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Gli uomini della Dda di Bari hanno arrestato lunedì 8 marzo un cittadino algerino con l’accusa di aver fornito documenti falsi agli attentatori dello Stato islamico responsabili degli attacchi al teatro Bataclan, Stade de France eccetera, avvenuti a Parigi nella tragica serata del 13 novembre 2015. La notizie è minore, ma apre a uno scenario più ampio: l’arresto si inserisce in una serie di allineamenti tra Italia e Francia che passano dall’intelligence e si allargano a scenari più strategici.

Nella fattispecie, l’Italia che mette in carcere un basista dell’Is algerino (ossia un membro di una comunità profondamente radicata nel tessuto socio-demografico francese, e portatrice di istanze e sensibilità) è un fattore di primo interesse per Parigi, impegnata a fare giustizia completa su quella ferita nazionale ancora aperta, ma anche nel contenere il separatismo islamico – fattore che il presidente Emmanuel Macron ha riconosciuto come strategico-identitario per il futuro del paese (e suo, elettorale).

Recentemente, incontrando il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, l’italiano Luigi Di Maio ha sottolineato come i due paesi approfondiranno i rapporti di intelligence. Si parlava di Libia, teatro dove Francia e Italia sono state in coopetition per anni, ma che potrebbe essere anche un punto di riavvio dei rapporti – quasi una cartina tornasole di dinamiche in movimento (come spesso è la Libia). L’allineamento franco-italiano è per esempio uscito in modo forte quando Parigi e Roma hanno guidato le mosse sul Recovery Plan, creando un cuneo geopolitico nel sud europeo – un “triangolo del virus” che include la Spagna – che ha chiesto a Bruxelles di agire, forzando la mano contro il blocco del Nord e allargando l’apertura sull’asse franco-tedesco.

Il premier Mario Draghi ha già annunciato un consolidamento del rapporto strategico con la Francia, qualcosa che secondo un’analisi di Leonardo Palma pubblicata su queste colonne può partire dalla Difesa e dall’innovazione, passando per la Libia e il Mediterraneo allargato. Palma individuata in Roma e Parigi i motori della rifondazione europea, mentre sempre su Formiche.net l’analista Jean-Pierre Darnis ha aggiunto che i due paesi potrebbero “reggere la barca europea nel contesto della prolungata crisi del Covid, usando la finestra di opportunità creata dalla presidenza Draghi per stabilizzare e far crescere la qualità dei rapporti bilaterali”. Un asse che sfrutterebbe anche una vacanza di potere a Berlino, dove la Cancelliera Angela Merkel è in fase “lame duck”.

Questo asse strategico che sta montando all’interno dell’Europa è emerso finora a quota periscopio (anche per le delicatezze nei rapporti reciproci) sul tema pandemia, e in particolare nel campo cruciale dei vaccini. Parigi si è allineata, portandosi dietro i rimbrotti di Londra, sulla decisione spinta da Roma di usare il Meccanismo Ue per bloccare una fornitura di AstraZeneca diretta in Australia. E non solo: successivamente il ministro per lo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha incontrato il commissario europeo Thierry Breton. L’ex ministro francese ora a capo della Task Force europea sui vaccini “ha confermato gli impegni sui livelli di produzione europea dei vaccini” (dice il MiSE).

Un cambio di passo europeo, con il siero che dal tema sanitario accede quello più strategico dell’industria, attraverso un asse franco-italiano (Giorgetti-Breton) che sembra la raffigurazione di quel motore della rifondazione europea – perché è evidente il valore cruciale dei vaccini per la ripartenza post-pandemica, e dunque per rifondare l’Europa sotto tutti i punti di vista, da quello economico a quello sociale e comunitario.

Dunque, di indicatori ce ne sono: come per esempio le parole positive che riviste di spessore (e molto valore politico a Parigi e in Europa) come il Grand Continent dedicano al governo Draghi, o ancora a i link anche semplicemente culturali tra figure interne a Palazzo Chigi con la Francia, per finire il partito che ha fatto da snodo al nuovo esecutivo, il Pd, finisce guidato dal dean della Parsi School of International Affairs di Sciences Po (prestigiosa università parigina, tempio delle scienze politiche).

Fuori dalla quota periscopio, il 6 e il 7 marzo le Fremm italiane “Alpino” e “Margottini” hanno preso parte ad un’esercitazione di lotta antisommergibile con l’unità della Marina Francese “Languedoc” che ha visto integrati assetti aerei decollati dalla base Nato di Sigonella. “Approfondire la partnership”, era già il messaggio cuore dell’incontro tra il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, l’omologa francese Florence Parly – avvenuto nel luglio scorso, sotto un altro esecutivo (ma già secondo certi intenti?).

I motivi di rivalità tra Roma e Parigi esistono ancora (alcuni programmi industriali in contrasto, le scalate ostili francesi, la penetrazione finanziaria per citarne alcuni), ma anche punti di contatto (che sembrano crescenti). Dalla necessità di controbilanciare Berlino nel progetto europeo del futuro (che sarà necessariamente rinnovato dopo la crisi della pandemia), alla condivisione di teatri di intervento nel quadro della sicurezza, come la Libia e il Sahel, o più strategici come il Mediterraneo: temi di grande valore.

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