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C’era una volta il bazooka della Bce. Quel Quantitative easing grazie al quale la Banca centrale europea investiva in titoli di Stato, sostenendo i debiti sovrani messi sotto stress dalla crisi finanziaria prima, dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina poi. Se un Paese diventava meno credibile agli occhi dei mercati, Francoforte interveniva per comprare stock di debito, alimentando la domanda e domando l’emotività degli investitori. In Cina, adesso, sta succedendo più o meno lo stesso. Come raccontato da Formiche.net nei giorni scorsi, il debito del Dragone è sempre più vicino a diventare una gigantesca bolla. I motivi sono noti, ma vale la pena di riassumerli brevemente. Il maxi piano di emissioni varato la scorsa primavera, mille miliardi di yuan, oltre 300 miliardi di dollari, ha innescato una spirale rialzista dei rendimenti.

Nello specifico, le banche hanno fatto incetta di bond, spingendo i rendimenti. Una mossa con cui compensare la gravissima crisi dei consumi, che ha depresso l’economia, impattando anche sui prestiti delle banche (meno si consuma, meno soldi si chiedono agli istituti). Di conseguenza questi ultimi si sono imbottiti di obbligazioni statali. Ma la corsa dei rendimenti, e qui viene il problema, potrebbe fermarsi, anzi per la verità sta già accadendo. Il rischio è enorme, perché qualora il valore dei bond crollasse, si andrebbe a svalutazioni importanti dei portafogli bancari, con inevitabili conseguenze per i bilanci. Un film già visto negli Stati Uniti, con la Silicon Valley Bank, anche se lì tutto partì dalla fiammata dei tassi per mano della Federal Reserve.

Attenzione, non ci sono solo le banche esposte al debito cinese. Anche le compagnie assicurative del Dragone hanno fatto in questi mesi man bassa di bond, fino a portare i loro portafogli obbligazionari a un totale di oltre 1,2 trilioni di yuan (169 miliardi di dollari) nella prima metà dell’anno. Il che mette le assicurazioni sullo stesso piano delle banche, almeno in termini di rischio. Per tutti questi motivi, la Pboc ha deciso di intervenire, con un bazooka tutto cinese, ovvero comprando essa stessa i titoli di Stato, proprio per evitare il rischio di una svalutazione spostando il baricentro del rischio sul se stessa, provando a sgravare le banche.

Solo ad agosto sono stati acquisiti, per esempio, 100 miliardi di yuan, un decimo dell’intero piano di emissioni varato mesi fa. Gli investitori scommettono addirittura che la banca centrale allenterà la politica monetaria per sostenere l’economia. D’altronde la portata e la velocità dell’impennata delle obbligazioni e il conseguente ripiegamento dei rendimenti, ha spinto la Pboc a intervenire per evitare il peggio. “Si tratta più di gestire i rischi per la stabilità finanziaria rispetto all’economia”, ha dichiarato Win Thin, responsabile globale della strategia per i mercati di Brown Brothers Harriman a New York. E secondo Rory Green, capo economista cinese di TS Lombard, intervistato da Bloomberg, “la Pboc sta cercando di rimettere in sesto la crescita economica, ma anche di tenere alti i rendimenti, evitandone il crollo. “Sta combattendo la gravità economica, per così dire”. La domanda è se tutto questo basterà.

Ecco come la Cina si aggrappa al modello Bce per salvare il debito

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