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In un articolo apparso recentemente su La Repubblica e relativo alle polemiche sulle conseguenze culturali del movimento nato negli Stati Uniti con la vicenda dell’abbattimento delle statue, Alberto Asor Rosa ha riconosciuto che il rigetto e l’eliminazione esistono, senza il rigetto e l’eliminazione, la “forza espansiva della cultura occidentale non sarebbe mai nata”, aggiungendo in modo molto significativo che “l’inarrestabile avanzata occidentale sul resto del mondo ha significato sconfiggere quanto di passivo e d’immobile c’era”.

Passivo e immobile… La visione che muove l’articolo che appare sul prossimo numero de La Civiltà Cattolica che uscirà sabato e che si intitola “Fratelli tutti e la chiamata Ubuntu all’amicizia cosmologica” ci apre un’altra prospettiva. Scritto da padre Elias Opongo il saggio collega l’enciclica di Francesco all’etica africana dell’Ubuntu, un vocabolo in lingua bantu e riferito a un’etica diffusa nei Paesi dell’Africa sub-sahariana e ben noto per i riferimenti che vi sono stati fatti in Sud Africa, ma anche nel mondo delle nuove tecnologie, dove il vocabolo “Ubuntu” ormai indica le comunità della libera distribuzione di software.

“La teoria africana dell’Ubuntu si riferisce ampiamente all’interconnessione che esiste all’interno dell’umanità e fra i suoi componenti, e al fatto che ‘la mia umanità trova la sua definizione fondamentale attraverso la tua umanità’. Questa definizione ontologica dell’Ubuntu si basa su tre princìpi: 1) l’umanità è essenzialmente progettata per coesistere in un’amicizia cosmologica; 2) i valori fondamentali dell’umanità possono essere realizzati soltanto tramite il riconoscimento della natura umana originaria dell’altra persona; 3) l’umanità è progettata per custodire e attuare il bene comune che la unisce. L’amicizia cosmologica insita nel concetto di Ubuntu pone l’accento sulle relazioni e sulla convivenza reciproca. Ossia, l’umanità dell’individuo si realizza solo attraverso la relazione con altri esseri umani con cui è in stretto rapporto, ma anche con quelli con i quali il rapporto è remoto. Questo concetto di relazione implica, in un certo senso, un’amicizia cosmologica fondata su un atteggiamento comune nei confronti dello sviluppo della società. La consapevolezza che «non posso essere felice da solo» comporta che, per generare una società funzionale ed efficiente, il tessuto sociale deve basarsi sulla coscienza dell’esistenza dell’altro come agente attivo della felicità sociale e come potenziale e progressivo costruttore delle relazioni che definiscono quell’ordito societario. In altre parole, l’individualismo, sebbene possa condurre al successo, non contribuisce alla salute comunitaria della società”.

La definizione cara a Francesco, che l’uomo è un essere relazionale, si capisce chiaramente correlata e aiuta a desiderare di procedere nella lettura. Padre Obongo parte dall’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, per il quale c’è un nesso evidente tra consapevolezza della diversità  e consapevolezza che un essere umano autosufficiente sarebbe subumano. Questa consapevolezza dell’interdipendenza conduce a capire che l’individualismo, sebbene possa condurre al successo, non contribuisce alla salute comunitaria della società”. Ecco le reti di connessione sociale.

L’Ubuntu riconosce l’umanità dell’altro, questa è la grande scoperta che facciamo seguendo il saggio che ci porta in una cultura non bianca. Proseguendo apprendiamo delle interessanti conseguenze: “I bambini, pur appartenendo al proprio nucleo familiare, vengono visti anche come un bene comune da rispettare, proteggere e far crescere in modo dignitoso e solidale. Appartiene alla famiglia allargata e alla comunità in generale il dovere di aiutare le famiglie in difficoltà o che hanno problemi economici. Questa solidarietà sociale rafforza ulteriormente i legami tra i diversi settori della comunità, dato che la famiglia è il fondamento della coesione sociale”. È molto innovativa anche la concezione di leadership, che può essere elettiva o ereditaria, ma “il singolo leader tuttavia non comanda da solo, ma piuttosto opera all’interno di un sistema di organi rappresentativi. Questa idea di guida sociale è importante, perché tutela dalla concezione moderna secondo la quale la leadership si basa sulla crescita del potere personale, indipendentemente dai bisogni degli altri”.

