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A Mosca sembrano tornati in campo Breznev, Suslov e Berija. Nel passato Vladimir Putin ha sempre combinato insieme una immagine suadente, spregiudicate operazioni di tipo geopolitico, l’assassinio e la persecuzione degli oppositori o di agenti o di ex agenti Kgb considerati traditori fuggiti all’estero. Adesso ha radicalizzato e irrigidito tutte le posizioni, ha mandato le truppe al confine dell’Ucraina, ha minacciato l’ira di dio nel caso di non ben precisate violazioni della zona rossa, ha addirittura attaccato frontalmente l’Unione europea nella persona del presidente del suo parlamento Davide Sassoli, all’interno ha accentuato la persecuzione nei confronti di Navalny e di tutta l’opposizione.

Non è chiaro se a Putin sono saltati i nervi, o se sta facendo tutto ciò a freddo, ma c’è una questione di fondo che ha sconvolto la strategia politica russa. Diciamo le cose fuori dai denti: Putin, avendo capito per primo nel mondo tutte le potenzialità insite nell’uso politico di internet lo ha fatto in più circostanze, nel referendum sulla Catalogna, su Brexit, ma specialmente nelle elezioni americane del 2016, frontalmente contro Hillary Clinton e quindi a favore di Donald Trump. Non c’è la pistola fumante su un’intesa diretta fra Trump e il suo entourage e Putin e la sua struttura, ma l’intervento a favore di Trump c’è stato con indubbi risultati. Le conseguenze sono state notevoli, non c’è mai stato presidente degli Stati Uniti che ha favorito la Russia come ha fatto Trump. Trump ha sostenuto Brexit, ha attaccato l’Unione europea, ha attaccato Merkel, ha attaccato la Nato, ha accentuato gli errori già commessi da Bush jr. e da Obama in Iraq e in Siria favorendo così il decisivo ingresso della Russia nel Medio Oriente e per non farsi mancare nulla ha anche tradito i curdi.

Alle recenti elezioni americane Putin non è riuscito a ripetere il colpo, anche perché Trump per mesi e mesi ha sbagliato tutto sulla pandemia e poi non gli è riuscito di recuperare con i vaccini perché sostanzialmente la Pfizer glielo ha impedito. Con Biden la musica è del tutto cambiata, anche perché questi, che certamente è un serio professionista, ma che sta rivelando uno spessore politico di notevole rilievo, chiamandolo “assassino” gli ha mandato il segnale sul fatto che sapeva tutto su quello che il leader russo aveva combinato e che non era così sprovveduto come Obama che nella fase finale della sua presidenza, pur conoscendo il grosso degli interventi russi sulle elezioni americane, non aveva voluto denunciarli per non venir meno ad una posizione di riserbo a cui, secondo le regole di un fairplay che successivamente Trump si è messo sotto i piedi, è tenuto il presidente uscente.

Il fatto è che i democratici nel 2016 non avevano capito nulla ed erano sicuri che comunque la scialba Clinton (una grande conoscitrice di dossier, ma del tutto priva di carisma e per di più del tutto schiacciata sul big business) avrebbe vinto. Adesso la musica è cambiata e Putin sta reagendo rabbiosamente. Detta di passata, la musica è cambiata anche in Italia, dove in questi anni in vario modo sia il Movimento 5 Stelle, sia la Lega avevano sconvolto gli elementi di fondo della politica estera italiana. Siccome ai tempi di Trump gli americani non c’erano più sul campo, Salvini si era schiacciato in mille modi su Putin e il M5S oscillava fra i rapporti con Russia Unita e quelli con la nuova Via della Seta, mentre per parte sua Conte ha giocato una partita assai ambigua usando spregiudicatamente i servizi.

Al di là delle miserie italiane, c’è un ultimo elemento da ricordare: Putin è stato l’ultimo capo di Stato a riconoscere la vittoria di Biden, lo abbiamo tutti rimosso, ma non possiamo dimenticare che nell’ultima fase Trump, pur avendo nettamente perso le elezioni negli States e nel numero complessivo dei voti (ben 7 milioni di voti in meno), le ha provate tutte per rovesciare quei risultati, fino all’assalto a Capitol Hill, dove poteva accadere di tutto qualora Pence si fosse rifiutato di proclamare i risultati. Fortunatamente, malgrado un presidente uscente chiaramente eversivo, i governatori repubblicani, tutte le amministrazioni della giustizia che sovraintendevano ai risultati elettorali hanno retto, il vicepresidente degli Usa Pence e il capogruppo repubblicano al Senato McConnell, pur con tutta la cautela possibile, non hanno fatto da sponda a un folle tentativo che avrebbe potuto portare davvero gli Usa dentro una guerra civile.

Putin aveva puntato su tutto ciò e invece adesso si trova di fronte Biden e con lui gli Usa che sono tornati in campo. Tutto questo sta dando un grande fastidio al cultore della grande Russia, al nostalgico di Pietro il Grande, Ivan il Terribile e di Josef Stalin (bei tempi quelli, tant’è che Putin adesso si sta opponendo alla distruzione della statua al vecchio capo del Kgb Dzerzinskij).

Gli Usa sono tornati in campo (e Putin lo sa). L'opinione di Cicchitto

Di Fabrizio Cicchitto

Putin aveva puntato su un’America debole, e invece adesso si trova di fronte Biden e con lui gli Usa che sono tornati in campo. Tutto questo sta dando un grande fastidio al cultore della grande Russia, al nostalgico di Pietro il Grande, Ivan il Terribile e di Josef Stalin. L’analisi di Fabrizio Cicchitto

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