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Due idee opposte di sovranità e sovranismo si stagliano sullo sfondo della partita europea per i vaccini. I sovranisti di nome e di fatto, dalla Lega a Fidesz, sono impegnati da settimane in una campagna per portare in Europa i vaccini russi e cinesi, lo Sputnik V e il SinoPharm. Il premier ungherese Viktor Orban, fuoriuscito dal Partito popolare europeo (Ppe), per non sbagliarsi ha optato per l’uno e per l’altro. Cioè si è inoculato il vaccino cinese, salvo ordinare a Budapest 100.000 dosi del farmaco russo.

Dall’altro lato si schiera un Ue ai ferri corti con le case farmaceutiche che è pronta a una stretta sull’export dei vaccini e tuttavia non è affatto disposta a congiungere le mani in preghiera a Mosca per acquistare lo Sputnik V.

A dissipare gli ultimi dubbi ci ha pensato questa domenica uno dei più assertivi volti della Commissione Ue di Ursula von der Leyen, il commissario francese al Mercato Interno Thierry Breton. “Priorità ai vaccini prodotti sul territorio europeo. Non abbiamo assolutamente bisogno dello Sputnik V”, ha chiosato in un’intervista alla francese Tf1.

Un sonoro “no, grazie” alle sirene di Mosca, che tramite il fondo Rdif bussa da mesi alla porta delle case farmaceutiche europee promettendo copiosi finanziamenti per avviare la produzione in loco. “I russi hanno difficoltà a produrre il siero e noi li aiuteremo nel secondo semestre se ne avranno bisogno”, ha aggiunto il francese.

Rimarcando così una narrazione opposta a quella abbracciata dai sovranisti a Bruxelles: la Russia non è Stato donatore, ma Stato beneficiario dei vaccini. La tesi è corroborata dai numeri, che fotografano un Paese impegnato in un’imponente campagna pubblicitaria all’estero, che però ha destinato solo una minima parte dei vaccini prodotti all’immunizzazione della popolazione russa: al 13 marzo solo 8,3 milioni su 143 milioni di cittadini avevano ricevuto almeno una delle due dosi previste, dicono le cifre del governo (messe in dubbio da inchieste giornalistiche indipendenti).

La motivazione ufficiale della Commissione per giustificare lo scetticismo sul vaccino russo è la necessaria e finora assente approvazione dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco. Che, suscitando l’ira del Cremlino, ha invitato gli Stati membri Ue a non fare uso di Sputnik V prima del via libera da Amsterdam perché sarebbe come giocare alla “roulette russa”.

Dopotutto diversi leader europei, a cominciare da Angela Merkel e dal pragmatico Mario Draghi, hanno aperto a un possibile utilizzo del vaccino russo, previa approvazione dell’Ema. Sarà anche questo uno dei temi sul tavolo dell’atteso Consiglio europeo di giovedì, quando, oltre al probabile blocco dell’export vaccinale e al rilancio di AstraZeneca, si discuterà di come accelerare i tempi del terzo vaccino europeo approvato dall’Ema, Johnson&Johnson.

A ben vedere però le ragioni della cautela di Bruxelles vanno cercate altrove. Cioè nelle parole pronunciate da Breton insieme al ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti a Roma due settimane fa, quando il numero due della Lega, oggi a Bruxelles per un nuovo incontro sui vaccini, spiegò senza giri di parole che “Ue e Usa sono in grado di produrre vaccini per tutto il mondo, per noi e per gli altri”.

Non è una boutade, ma un preciso piano d’azione strategico. Cioè impedire a due rivali sistemici, Cina e Russia, di piantare la più ambita bandierina geopolitica del decennio, quella sulla campagna vaccinale che trascinerà il continente fuori dalla crisi pandemica. Non è altresì casuale la data annunciata da Breton per il raggiungimento dell’“immunità a livello del continente”: il 14 luglio, in occasione della Festa nazionale francese, l’Ue vuole prendere la “Bastiglia” del virus e annunciare vittoria. Senza manine dall’esterno.

Altro che Sputnik. Dove porta il piano vaccini Giorgetti-Breton

Due idee agli antipodi di sovranità sottendono la partita europea dei vaccini. Da una parte i sovranisti con le mani giunte per il vaccino russo Sputnik V. Dall’altra la Commissione Ue e, in Italia, Draghi e Giorgetti, a lavorare a un piano per l’autonomia strategica vaccinale. Obiettivo 14 luglio, annuncia Breton, il giorno della Bastiglia

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