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La Cdu è da oltre 15 anni il perno della politica tedesca, e durante la guida di Angela Merkel ha determinato cambiamenti nelle maggioranze di governo e influenzato, anche solo per contrapposizione, le piattaforme degli altri partiti.

Ma con l’alleanza Cdu/Csu in piena crisi di consenso e i Verdi che continuano a salire nei sondaggi, è sempre più probabile che le elezioni di settembre disegnino un nuovo scenario.

Sebbene i cristiano-democratici continuino a essere primo partito nei sondaggi, le rilevazioni di marzo dei principali istituti sono concordi nel mostrarli sotto la soglia del 30%, percentuale non certo soddisfacente per chi, prima della pandemia, era stabilmente al 40. Al tempo stesso continua l’ascesa dei Verdi, ormai staccati di pochissimo (secondo un sondaggio Insa del 24 marzo sarebbero solo 4 punti sotto la Cdu).

Una situazione che nasce da dinamiche che intersecano la pandemia, ma che difficilmente andrà via con essa. In primo luogo, la transizione post-Merkel: Annegret Kramp-Karrenbauer, succeduta alla Cancelliera alla guida del partito, è durata poco più di un anno. Il nuovo leader, il presidente della Renania Settentrionale-Vestfalia Armin Laschet, non sembra godere di particolare consenso presso l’elettorato, e le elezioni locali tenutesi recentemente in Renania-Palatinato e in Baden-Württemberg hanno rinforzato questa visione. Per giunta, nella strada verso la candidatura a Cancelliere è insidiato da Markus Söder, Presidente della Baviera e della bavarese Csu, partito-sorella della Cdu.

Entrambi, però, devono fare i conti con gli scandali che riguardano i loro partiti. Prima di tutto, la Maskenaffäre, che vede i parlamentari Löbel (Cdu) e Nüsslein (Csu) accusati di aver guadagnato a titolo personale dalle trattative del governo per la fornitura di mascherine, fungendo da intermediari per cercare di favorire alcune aziende. Vi sono poi altri casi, come quello di Mark Hauptmann (deputato Cdu) o di Sauber (politico baverese della Csu), che avrebbero fatto lobbying per Paesi terzi o partiti stranieri.

Come se non bastasse, c’è l’attuale situazione tedesca legata alla pandemia: se nella prima ondata la Germania ha avuto numeri molto positivi rispetto a quelli di altri Paesi europei, adesso la situazione è peggiorata. Da diverso tempo il valore che calcola la media dei casi nell’ultima settimana è in aumento: attualmente è a 119,2 +27% rispetto alla settimana scorsa, mentre le vaccinazioni complete sono ancora al 4,33%.

Durante la prima ondata era cresciuto il consenso dei partiti al governo, Cdu e Spd, e la notorietà di alcune figure come Söder, il Ministro della Salute Jens Spahn (Cdu) o quello delle Finanze Olaf Scholz (socialdemocratico che a settembre correrà come Cancelliere). Oggi invece la situazione sembra creare diversi problemi alla Cdu (basti pensare alla recente revoca del lockdown di Pasqua), in quanto principale partito di governo che per giunta esprime, appunto, il ministro della Salute.

In questa situazione si inseriscono facilmente i Verdi. I Grüne contendono da tempo consenso ai cristiano-democratici, anche per effetto del centrismo merkeliano che ha portato alcune fasce di elettorato a essere contendibili anche da formazioni più progressiste rispetto alla Cdu come, appunto, i Verdi, i quali dal canto loro sono percepiti come un partito d’opposizione che rappresenta una credibile alternativa di governo.

Sembra sempre più probabile, inoltre, che la loro candidata a settembre sarà Annalena Baerbock, attuale co-segretaria insieme a Robert Habeck. Unica donna tra i partiti maggiori (una circostanza non di poco conto per un Paese che viene da sedici anni di merkelismo), Baerbock esprime una leadership giovane, autenticamente europeista e alternativa al bipolarismo Spd-Cdu, per giunta attualmente unito nella Große Koalition.

I Verdi, quindi, saranno con ogni probabilità la vera sorpresa delle elezioni di settembre in Germania, e in ipotetiche trattative di governo potrebbero costringere la Cdu a cedere molto.

A farne le spese sarebbe prima di tutto la Spd: i socialdemocratici, fermi al 15% nei sondaggi, rischiano in questo modo di perdere la loro funzione di alternativa (anche per effetto degli ultimi anni di larghe intese). Qualora però il loro consenso aumentasse in campagna elettorale, questo potrebbe aprire all’ipotesi di dialogo con i Verdi, marginalizzando ulteriormente i cristiano-democratici.

Altre incognite sono poi rappresentate dai liberali della Fdp (attualmente intorno all’8%, percentuale che potrebbe risultare utile sia ai cristiano-democratici che ai Verdi) o dalla Linke, un partito diviso tra le due anime di lotta e di governo ma che vuole provare a incidere spostando a sinistra l’asse e valutando un asse rot-rot-grün (Verdi, Linke, Spd: uno scenario che però ad oggi appare improbabile, guardando ai sondaggi).

Al di là delle diverse incognite, però, sembra profilarsi una probabilità concreta: la predominanza della Cdu sullo scacchiere tedesco potrebbe presto ridursi fortemente, e i Verdi diventare protagonisti come mai finora.

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