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Che la Repubblica Popolare Cinese abbia supportato lo sforzo bellico della Federazione Russa non è certo un mistero. A partire dal febbraio 2022 abbiamo visto Pechino impegnarsi in diverso modo a favore di Mosca, rafforzando i suoi legami economici con Mosca, sostenendola (anche se non direttamente) sul piano diplomatico, di rifornirla con pezzi di ricambio per le sue industrie, di aiutarla ad evadere le sanzioni riguardanti materiale militare imposte dall’Occidente attraverso la triangolazione, e garantendole l’approvvigionamento dei beni cosiddetti “dual-use. Nel suo supporto a Mosca, però, Zhongnanhai non ha mai infranto il “tabù” dell’invio di materiale prettamente militare, considerata come una linea rossa di notevole rilevanza. Eppure, potrebbe non essere così.

Martedì 10 settembre, al termine di una visita al Quartier Generale Nato di Bruxelles, il vicesegretario di Stato americano Kurt Campbell si è rivolto ai giornalisti affermando che Pechino e Mosca stiano compiendo sforzi significativi per “nascondere e proteggere alcuni elementi di questa preoccupante collaborazione”, e che gli ultimi materiali che la Cina ha fornito alla Russia “non sono capacità a doppio uso. In pratica vengono applicati direttamente alla macchina da guerra russa”. Campbell ha anche rimarcato la preoccupazione di Washington per una “serie di ambiti militari” in cui la Russia sembra (in rottura con le tendenze dei decenni precedenti) fornire un maggiore sostegno alla Cina, come le operazioni sottomarine, la progettazione aeronautica e le capacità missilistiche, aggiungendo anche che una crescente collaborazione tra Cina e Russia in termini di rafforzamento delle tecnologie militari potrebbe rappresentare un pericolo per vari attori del teatro Indo-Pacifico come India, Australia, Giappone e Corea del Sud, oltre che per gli Stati Uniti. La cooperazione “non è un’alleanza tattica, è un allineamento fondamentale”, ha detto Campbell.

Anche il Segretario di Stato americano Antony Blinken si è espresso unsando termini tutt’altro che cordiali contro la Cina, durante una conferenza stampa con il suo omologo britannico David Lammy tenutasi lo stesso giorno di quella di Campbell. “Chiunque fornisca assistenza alla Russia, sia che si tratti di assistenza diretta come l’Iran o la Corea del Nord, sia che si tratti di assistenza alla loro base industriale di difesa, come la Cina, sta perpetuando la guerra”, ha dichiarato Blinken. Palese il riferimento alla questione dei missili iraniani emersa poche ore fa.

Secondo quanto riporta il Financial Times, che si è messa in contatto con una persona con una certa familiarità della questione, l’amministrazione Biden sta esaminando “molto attentamente” i segnali che indicano che la Cina ha fornito aiuti letali alla Russia, il che è “molto preoccupante”. Tuttavia, la fonte ha specificato che al momento non ci sono “prove evidenti”.

Sempre il Financial Times riporta il commento di Alexander Gabuev, direttore del Carnegie Russia Eurasia Center di Berlino, secondo cui Mosca è diventata più disposta a collaborare con Pechino sulla tecnologia militare dopo l’annessione della Crimea nel 2014, e che il processo si è accelerato dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina nel 2022: “La Russia si è resa conto che la Cina sta pompando decine di miliardi di dollari nella ricerca e nella produzione nel settore della difesa, ogni anno”. Il che vuol dire che, in un futuro non così tanto remoto, potrebbe essere Mosca a dover rivolgersi a Pechino per cercare sostegno tecnologico di carattere militare.

L’ambasciata cinese presso l’Ue a Bruxelles non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento sulle dichiarazioni di Campbell. Pechino ha già denunciato le accuse di sostenere lo sforzo bellico della Russia come “tendenziose, calunniose e provocatorie”, insistendo sul fatto che ha assunto un “ruolo costruttivo” nella guerra in Ucraina e non ha fornito armi letali a nessuna delle due parti.

Nelle dichiarazioni di Blinken e di Campbell c’è un altro fattore da considerare: la tempistica. Entrambi si sono, non casualmente, espressi poche ore prima del grande dibattito tra Donald Trump e Kamala Harris. Cercando, con le loro esternazioni, di tracciare un perimetro dentro al quale affrontare il tema sul proseguire il sostegno degli aiuti a Kyiv.

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