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Dopo aver registrato profitti record negli ultimi tre mesi, il produttore americano di chip Nvidia prevede addirittura un rialzo a circa $30 miliardi per l’ultimo trimestre del 2023, grazie alla forte domanda per i microprocessori IA e che dovrebbe in parte assorbire le perdite dovute all’entrata delle nuove restrizioni all’export previste dal governo degli Stati Uniti.

Sono questi alcuni numeri che l’azienda con sede a Santa Clara, in California, ha svelato in un comunicato stampa nella giornata di martedì. Il chipmaker americano ha registrato una crescita del 206% su base annuale, grazie alla forte domanda di semiconduttori avanzati per il training dei sistemi di intelligenza artificiale, segmento in cui l’azienda è ben posizionata e davanti ad altri colossi come Microsoft, AMD e Intel.

Nvidia, che oggi vanta una capitalizzazione borsistica da capo giro con $1.2 trilioni dollari e azioni scambiate a $449, è diventata la realtà di riferimento per lo sviluppo di chip per l’IA e dunque al centro dell’attenzione degli apparati americani per il suo business e la richiesta dei suoi prodotti dalla Repubblica Popolare Cinese. In seguito alle restrizioni varate dal Dipartimento del Commercio Usa lo scorso 7 ottobre, Nvidia dovrà rinunciare, in ossequio alle clausole previste dal Bureau of Industry and Security (BIS), a commercializzare alcuni suoi chip di punta l’A100, A800, H100, H800, L40, L40S e l’RTX 4090 sul mercato cinese perché ritenuti sensibili per la sicurezza nazionale.

Per tranquillizzare gli investitori sull’esito delle nuove restrizioni statunitensi sulle esportazioni di chip ad alte prestazioni in Cina, il direttore finanziario Colette Kress ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che l’azienda prevede un “calo significativo” delle vendite nella regione in questo trimestre, ma che dovrebbe essere “più che compensato dalla forte crescita in altre regioni”. Non è chiaro a quali mercati si riferisse Kress, ma è possibile che la domanda possa provenire dagli stessi Stati Uniti e in misura minore dall’Europa.

Si tratta comunque di una terapia shock per Nvidia, dal momento che circa un quarto delle entrate nel settore dei data center proviene dalle vendite in Cina: in questo contesto, l’azienda dovrà affrontare la concorrenza di altri player (qualora siano in possesso delle licenze americane o che dimostrino di non utilizzare, direttamente o indirettamente, tecnologia americana) che possono commerciare nel Paese mentre gli Stati Uniti continuano a cercare di soffocare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale di Pechino.

Secondo diverse fonti, in previsione del nuovo round di restrizioni l’azienda si è affrettata a progettare nuovi chip AI conformi ai controlli sulle esportazioni, seppur non vi siano effettive conferme da Santa Clara sullo stato di sviluppo e quando saranno in commercio i nuovi prodotti. Secondo l’ultimo annuncio, il microprocessore H20, concepito in compliance con le restrizioni USA, non verrà realizzato prima della fine del primo trimestre del 2024: un ritardo che potrebbe consentire alle rivali, come Huawei o AMD, di inserirsi nella corsa a sviluppare chip per il mercato cinese.

Nel frattempo, il segmento del suo business focalizzato sui data center – Nvidia è l’azienda principale per i microprocessori Gpu installati nei server di tutto il mondo – ha ottenuto buoni risultati perché i suoi maggiori clienti, Google, Amazon e Microsoft, si stanno affrettando ad aumentare i propri sistemi di intelligenza artificiale, portando 22,1 miliardi di dollari di fatturato nel terzo trimestre, con un aumento del 279% rispetto all’anno scorso. Per dare un dato di riferimento, nel quarto trimestre del 2022 i ricavi per la stessa divisione di vendite erano stati di soli $3.2 miliardi.

L’utile netto di Nvidia è salito a 15,2 miliardi di dollari nel terzo trimestre, con un miglioramento del 49% rispetto al trimestre precedente e un’impennata del 588% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Anche l’utile diluito per azione è aumentato a 4,02 dollari, rispetto ai 2,70 dollari del secondo trimestre e ai 58 centesimi del terzo trimestre dello scorso anno. Dopo che Nvidia ha svelato il suo processore H200, un miglioramento dei suoi chip H100, l’azienda sostiene che il nuovo prodotto darà agli utenti prestazioni e capacità di memoria “rivoluzionarie”.

