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In un podcast di Goldman Sachs intitolato What will the Us presidential election mean for the economy? si analizzano le potenziali implicazioni economiche del voto americano del 2024. Alec Phillips, capo economista politico di Goldman Sachs Research, e Joe Wall, direttore dell’Ufficio per gli Affari governativi, hanno discusso delle differenze nelle politiche economiche proposte dai candidati e il loro possibile impatto sulla prima economia mondiale.

Ebbene, Phillips osserva che, “in termini storici, un presidente in carica ha maggiori probabilità di essere rieletto se l’economia non si trova in recessione durante l’anno elettorale. Nell’era post-Seconda guerra mondiale, il presidente eletto ha perso solo in periodi di difficoltà economiche rilevanti, come nel caso di Jimmy Carter nel 1980. Questo dato è rilevante perché, sebbene l’economia statunitense abbia affrontato sfide recenti come l’inflazione e la pressione sui tassi di interesse, al momento non si prevede una recessione imminente. Questo contesto potrebbe quindi favorire il candidato dell’amministrazione uscente, anche se altre variabili geopolitiche e sociali restano rilevanti per gli elettori”.

Quanto all’influenza delle elezioni sul controllo del Congresso, Wall sottolinea che, oltre all’elezione del presidente, “il controllo delle due camere del Congresso sarà determinante per la capacità della futura amministrazione di implementare la propria agenda. In un contesto di polarizzazione politica, avere un Congresso allineato con la presidenza è essenziale per far passare misure significative in materia fiscale, sociale e ambientale. Se, ad esempio, ci fosse una combinazione di presidenza repubblicana e Congresso a maggioranza democratica, o viceversa, potremmo assistere a uno stallo politico, con compromessi limitati e misure di stimolo economico più contenute”.

Ancora, le conseguenze delle diverse politiche economiche proposte dai candidati. Da una parte, secondo i due economisti, “una presidenza democratica probabilmente spingerebbe per aumenti della spesa sociale, con misure come sgravi fiscali per le classi medie, investimenti nella sanità pubblica e incentivi per la transizione energetica. Dall’altra, una presidenza repubblicana potrebbe favorire una riduzione delle tasse per le imprese, minori regolamentazioni e una spesa pubblica più contenuta. Queste differenze avrebbero effetti rilevanti sulla crescita economica, influenzando la fiducia del mercato, i livelli di occupazione e gli investimenti privati”.

Non è finita. Le elezioni potrebbero segnare un cambiamento significativo nelle politiche fiscali statunitensi. “Una presidenza con un orientamento più progressista potrebbe incrementare il deficit federale attraverso una maggiore spesa pubblica per sostenere l’economia, con conseguenze a lungo termine sul debito nazionale. Al contrario, un approccio conservatore potrebbe ridurre la spesa e cercare di tagliare il deficit, anche se a costo di un minore stimolo economico diretto. La gestione delle risorse pubbliche sarà quindi un tema cruciale, poiché le scelte su tasse e spese impatteranno anche il settore privato e la capacità di sostenere investimenti pubblici”.

Di sicuro, i cambiamenti nelle politiche fiscali e regolamentari avranno conseguenze dirette su settori strategici come energia, sanità, tecnologia e finanza. Ad esempio, mettono in chiaro Wall e Phillips “una presidenza democratica potrebbe incentivare il settore delle energie rinnovabili e promuovere politiche di sostenibilità, mentre un’amministrazione repubblicana potrebbe ridurre le restrizioni sul settore petrolifero e minerario. Nel campo della sanità, potrebbero esserci differenze significative, con una probabile estensione del sistema di welfare da parte dei democratici e, invece, una promozione di soluzioni private da parte dei repubblicani. Il settore finanziario potrebbe affrontare una regolamentazione più stringente sotto una presidenza democratica, mentre un approccio conservatore potrebbe allentare le restrizioni. Queste decisioni saranno influenzate anche dal controllo del Congresso, che potrebbe determinare quali settori economici riceveranno maggiore supporto”.

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