È quindi evidente il legame con Fratelli tutti, visto che tra l’Ubuntu e contenuti dell’enciclica creano contatto la solidarietà, l’amicizia sociale, la cittadinanza globale, l’economia fraterna, la dignità umana e lo sviluppo umano integrale. Così l’autore passa ad osservare il contesto africano, dove si diffonde uno stile di vita capitalistico, fondato sull’idea dell’autosufficienza. Lo si coglie nei quartieri benestanti circondati da barriere protettive. “Questa società dicotomizzata va di pari passo con il ‘progresso economico’ a cui abbiamo accennato sopra, e mostra quanto sia necessario rivedere le attuali strutture di organizzazione sociale presenti in Africa. Si tratta di strutture economiche che creano un benessere falso e ingannevole su un fondamento fragile che può essere definito una vera e propria ‘bomba a orologeria’. Francesco deplora che molte persone si sentano più sole che mai in un sistema economico mondiale che riduce la maggior parte della popolazione a strumento di lavoro, in nome del criterio pretestuoso della libertà di mercato e dell’efficienza, che trasforma il bene comune nel possesso privato di una determinata classe economica.

Mentre nell’ultimo decennio il numero dei miliardari è raddoppiato, la disuguaglianza globale continua ad aumentare. A riprova di questa inquietante tendenza mondiale, nel 2019 i 2.153 miliardari del mondo possedevano più ricchezza di 4,6 miliardi di persone che costituiscono il 60% della popolazione del Pianeta, secondo il Rapporto 2020 della confederazione internazionale Oxfam (Oxford Committee for Famine Relief). Inoltre, i 22 uomini più ricchi del mondo possiedono più di tutte le donne dell’Africa messe insieme. Negli Stati Uniti, l’1% più abbiente della popolazione possiede quasi la stessa quantità di ricchezza della classe media: infatti, secondo dati del 2019, gli americani più ricchi disponevano di circa 35.000 miliardi di dollari, mentre l’intera classe media aveva una ricchezza totale di quasi 37.000 miliardi”.

Questi dati vengono poi contestualizzati alla realtà africana, dove gli investimenti sono ingenti, la crescita era attesa intorno al 7% ma il Covid ha cambiato realtà e prospettive: “Nonostante la crescita economica, 416 milioni di africani vivono ancora in povertà, 640 milioni non hanno accesso all’elettricità, e 210 milioni sono ‘intrappolati’ in Paesi fragili e travolti da conflitti, che riducono ulteriormente le capacità di progresso economico”. Disuguaglianze e corruzione sono gli altri termini di riferimento per la parte successiva.

Ma quello che ci ricollega, sebbene in un contesto sociale e non culturale, è il passaggio successivo, quello relativo alla riconciliazione. Scrive padre Opongo: “Per affrontare conflitti e divisioni come quelli che avvengono in Africa, papa Francesco propone il ricorso a una revisione coraggiosa dei crimini e delle ingiustizie del passato alla luce di una lungimirante visione di riconciliazione delle comunità divise. Nel settimo capitolo dell’enciclica Fratelli tutti, in cui affronta questo tema, egli adotta un linguaggio molto chiaro e senza mezzi termini per indicare ciò a cui il processo di riconciliazione dovrebbe condurre. Chiede di confrontarsi a viso aperto con la realtà dell’odio e della vendetta, collegando la mediazione e il dialogo al sincero riconoscimento dei torti passati, cercando di perdonare, senza tuttavia che ciò significhi dimenticare tali misfatti, ma aprendosi alla riconciliazione per costruire insieme un nuovo futuro”. In questo “insieme” non può esserci abbattimento di statue: “Per la filosofia dell’Ubuntu è di fondamentale importanza che la società si sforzi di creare consapevolezza riguardo alla natura interdipendente della nostra società globale”.

L'enciclica e l'Ubuntu. Le radici africane di Fratelli tutti

Sabato sulla rivista dei gesuiti diretta da padre Antonio Spadaro uscirà un articolo firmato da padre Elias Opongo che collega l’enciclica di Francesco all’etica africana dell’Ubuntu, un vocabolo in lingua bantu e riferito a un’etica diffusa nei Paesi dell’Africa sub-sahariana, ma anche nel mondo delle nuove tecnologie, dove il vocabolo “Ubuntu” ormai indica le comunità della libera distribuzione di software. Riccardo Cristiano lo ha letto per Formiche.net

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