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Nuovo episodio nello scontro tra l’imprenditore Jack Ma e il governo della Cina. Questa volta la provocazione arriva dal fondatore del colosso di e-commerce, Alibaba, che decide di non fornire alla Banca del popolo cinese tutte le informazioni richieste sui dati dei consumatori, in base ad un precedente accordo. La decisione potrebbe essere una risposta al blocco dell’offerta pubblica iniziale di Ant Group, il braccio finanziario di Alibaba.

La notizia è apparsa oggi sul quotidiano britannico Financial Times: “Ant Group ha condiviso solo una parte dei suoi dati sui consumatori con la banca centrale, sfidando le intense pressioni del governo per fornire maggiori informazioni, dopo che è stato costretto a ritirare la quotazione record da 37 miliardi di dollari l’anno scorso”.

Lo stop di Pechino è arrivato in seguito a un discorso molto duro di Ma, in cui aveva criticato gli enti regolatori cinesi e le banche statali. Da quel momento l’imprenditore è scomparso dalla scena pubblica. “La sua lotta con le autorità è l’esempio più evidente delle crescenti tensioni tra lo Stato e il settore privato cinese – si legge sul Financial Times -, mentre il presidente Xi Jinping cerca di esercitare un controllo più stretto sull’economia”.

Secondo la pubblicazione, la banca cinese aveva chiesto i dati per creare un database sull’affidabilità creditizia, in un momento in cui il sistema bancario del Paese asiatico è appesantito da incagli nel ramo del credito al consumo. E, in questo senso, Ant Group rappresenta una vera miniera d’oro perché ha in gestione la principale piattaforma di pagamento, Alipay.

Le autorità cinesi avevano accusato proprio questo sistema di e-commerce perché avrebbe abusato del suo monopolio sul mercato. Nella ricerca di un accordo per l’Ipo, Ant Group aveva acconsentito a fornire i dati dei 500 milioni di clienti. Tra le informazioni c’erano dati anagrafici, importo della somma prestata al mese e lo stato del pagamento. Tuttavia, l’impero di Jack Ma ha deciso di non rilasciare tutti i dati, come da leggi sulla privacy.

“Ant Group si è appellata alle leggi sulla privacy – aggiunge il Financial Times -, poiché gli utenti devono dare la loro approvazione prima che la società possa inviare le proprie informazioni alla banca centrale e solo una frazione ha accettato di farlo […] Ma la Banca centrale cinese sta spingendo le aziende a trovare modi per condividere i dati, ad esempio chiedendo ai consumatori di accettare la condivisione dei dati come condizione per utilizzare i loro servizi: una misura che Ant è restia a implementare per paura di spaventare i clienti”.

La vicenda però sottolinea la disparità di mezzi tra un grande player internet globale e la banca centrale di Pechino. L’impero di Jack Ma è dotato di un gran numero di data scientist, mentre la banca ne ha solo una frazione. E non c’è dunque certezza che le autorità finanziarie possano trattare questi dati come dovrebbero.

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