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Non solo Silvia Romano. Il Copasir commenta il rientro della giovane italiana sequestrata per diciotto mesi in Somalia da Al Shabaab con una nota del presidente e deputato della Lega Raffaele Volpi, ricordando le tante altre situazioni di cittadini italiani rapiti che ancora attendono una soluzione.

“Il rientro della cittadina italiana avvenuto nella giornata di domenica ci riconduce alla riflessione generale sul particolare perimetro in cui vengono queste operazioni – dice Volpi – Ritengo che continui solleciti o richieste dello stato dell’arte rispetto a situazioni simili riguardanti i nostri concittadini purtroppo tutt’oggi in analoghe situazioni non possono spesso trovare risposte, in quanto le stesse, potrebbero essere compromessive delle azioni propedeutiche al rilascio di questi nostri concittadini”.

Sono tanti gli italiani di cui si sono perse le tracce. Fra questi, padre Paolo Dall’Oglio, rapito in Siria nel luglio del 2013, e padre Pier Luigi Maccalli, sequestrato e sparito nel settembre del 2018 in Niger. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, a margine dell’arrivo della Romano all’aeroporto di Fiumicino, ha promesso che “l’Italia non lascia indietro nessuno” e riferendosi agli altri dispersi ha detto: “Lavoreremo per riportarli a casa, il lavoro continuerà e andrà avanti nelle prossime ore”.

Dichiarazioni sembrate inopportune al capo del comitato bipartisan. “Penso inoltre sia ultroneo da parte di attori decisionali governativi di evidenziare la volontà di continuare verso attività atte a risolvere positivamente le situazioni di altri cittadini italiani, essendo queste azioni già ritenute prioritarie nel quotidiano da parte delle nostre agenzie di intelligence e di sicurezza”, dice Volpi. Un invito alla sobrietà da parte dei politici, su operazioni che, come nel caso della cooperante tornata dalla Somalia, hanno come protagonista il lavoro discreto (e non sempre sufficientemente apprezzato) dell’intelligence, e in particolare dell’Aise.

Ma la riflessione del leghista si spinge oltre. L’invito è a non mettere in quarantena con l’emergenza anche la politica estera del Paese. “L’emergenza epidemica legata al coronavirus non puoi impedire il continuo aggiornamento e le conseguenti pragmatiche azioni riguardanti la postura italiana nei vari teatri internazionali in particolare quelli più vicini per interesse strategico e geopolitico.
Sono palese esempio la Libia, la situazione del Mediterraneo Orientale e il Corno D’africa”.

Altri Paesi, anche alleati (ad esempio la Francia), chiosa Volpi, non hanno abbassato la guardia e “nonostante vivano la stessa emergenza pandemica, continuo in moto incisivo le loro attività formali ed informali nei più sensibili teatri”.

Mantenendo come bussola “l’ impregiudicato ancoraggio Euro-Atlantico”, dice allora il presidente dell’organo di Palazzo San Macuto, si presenta con urgenza per il governo “la necessità di essere protagonisti in aree geografiche in cui la presenza italiana debba essere considerata rafforzata considerando il valore strategico crescente che avranno i posizionamenti e le alleanze rispetto a valori portanti quali i settori logistici ed energetici”.

Caso Romano, la sobrietà è d'obbligo. La strigliata di Volpi al governo

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