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Per mantenere il vantaggio tecnologico sui competitor (leggasi, Russia e Cina), la Nato è pronta a “compiere passi ambiziosi, adattando i modelli di business e d’operatività al fine di cooperare strettamente con l’eccezionale mondo accademico, le start-up e il più ampio settore privato”. Commenta così David Van Weel, assistente segretario generale della Nato per le sfide emergenti della sicurezza, la presentazione del primo rapporto del “Advisory group on emerging and disruptive technologies”, il gruppo consultivo voluto dal segretario generale Jens Stoltenberg nel luglio 2020 per sollecitare opinioni esterne di specialisti e professionisti sulle tecnologie emergenti e dirompenti. Il tutto si inserisce nella più ampia riflessione strategica “Nato 2030”, destinata a confluire in un rapporto da presentare ai capi di Stato e di governo nel prossimo summit di Bruxelles, previsto per quest’anno.

IL RAPPORTO 2021

Nel suo primo rapporto annuale, il gruppo, composto da 12 esperti del mondo accademico e industriale, ha offerto raccomandazioni concrete a breve e lungo termine sulle quali dovrebbe essere basato l’approccio della Nato alle tecnologie emergenti e dirompenti (Edt), fornendo consigli su come l’Alleanza potrebbe finanziare al meglio gli sforzi di innovazione, costruire una rete operativa di centri di innovazione, promuovere modelli di business e operativi innovativi e di successo, e aumentare il livello di alfabetizzazione tecnica in tutta la Nato. Per raggiungere l’obiettivo, secondo il team, l’Alleanza dovrà lavorare a stretto contatto con il mondo accademico e il settore privato, comprese le start up ad elevata innovazione, per sviluppare e adottare le nuove tecnologie in maniera più rapida e diffusa rispetto ai propri eventuali avversari, rafforzando al contempo la base industriale dell’intera Alleanza.

LE TECNOLOGIE DEL FUTURO

Nelle sue prime raccomandazioni, il gruppo consultivo ha evidenziato cinque aree-chiave di importanza fondamentale per gli sforzi più ampi dell’Alleanza per lo sviluppo e l’adozione delle tecnologie emergenti e dirompenti. La prima prevede l’intensificazione dei progressi nel settore del machine learning e nell’intelligenza artificiale. Un ulteriore campo di sviluppo e lo sfruttamento della scala quantistica, che comprende tecnologie come computer, sensori e sistemi crittografici quantistici. Anche la sicurezza informatica e il campo della cyber-sicurezza in generale saranno fondamentali nel prossimo futuro, con l’uso sempre più esteso di algoritmi e sistemi per garantire la sicurezza delle comunicazioni, delle transazioni e dell’archiviazione dei dati. Quarta area-chiave, lo sviluppo degli hardware di calcolo, con lo sviluppo di tecnologie per la miniaturizzazione, la raccolta e l’immagazzinamento di energia, o per l’Internet of things e diffondendo il ricorso alla robotica. Infine, il rapporto fa anche riferimento allo sviluppo di nuovi materiali biologici e sintetici, compresa la progettazione, la sintesi e la manipolazione dei materiali a livello atomico/molecolare fino alle innovazioni su scala mesoscopica e macroscopica.

SFIDE E OPPORTUNITÀ

Oltre ad individuare queste cinque grandi macroaree tecniche di intervento, il gruppo d’analisi ha segnalato nel proprio report anche le potenziali sfide che aspettano l’Alleanza nel suo percorso per l’innovazione. Infatti, la Nato non sarà la sola a sviluppare questo tipo di tecnologie, in un contesto internazionale dove le soluzioni all’avanguardia saranno sempre più diffuse e accessibili anche ad attori privati. Inoltre, l’incremento della popolazione globale e la competizione internazionale, renderanno l’accesso alle risorse sempre più complicato. La capacità di gestire meglio le proprie scorte e di sfruttare al meglio le fonti primarie diventerà un elemento dirimente per la crescita (o la stasi) degli attori internazionali. In questo senso, lo spazio sarà lo scacchiere principale del futuro e, secondo il report, dovrebbe essere affrontato come un’opportunità per tutti per estendere i benefici del dominio spaziale al bene comune, e non come una piattaforma per perpetuare narrazioni di conflitto arcaiche.

UNA NATO AGILE E APERTA

Una chiara indicazione che emerge dal rapporto dell’Advisory group on emerging and disruptive technologies è la necessità per la Nato di diventare un’organizzazione in grado di adattarsi e adottare nuove tecnologie a un ritmo che sia appropriato al panorama globale in rapida evoluzione. Per raggiungere questo obiettivo, l’Alleanza dovrà abbracciare fare dell’agilità interna uno dei suoi tratti distintivi, con un programma di innovazione coerente che includa l’amplificazione dell’alfabetizzazione tecnologica in tutta l’organizzazione e che stabilisca una rete efficiente di centri di innovazione attingendo alle capacità già esistenti all’interno della Nato. Per raggiungere questi scopi, l’Alleanza dovrà essere mettere in campo meccanismi di finanziamento nuovi e flessibili, che consentano di abbracciare non solo l’innovazione guidata dalle grandi aziende ma, soprattutto, dalle Pmi e dalle start up ad alta tecnologia, agili e dirompenti. Infine, dal punto di vista delle conoscenze, la Nato è invitata a sviluppare un vero e proprio ecosistema di innovazione, creando iniziative per il partenariato e l’innovazione con soggetti esterni all’Organizzazione, provenienti dall’industria e dal mondo accademico.

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