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Caro Babbo Natale, mi sono deciso a scriverti un po’ in ritardo, ma confido nella tua efficienza logistica e nella velocità delle tue renne. D’altronde, come sai, i miei sono desideri che coltivo da molto tempo; non dovrebbero quindi sorprenderti. Magari hai già preparato i pacchetti, pronti per essere recapitati sotto al mio albero.

Prima di tutto, ti chiedo di portar via il Covid, che ci ha accompagnato durante tutto quest’anno. Ma non troppo in fretta, così che non ci dimentichiamo troppo presto dell’emergenza vissuta. E che (forse) ci ha aperto gli occhi sulle inefficienze del sistema-paese, accumulatesi in decenni di confortevole insensibilità di una gran parte della società italiana; ed ha consentito ad una casta (non avevano poi torto Stella e Rizzo) politica di pensare a sé stessa, ai propri interessi di corto respiro, piuttosto che a rendere efficiente il paese.

Portaci il coraggio di cambiare, di modernizzarci, di avere una visione del paese rivolta al futuro e di metterla in pratica. Donaci maggiore consapevolezza, un’informazione corretta e seria, il dono faticoso ma essenziale della capacità critica. Consenti a tutti i piccoli ed i giovani di appassionarsi allo studio, alla lettura, alla cultura; che rimangono ancora oggi l’unica vera opportunità di ascensore sociale in un paese fermo. E di avere insegnanti altrettanto appassionati del loro lavoro, soddisfatti della missione che svolgono come attori della crescita del capitale umano, il più prezioso che abbiamo.

Portaci la gioia di una classe politica che pensa ai cittadini, che si assume le proprie responsabilità, che non rincorre il consenso di breve periodo ma guarda alle generazioni future. E dacci la capacità di scegliere, come nostra guida, coloro che abbandonano ogni tentazione di potere e la rincorsa di obiettivi di breve periodo.

Donaci una classe imprenditoriale che preferisce investire, piuttosto che speculare. E un sindacato che condivida la faticosa responsabilità della trasformazione produttiva del paese.

Caro Babbo Natale, portaci poi una riforma profonda dell’Unione Europea, in grado di farla reagire con maggiore prontezza ed efficacia alle crescenti sfide interne ed a quelle globali, di farla sfuggire ad un’altrimenti inesorabile marginalizzazione della civiltà europea nel mondo di domani. Non in grado solo di avere uno scatto d’orgoglio sotto la pressione di una pandemia globale; ma normalmente capace di agire come un attore unico nella competizione internazionale; che non si incarti in infinte discussioni diplomatiche per raggiungere l’unanimità nelle decisioni. Vicina ai cittadini, non espressione dei singoli governi nazionali di turno che occupano un posto al Consiglio. Con un Parlamento che coraggiosamente si proclami assemblea costituente, riscrivendo il modo in cui stiamo insieme e le competenze di Stati ed Unione. Trasformaci in una genuina democrazia multilivello.

Mi basterebbero queste poche cose per essere contento. In fondo, per te, non dovrebbe essere così difficile. Domani mattina, quando mi sveglierò, correrò sotto l’albero a cercare i tuoi doni. E se non li troverò, non preoccuparti; realizzarli sarà la mia battaglia quotidiana per i prossimi anni a venire. Così come è stato fino ad oggi.

Caro Babbo Natale…

Caro Babbo Natale, mi sono deciso a scriverti un po’ in ritardo, ma confido nella tua efficienza logistica e nella velocità delle tue renne. D’altronde, come sai, i miei sono desideri che coltivo da molto tempo; non dovrebbero quindi sorprenderti. Magari hai già preparato i pacchetti, pronti per essere recapitati sotto al mio albero. Prima di tutto, ti chiedo di…

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