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Migliaia di persone sono scese in piazza in tutta la Russia per chiedere il rilascio del leader dell’opposizione in carcere Alexei Navalny. E almeno quattromila sono gli arresti da parte delle forze dell’ordine russe, hanno denunciato le ong per i diritti umani, mentre la comunità internazionale fa sentire la sua voce, dagli Stati Uniti alla Germania, dall’Italia all’Unione europea.

Navalny è stato arrestato il 17 gennaio al ritorno dalla Germania, dove ha trascorso cinque mesi per ristabilirsi dall’avvelenamento. Il suo staff ha chiesto che a Mosca la protesta di oggi si tenesse in piazza Lubjanka, sede del quartier generale del Servizio di sicurezza, che secondo lo stesso Navalny è il responsabile del suo avvelenamento, ed è per questo che le autorità di Mosca hanno introdotto misure di sicurezza senza precedenti nel centro della città, chiudendo diverse stazioni della metropolitana vicino al Cremlino, deviando il traffico degli autobus e ordinando la chiusura di ristoranti e negozi.

Gli arresti da parte del Cremlino hanno provocato la reazione della comunità internazionale, a partire dagli Stati Uniti, che “condannano l’uso persistente della forza contro manifestanti pacifici e giornalisti da parte delle autorità russe per la seconda settimana consecutiva”, ha scritto in un messaggio pubblicato su Twitter il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. “Rinnoviamo il nostro appello alla Russia affinché rilasci i detenuti per aver esercitato i loro diritti umani, tra cui Aleksey Navalny”, si legge ancora. Anche Julia Navalnayja, la moglie dell’attivista dell’opposizione russa Aleksej Navalnyj, è stata arrestata durante le proteste di oggi a Mosca a sostegno della liberazione del marito.

Mosca non ha gradito l’intervento del segretario di Stato americano e ha accusato gli Usa di essere i promotori delle proteste. In una nota, il ministero degli Esteri russo ha chiesto agli Stati Uniti di porre fine alla “grossolana intrusione” negli affari interni della Federazione. “Chiediamo la fine delle interferenze negli affari interni degli stati sovrani e vi ricordiamo la vostra responsabilità”, si legge nella dichiarazione pubblicata su Facebook. “La grossolana intrusione degli Stati Uniti negli affari interni della Russia è la prova” della “regia” di Washington dietro alle manifestazioni, secondo il governo russo, “così come la diffusione di notizie false e la promozione delle manifestazioni non autorizzate da parte di piattaforme Internet controllate da Washington”. Secondo Mosca, “il sostegno alla violazione della legge da parte del Segretario di Stato Antony Blinken è un’altra conferma del ruolo di Washington” nel promuovere le proteste “da dietro le quinte”.

Non solo gli Usa, però , hanno chiesto di fermare la repressione delle manifestazioni. La ministra della Difesa tedesca, Annegret Kramp-Karrenbauer, ha condannato “la brutale repressione contro manifestanti pacifici e giornalisti” nel corso delle manifestazioni odierne nella Federazione Russa a sostegno della liberazione dell’attivista Aleksei Navalnyj. “La Russia è un membro del Consiglio d’Europa; i diritti fondamentali, la libertà di riunione e il diritto alla libertà di espressione devono valere anche per il popolo russo”, ha sottolineato Kramp-Karrenbauer, su Twitter.

E così anche Piero Fassino, presidente della Commissione Esteri della Camera: “Più di 1.000 persone, compresa Yulia Navalnaya, sono state arrestate oggi durante le manifestazioni in tutta la Russia per chiedere la scarcerazione di Navalny. La comunità internazionale non può ignorare i quasi 5000 arresti politici e i metodi brutali utilizzati dalla polizia”. E il commissario Ue Gentiloni si schiera dalla parte dei manifestanti: “La democrazia scalda il cuore”, ha scritto su Twitter.

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