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Perché limitarsi a una sola crisi di governo quando puoi averne due? Matteo Renzi è il grande architetto della “frode elettorale” americana con cui sono state “rubate” le elezioni a Donald Trump. Insieme a George Soros, Barack Obama, l’ambasciata americana a Roma e l’azienda leader della Difesa italiana, Leonardo.

Ecco servita la trama dell’ultima, folle teoria del complotto su Twitter. Mentre Trump vede sfilarsi proprio in queste ore i seggi del Senato in Georgia dai democratici, sul social network rimbalza la cospirazione italiana, spinta da account (alcuni veri, altri no) legati agli ambienti dell’ultra-destra americana.

“Tutto questo chiama in causa George Soros. L’intera elezione è stata orchestrata all’ambasciata a Roma. Un membro del board dell’azienda della Difesa Leonardo ha usato la sua rete per cambiare i voti da Trump a Biden”, twitta Ann Vandersteel, attivista che su LinkedIn si presenta come affiliata alla campagna di Trump 2020 in Florida.

Poi riprende, e vuota il sacco: “Barack Obama e Renzi hanno orchestrato tutto questo con l’aiuto di agenti della Cia. Questo è tradimento”, con tanto di hashtag che chiamano in causa il premier Giuseppe Conte, “#ItalyDidIt #ConteComeClean”.

Alla tweet storm si aggiunge anche Sidney Powell, avvocato e consigliera del generale Micheal Flynn, già Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Trump. Tra le più attive a diffondere teorie complottiste sul “furto elettorale” di novembre, il presidente, riporta la stampa americana, aveva perfino meditato di nominarla “consigliere speciale” per lanciare un’indagine sulle elezioni.

Come è finita l’Italia al centro del can-can twittarolo sulla presunta frode elettorale? Il collegamento è da ricercare in “Dominion”, il sistema elettronico di controllo dei voti ai seggi che, secondo la campagna di Trump, sarebbe all’origine dei brogli alle presidenziali. Quel sistema, accusano ora su Twitter, avrebbe una regia proprio a Roma.

Un articolo del blog italiano “La Cruna nel’ago” di Cesare Sacchetti punta il dito contro l’ambasciatore in uscita Lewis Eisenberg. “Ex membro di Goldman Sachs e contributore della sua prima campagna”, recita il ritratto a lui dedicato, “ma al tempo stesso vicino alle lobbies neocon sioniste che sono feroci nemiche del presidente per il suo piano in corso per il ritiro dell’esercito americano in Medio Oriente”.

E Leonardo? Perché anche il campione della Difesa tricolore è finito nel mirino della trama complottara? In un thread l’account “BlueSkyReport” annuncia una verità “spaziale”.

L’azienda si sarebbe avvalsa di “Prisma”, il satellite italiano lanciato dall’Asi (Agenzia spaziale italiana) nel marzo del 2019. Chi ha coordinato le operazioni? Il complotto ha un nome e un cognome: il generale Claudio Graziano (sic!), presidente del Comitato militare europeo, che nel thread viene presentato come “membro del board” di Leonardo (un’altra falsità: in quel board non c’è).

Drew Savicki, ex analista del sito “270towin”, ci scherza su. “La nuova teoria complottista? Gli Italiani hanno rubato le elezioni. Sì, gli italiani”.

Gli fa eco un cinguettio beffardo di Lorenzo Pregliasco, direttore di Youtrend e tra i più noti analisti italiani delle elezioni Usa, “We did it!” (“Siamo stati noi”, ndr).

La trama del complotto viaggia di profilo in profilo, ha un hashtag tutto suo “#Italygate”, e trova chi gli dà manforte. Come Bradley Johnson, analista di intelligence (così si definisce lui), oggi in forze all’Epoch Times e alla nuova tv cara al mondo trumpiano, Oann.

È ormai qualcosa di più di un semplice chiacchiericcio, se è vero che perfino Flynn, uno degli uomini oggi più vicini a Trump, che gli ha appena concesso la grazia presidenziale, accusa l’Italia di aver manomesso il voto.

Ospite di Infowars, il programma ultranazionalista condotto da Alex Jones, Flynn dice: “Abbiamo interferenze estere dalla Cina, dalla Serbia, dall’Italia, dalla Spagna, dalla Germania”.

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Rilanciato da profili dell’ultradestra ma anche da alcuni membri dell’inner-circle trumpiano, su Twitter viaggia il complotto sulle elezioni Usa: sono state “frodate” a danno di Trump da Renzi, Obama, Soros e l’ambasciata americana a Roma. E il generale Flynn rincara: l’Italia ha interferito

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