraggi creatività, sperimentazione e adattabilità, caratteristiche che mal si conciliano con regolamenti eccessivamente vincolanti o con riorganizzazioni che rischiano di indebolire il contributo individuale e collettivo dei ricercatori e tecnologi.

Il focus sull’orario di lavoro e sul lavoro agile nell’articolo appare inoltre riduttivo rispetto alle sfide strategiche dello spazio. In un contesto globale in cui Cina, India e altre nazioni stanno investendo in esplorazioni audaci e ambiziose, la priorità dovrebbe essere quella di favorire un ambiente che valorizzi le competenze e metta la ricerca e l’innovazione al centro. Il James Webb Space Telescope, ad esempio, sta ridefinendo la nostra comprensione dell’universo, dimostrando che il valore principale dello spazio non risiede tanto nella competizione infrastrutturale, quanto nella capacità di spingere i confini della conoscenza.

È quindi fondamentale chiedersi: il nuovo assetto gestionale dell’Asi sta davvero contribuendo a creare un ambiente favorevole alla ricerca e all’innovazione? La lotta alla flessibilità operativa, necessaria per un ente di ricerca che collabora con partner globali, rischia di rallentare la capacità dell’Italia di competere in uno scenario spaziale sempre più affollato. La tendenza alla burocratizzazione, che appesantisce soprattutto Esa, rischia di compromettere il buon esito degli investimenti fatti.

In conclusione, il progresso nello spazio non si ottiene attraverso un maggiore controllo o una ristrutturazione amministrativa fine a sé stessa, ma attraverso la creazione di un ambiente che promuova l’agilità, la collaborazione, la ricerca e l’innovazione. È proprio questa flessibilità che ha permesso a realtà come SpaceX di prosperare, dimostrando che il modello vincente non è quello delle strutture rigide, ma quello di una gestione dinamica, orientata agli obiettivi e capace di rispondere alle sfide del futuro con rapidità ed efficienza. Qualità che, a giudicare dai risultati di altissimo livello raggiunti dal settore spaziale italiano negli ultimi 35 anni di vita dell’Agenzia Spaziale Italiana, i colleghi di Asi hanno ampiamente dimostrato di possedere, quando opportunamente guidati.

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