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Indignati dalla violenza contro i manifestanti, gli Stati Uniti hanno deciso di sospendere l’accordo commerciale e d’investimenti con il Myanmar. L’intesa, siglata nel 2013, è bloccata finché non sarà ripristinato il sistema democratico nel Paese, dopo il colpo di Stato di febbraio con cui la giunta militare ha preso il potere.

Katherine Tai, rappresentante per il commercio degli Usa, ha spiegato su Twitter che “gli Stati Uniti sostengono il popolo birmano nei suoi sforzi per ripristinare un governo eletto democraticamente […] e condannano fermamente la brutale violenza delle forze di sicurezza birmane contro i civili. L’uccisione di manifestanti pacifici, studenti, lavoratori, leader sindacali, medici e bambini ha scioccato la coscienza della comunità internazionale”. Tai ha aggiunto che queste azioni rappresentano “un attacco diretto alla transizione del Paese alla democrazia e agli sforzi del popolo birmano per raggiungere un futuro pacifico e prospero”.

L’accordo tra Stati Uniti e Myanmar prevedeva la cooperazione su questioni commerciali e altri investimenti, con l’obiettivo di integrare i birmani nell’economia globale, e ricompensare la scelta democratica. Ora che sono tornare indietro, con i militari alla guida del Paese, è tutto bloccato.

Le Nazioni Unite, su richiesta del Regno Unito, hanno convocato una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dopo i fatti violenti del fine settimana in Myanmar. I 15 membri del Consiglio di sicurezza svolgeranno una riunione a porte chiuse sulla situazione.

Sul perché le forze armate di Myanmar s’impegnano a fare parte della vita politica del Paese si è soffermato l’emittente britannica Bbc. Un reportage intitolato “Il segreto impero di business che finanzia i militari in Myanmar” sostiene che l’espansione commerciale ha beneficiato soprattutto l’esercito birmano. Dalle fabbriche di birra alle banche, i militari controllano l’imprenditoria del Paese.

I critici credono che questa rete di affari redditizi abbia reso possibile il colpo di Stato e lascia allo scoperto la responsabilità dei militari. “Gli imprenditori civili lo confrontano con i business della maglia in Sicilia, al sud di Italia – sostiene la Bbc -, mentre gli attivisti denunciano che le riforme democratiche saranno possibili solo quando ‘i militari torneranno nelle caserme’”.

L’esercito birmano, chiamato Tatmadaw, ha cominciato a infiltrarsi nella vita economica e commerciale del Paese dopo il colpo di Ne Win nel 1962, che iniziò il periodo socialista della Birmania. All’epoca, era richiesto ai militari di essere autosufficienti, e s’incoraggiava i membri delle forze armate a partecipare in imprese locali per finanziare le operazioni. Negli anni ’90, questo invito è stato gradualmente eliminato, quando sono partite le privatizzazioni delle industrie statali. Ma i militari si sono creati due organizzazioni per continuare a gestire gli affari: la Corporazione Economica di Myanmar e il Conglomerato Economico di Myanmar Ltd.

Secondo la Bbc, entrambe le organizzazioni sono la fonte della ricchezza dei militari, con la gestione di attività che vanno dal turismo alle sigarette, dai parchi di divertimento allo sfruttamento di giacimenti minerali. Il leader dell’insurrezione militare, Min Aung Hlaing, è uno dei principali azionisti del Conglomerato Economico di Myanmar Ltd, che gestisce profitti di circa 16 miliardi di dollari.

Dopo il colpo di Stato, le organizzazioni di difesa dei diritti umani hanno lanciato un appello perché si impongano sanzioni mirate contro i militari e il loro sistema finanziario internazionale.

Stop agli affari in Myanmar. La strategia Usa contro i militari birmani

Gli Stati Uniti hanno deciso di sospendere l’accordo commerciale e d’investimenti con il Myanmar, a seguito delle violenze contro i manifestanti da parte dell’esercito. L’intesa, siglata nel 2013, è bloccata finché non sarà ripristinato il sistema democratico nel Paese, dopo il colpo di Stato di febbraio con cui la giunta militare ha preso il potere

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