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Negli ultimi giorni, la regolamentazione dell’intelligenza artificiale in Europa e il dibattito a essa legato hanno subito un’evoluzione significativa. E sul campo si sono delineati due approcci distinti da parte delle Big Tech, configurando una sorta di rottura del fronte compatto che finora aveva contraddistinto i colossi del digitale.

Da un lato, l’AI Pact – a cui hanno aderito aziende come Microsoft, Google e Amazon – un accordo volontario promosso dalla Commissione europea per stabilire linee guida temporanee in attesa dell’entrata in vigore dell’AI Act il 2 agosto 2026. Dall’altro, la lettera aperta firmata da Meta e altre multinazionali (tra cui Spotify, EssilorLuxottica, Exor), che esprime preoccupazioni sulla normativa in fase di definizione. Questi sviluppi mettono in luce le tensioni tra l’innovazione e il quadro normativo che l’Unione Europea sta cercando di costruire, con l’obiettivo di bilanciare protezione dei diritti, progresso tecnologico e sviluppo di sistemi di IA umano-centrici.  In particolare, l’AI Pact, è un’iniziativa volta a supportare le aziende a pianificare in anticipo l’attuazione delle misure della legge sull’IA su impegno volontario e a cui le imprese possono aderire facilmente dalla pagina ufficiale.

Un’altra voce entrata nel dibattito europeo sull’IA qualche settimana fa è stata quella del Rapporto sul futuro della competitività di Mario Draghi, il cui pensiero influenza profondamente il panorama politico europeo. L’ex presidente del Consiglio e governatore della Banca centrale europea riconosce l’importanza di adottare normative che proteggano i diritti fondamentali, ma allo stesso tempo sottolinea la necessità di promuovere l’innovazione e di mantenere l’Europa competitiva nel panorama mondiale. Inoltre, mette in guardia sul rischio di una regolamentazione eccessivamente burocratica che potrebbe soffocare la crescita del settore tecnologico europeo, suggerendo che sia necessario un equilibrio tra il controllo normativo e lo sviluppo economico.

L’iniziativa dell’AI Pact, la lettera aperta di Meta (e altre) e la posizione di Draghi sottolineano le sfide geopolitiche e normative che vanno a incidere sulla regolamentazione dell’IA. Un processo che nel Vecchio continente sta raggiungendo un punto critico. L’Unione europea, con la sua attenzione ai diritti dei cittadini, cerca di evitare rischi futuri dovuti alla divulgazione e all’utilizzo di dati sanitari, sulla sicurezza e sui diritti fondamentali; le grandi aziende tecnologiche (tra cui Meta), invece, chiedono una regolamentazione meno frammentata. Draghi, dal canto suo, invita a mantenere un approccio flessibile e strategico per favorire il progresso tecnologico senza compromettere la sovranità digitale europea.

Senz’altro, per gli addetti ai lavori, una delle sfide che si prospettano all’orizzonte, sarà proprio quella di far accettare alle aziende, non solo alle Big Tech, la “burocrazia” che il regolamento europeo sull’IA potrebbe comportare. Il regolamento introduce nuove regole per tutti gli operatori del settore, sia fornitori sia utilizzatori, i quali dovranno adeguarsi a nuovi modelli di conformità e a un quadro normativo in continua evoluzione. Sarà fondamentale adottare politiche di governance e programmi di alfabetizzazione digitale per garantire un utilizzo sicuro e responsabile delle tecnologie IA. Si tratta quindi di bilanciare da un lato principi che non sono trattabili (il regolamento vieta alcuni sistemi di AI) e le necessità del libero mercato (che porta nuove opportunità).

Ad avvalorare la tesi che l’Europa sia decisa a giocare un ruolo da leader nella regolamentazione delle nuove tecnologie è il recente accordo sul commercio digitale tra Unione europea e Singapore. L’obiettivo sarà quello di permettere a entrambe le parti di sviluppare strategie per affrontare in modo comune sfide come la privacy dei dati, la sicurezza informatica e il tema dell’AI.

È per questo che sarà cruciale osservare come si evolverà il dialogo tra i legislatori europei, i leader politici e le aziende tecnologiche, poiché tale dialogo definirà non solo il futuro dell’IA in Europa, ma anche il ruolo del continente nel campo della diplomazia digitale e nella definizione di una nuova geopolitica.

Patto sull’IA o no? La sfida europea spiegata dall’avv. Bassa

Di Francesca Bassa

L’AI Pact e la lettera aperta di Meta mettono in luce le diverse strategie rispetto alla normativa sull’intelligenza artificiale in Ue. Mentre alcuni colossi del digitale sostengono un approccio volontario, altri temono l’impatto di regole troppo rigide. In questo contesto, Draghi avverte sui rischi di una regolamentazione eccessiva. Il futuro dipenderà dal dialogo tra aziende, politici e regolatori, con un occhio anche agli sviluppi geopolitici globali

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