Per quanto riguarda l’impatto delle vendite in Cina sul fatturato del gigante dei chip, il direttore finanziario ha dichiarato che Nvidia non ha ancora valutato completamente la situazione e che, sebbene i chip conformi alle normative potrebbero uscire presto, “non ci aspettiamo che il loro contributo sia rilevante o significativo”. Ha inoltre aggiunto: “È un processo significativo sia per la progettazione che per lo sviluppo di questi nuovi prodotti. Ci vorrà un po’ di tempo per affrontare questo processo, discutendo con i nostri clienti le loro esigenze e i loro desideri per i nuovi prodotti che abbiamo”.

Tra gli stakeholders che verranno coinvolti attivamente per la commercializzazione dei futuri prodotti, naturalmente il governo degli Stati Uniti per garantire che i nuovi processori siano in linea con le normative sui chip qualora destinati al mercato cinese. Secondo i documenti inoltrati alla US Security and Exchange Commission (SEC) ad agosto, Nvidia dipendeva dalla Cina, nei primi sei mesi del 2023, per il 20% delle sue entrate, con due clienti afferenti ai servizi di cloud service che contavano rispettivamente per il 16 e il 13%. Data center che, sempre nei primi due trimestri dell’anno, hanno contato per circa il 70% delle entrate. “I controlli sull’export” elencava Nvidia tra i rischi per il suo business “potrebbero colpire la nostra supply chain e canali di distribuzione, impattando negativamente la nostra capacità di servire la domanda, inclusi i mercati fuori dalla Cina”. Le nuove restrizioni, infatti, sotto forma di requisiti per ottenere le licenze all’export si applicheranno a qualsiasi circuito integrato sviluppato da Nvidia che performerà una certa capacità di calcolo e le soglie stabilite dal BIS.

Ad ogni modo, secondo l’amministratore delegato di Nvidia, Jensen Huang, questo è un momento di trasformazione per il settore e una serie di aziende tecnologiche sta agendo rapidamente per dare il proprio contributo alla corsa all’intelligenza artificiale. “Penso che siamo all’inizio di una transizione industriale, praticamente generalizzata, verso l’IA generativa e l’elaborazione accelerata”, ha dichiarato Huang, secondo il quale, con le “ondate” di IA generativa che trasformeranno l’economia globale e creeranno nuove opportunità, Nvidia dovrebbe attirare più clienti.

A beneficiare di questa nuova ondata che si abbatterà, positivamente, sulla microelettronica, ci sarà naturalmente l’azienda taiwanese Tsmc, principale partner di Nvidia e “fonderia” per la fabbricazione dei suoi prodotti di punta. L’A100 e l’H100, i due microprocessori (Gpu) per il training IA che rientrano nelle soglie stabilite dal governo americano, sono infatti realizzati da Tsmc con processi produttivi rispettivamente a 7 e 4 nanometri, utilizzando le macchine a litografia ultravioletta (EUV) prodotte da ASML. Esattamente tutto quell’apparato di tecnologia avanzatissima che gli Stati Uniti hanno cercato di sottrarre dalle disponibilità dell’industria dei semiconduttori cinese. Restano, tuttavia, alcuni dubbi sulle tempistiche delle nuove restrizioni come dimostra il caso Applied Materials (concorrente americana di Asml).

Quello che è certo è che Nvidia è una società completamente diversa rispetto ad un anno fa: l’accelerazione dirompente dei sistemi basati sull’IA hanno galvanizzato l’azienda, nonostante la sua esposizione sul mercato cinese, il suo ruolo di key provider di design di chip avanzati e un contesto geopolitico tra Usa e Cina in forte irrigidimento, nonostante le promesse dell’incontro di San Francisco tra i leader delle due nazioni, Joe Biden e Xi Jinping. È evidente che nel settore dei semiconduttori la competizione e le misure ritorsive tra i due paesi continueranno ad essere sostenute a prescindere da qualunque dichiarazione di circostanza.

In questo quadro, Nvidia, risultati trimestrali alla mano, ha provato a rassicurare i suoi investitori e a dimostrare al governo USA che l’allineamento alle questioni di sicurezza nazionale possa non rappresentare un colpo per la continuità del suo business, nonostante le preoccupazioni di quest’estate. L’incognita rimane comunque in quanto tempo e come riuscirà l’azienda a rimpiazzare il mercato cinese per i suoi prodotti di punta e a difendere uno share di mercato dall’aggressività di altri competitor con prodotti, come l’H20, probabilmente sotto-performanti rispetto alle richieste dei suoi clienti come Alibaba e Tencent.

Cosa ci dicono i risultati trimestrali di Nvidia della guerra dei chip

L’azienda di chip con sede a Santa Clara ha svelato i risultati finanziari per il terzo trimestre dell’anno. Volano le entrate, trainate dai semiconduttori avanzati per IA e data center. Una crescita che ha stupito anche gli analisti meno conservativi. La “guerra” tecnologica tra Stati Uniti e Cina non sembra per ora tarpare le ali dell’azienda di Jensen Huang…

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