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“Lo Spazio è il business di oggi”. Parola di Pietro Piccinetti, amministratore unico di Fiera di Roma, che l’11 e 12 dicembre organizza via web, con la Fondazione Amaldi, la seconda edizione del New Space Economy European Expoforum per riunire il comparto europeo. Piccinetti è anche vice presidente dell’Associazione esposizioni e fiere italiane (l’Aefi, con 41 enti associati per oltre mille manifestazioni l’anno, pre-Covid) e membro del board Federcongressi&Eventi, due realtà che rappresentato un settore duramente colpito dalla crisi.

Ingegnere, partiamo dal NSE Expoforum. Tra pochi giorni andrà in scena la seconda edizione. Perché il bis?

Perché è una delle manifestazioni che abbiamo ideato e creato da zero per il rilancio di Fiera di Roma, incentrato su un piano industriale con manifestazioni che solo Roma poteva ospitare. D’altra parte, Lazio e Campania hanno distretti aerospaziali tra i più importanti di tutta Italia. Abbiamo dunque convinto l’Asi, che ha individuato nella Fondazione Amaldi il braccio operativo. L’edizione dello scorso anno, la prima, è andata molto bene, sia in termini di presenze (oltre 4mila), sia per il livello altissimo dei partecipanti.

E quest’anno?

Quest’anno andrà ancora meglio. Il format virtuale (seppur con problematiche enormi di implementazioni) ha ampliato la platea internazionale. Il programma è denso di panel di grandissimo livello. Abbiamo puntato molto sulla parte scientifica. Ci saranno 65 speaker da tutto il mondo, Europa, Stati Uniti, Cina, India. Ci sono poi 70 stand virtuali, di altrettante aziende che hanno acquistato una spazio digitale sulla piattaforma che abbiamo scelto, tutta italiana.

Perché la Space Economy?

Perché lo Spazio è il business di oggi. Viviamo immersi nelle applicazioni spaziali, anche senza rendercene conto. Abbiamo ideato il NSE Expoforum proprio affinché il mercato spaziale sia a portata delle piccole e medie imprese, che mettiamo dunque in contatto con le grandi realtà (pubbliche e private) e con operatori economici di tutto il mondo.

L’Expoforum sarà inevitabilmente in versione digitale. Che impatto ha avuto il Covid-19 sul comparto fieristico?

Un impatto drammatico. È come se il 2020 non fosse esistito per noi. La maggioranza degli operatori del nostro settore registrerà fatturati tra il -85% e il -90%. Le manifestazioni virtuali ci permettono di proseguire ufficialmente le attività, ma non rappresentano un guadagno. Noi guadagniamo sui servizi connessi ai grandi eventi, dal catering all’allestimento e tutto ciò che c’è intorno. Per questo abbiamo chiesto alla politica indennizzi. Ma su questo occorre intenderci.

Prego.

Il mondo delle fiere si divide in due: chi gestisce i quartieri fieristici (come Fiera di Roma) e chi organizza i grandi eventi, prevalentemente le confederazioni. Questi ultimi non hanno costi fissi, mentre i primi sì. Noi abbiamo 1 milione di metri quadrati da gestire e mantenere. Solo di energia elettrica paghiamo 900mila euro l’anno. Per questo, confrontandoci tra noi, abbiamo chiesto indennizzi alla politica. Gli altri Paesi europei lo hanno già fatto, come la Danimarca, che ha ottenuto dall’Ue la possibilità di indennizzare per 12 milioni il proprio settore delle fiere.

E il governo italiano? Siete soddisfatti del supporto?

Anche il governo italiano ha capito la drammaticità della situazione, mettendo in campo i finanziamenti nell’ambito del fondo per l’internazionalizzazione della legge 394 del 1981 (in capo al Maeci). E così, anche grazie al grande impegno del management di Simest, finalmente adesso si stanno sviluppando i finanziamenti. Non sono ristori a fondo perduto, ma finanziamenti agevolati fino a 10 milioni di euro.

E per il fondo perduto?

Ci incontreremo questa settimana con Simest per confrontarci su questo. Si parla di 3 milioni di euro a Fiera; noi ne chiediamo 3 a manifestazione. Per usare un’espressione romana, “siamo alla canna del gas con il gas staccato”. L’intero anno non c’è praticamente stato. Ma devo dire che da parte delle istituzioni abbiamo trovato grande comprensione.

La pandemia ha comunque accelerato la digitalizzazione, anche per le fiere. Ritiene che in futuro ci saranno sempre più manifestazioni virtuali?

Se in questa crisi c’è qualcosa di positivo (sforziamoci di trovarlo), è proprio il virtuale. Nel 2000, durante un viaggio in Cina, un guru disse a noi rappresentanti del settore che nel giro di qualche anno il comparto sarebbe morto a causa dell’e-commerce e del web. Ebbene, da allora le fiere sono cresciute del 170%. L’uomo è fatto per stare insieme, per guardare il prodotto e per stringere mani. Io credo che le manifestazioni in presenza non moriranno mai.

E il virtuale aiuterà?

Sicuramente sì, quantomeno sotto l’aspetto convegnistico. Alcuni di noi stanno pensando a fiere per 365 giorni l’anno, piattaforme digitali per far incontrare domande e offerta che, magari, culminano poi nella tradizionale tre-giorni di manifestazione fisica. Anche noi abbiamo implementato diverse operazioni virtuali in cooperazione con società del settore e, con fierezza, solo con piattaforme italiane.

In conclusione, vuole aggiungere qualcosa?

Mi lasci mandare un messaggio ai colleghi del settore: la crisi ci ha unito molto; dovremmo trarne spunti per lavorare più coesi, uniti, e per sviluppare progetti comuni. Dovremmo fare quadrato intorno al nostro lavoro, alle nostre professionalità e alla voglia di crescere.

Fiere, Covid e Space economy. Parla Piccinetti (Fiera di Roma)

“È come se il 2020 non fosse esistito”. Pietro Piccinetti, amministratore unico di Fiera di Roma e vice presidente dell’associazione degli operatori fieristici, commenta la crisi Covid-19 sul comparto. Intanto, tra pochi giorni parte (via web) l’Expoforum dedicato alla New Space Economy: “Il digitale ci aiuterà anche in futuro”

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