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Da oggi fino al 22 novembre, Baku, capitale dell’Azerbaigian, ospiterà la 29esima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop 29), un banco di prova cruciale per il futuro dell’accordo di Parigi e la lotta globale contro il cambiamento climatico. L’evento promette grandi opportunità, ma dovrà anche affrontare sfide significative, in particolare il superamento di divergenze politiche tra Paesi ad alto reddito ed economie emergenti. Ma non solo, si prospetta un’agenda calda anche in tema salute. Fra le grandi ambizioni della conferenza, c’è quella di portare in primo piano l’importante correlazione tra cambiamento climatico e salute. Gli impatti del riscaldamento globale non si limitano infatti all’innalzamento delle temperature. L’aumento di eventi meteorologici estremi, l’inquinamento atmosferico e la scarsità di risorse naturali hanno effetti diretti e indiretti sulla salute umana. Questi fenomeni contribuiscono all’aggravarsi di malattie esistenti, come le patologie respiratorie e cardiovascolari, e creano nuove sfide per la sanità pubblica e per le economie. Secondo stime del World economic forum, entro il 2050 il cambiamento climatico potrebbe causare 14,5 milioni di morti e perdite economiche pari a 12,5 trilioni di dollari a livello globale.

INTERCONNESSIONE FRA CLIMA E SALUTE

“La crisi climatica è una crisi sanitaria”, ha affermato Maria Neira, direttrice del dipartimento Ambiente, cambiamenti climatici e salute presso l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in un incontro organizzato dall’Oms e dalla presidenza azerbaigiana di quest’anno, guidata da Mukhtar Babayev, ministro dell’Ambiente e delle risorse naturali. Sono due le priorità secondo la direttrice: da un lato assicurarsi che i partecipanti comprendano appieno l’interconnessione fra clima e salute, dall’altro convincerli che “qualsiasi azione faranno per mitigare il processo di cambiamento climatico avrà enormi benefici sulla salute che non possiamo permetterci di perdere”, ha sancito Neira. “Questo è qualcosa per cui noi del settore sanitario abbiamo lottato per molti anni: far sì che la salute sia al centro della Cop. Vogliamo assicurarci che tutti riconoscano che la salute è l’argomento per un maggiore impegno climatico”, ha concluso la direttrice.

COP29: QUALE SPAZIO PER LA SALUTE?

“Vorremmo che la presidenza della Cop 29 ponga la salute come priorità in modo permanente, rendendola un tema a lungo termine e sostenibile per tutte le future Cop”, ha detto Elmar Mammadov, consigliere speciale e co-leader delle iniziative della Cop 29. Anche quest’anno, confermando la linea intrapresa dalla presidenza emiratina, la conferenza dedicherà una giornata al tema salute, il 18 novembre. La presidenza azerbaigiana prevede di lanciare quattordici iniziative d’azione molte delle quali saranno legate alla salute umana, come la Baku initiative on human development for climate resilience e i Multisectoral actions pathways (Map) for resilient and healthy cities. Un padiglione salute ospiterà incontri tematici a margine delle negoziazioni per tutta la durata dell’evento. È anche attesa da parte della Banca mondiale la presentazione di una nuova valutazione del Costo dell’inazione (Coi), ossia una nuova stima dei danni economici e delle perdite umane che potrebbero derivare dagli impatti climatici sulla salute se il mondo non risponderà alla crisi climatica. I Paesi sono stati spesso considerati attori poco ambiziosi nei loro obiettivi climatici, ci si aspetta quindi un maggiore coinvolgimento degli enti locali che si sono mostrati più disposti ad agire. “Uno dei temi chiave è l’integrazione della salute nella pianificazione urbana”, ha aggiunto Mammadov.

REPORT OMS: INTEGRARE LA SALUTE NELLE NEGOZIAZIONI

Pochi giorni fa l’Oms ha presentato un report su cambiamento climatico e salute, sottolineando l’urgenza di sviluppare una governance che integri la salute nell’elaborazione delle politiche climatiche – e il clima nell’elaborazione delle politiche sanitarie – come elemento essenziale per il progresso. “Questo rapporto mette in luce come la crescente crisi climatica e sanitaria abbia un impatto non solo sulla nostra salute, ma compromette anche le economie, incrementa le disuguaglianze e alimenta l’instabilità politica. Non possiamo permetterci di aspettare”, ha commentato Vanessa Kerry, inviata speciale del direttore generale dell’Oms per il cambiamento climatico e la salute.

COSA ASPETTARSI?

La Cop 29 sarà un banco di prova per la capacità dei leader mondiali di riconoscere e affrontare il nesso tra ambiente e salute. Se, oggi più che mai, l’opinione pubblica è cosciente della necessità di azioni concrete, resta da chiedersi come risponderanno i Paesi alle crescenti pressioni per adottare misure più stringenti al fine di mitigare le conseguenze sanitarie del cambiamento climatico. La capacità di agire verso il raggiungimento di obiettivi concreti influenzerà in modo significativo la fiducia riposta nella Cop come forum internazionale. Negli ultimi anni le Cop sono spesso state oggetto di controversie: a Glasgow, l’iniziativa di un phase-down sul carbone non ha avuto l’ampio consenso necessario; l’incontro di Sharm el-Sheikh era stato eclissato dalla guerra in Ucraina e dal suo impatto sulle forniture di gas con una rinnovata necessità per molti Paesi di inseguire nuove negoziazioni per ampliare il proprio portafoglio di fonti energetiche; a Dubai per la prima volta tutte le parti hanno dichiarato la necessità di una transizione dai combustibili fossili, ma il linguaggio utilizzato è stato considerato poco ambizioso, evitando riferimenti specifici a un phase-out. Per Baku la sfida è grande, le decisioni prese durante la conferenza avranno un impatto non solo sull’efficacia delle negoziazioni passate, ma anche sul ruolo futuro delle Cop nel guidare una risposta globale coordinata e ambiziosa.

Dalla crisi climatica a quella sanitaria. Quale ruolo per la Cop 29 di Baku

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